Negli ultimi frammenti di vacanza estiva ho scoperto casualmente che Sarah Cogni
ama scrivere, passione comune a molti, ma tra i buoni intenti e il risultato
finale può esserci a volte un grande gap. In quel veloce scambio di battute
trovavo giustificazione al fatto che è facile dare sfogo a passioni giovanili -
magari latenti per lustri - quando si raggiunge una certa maturità e cadono le inibizioni
e i pudori, anzi, si trova piacere nel mettersi a nudo. Sarah non è in questa
situazione essendo molto giovane, ma rientra comunque nella categoria di
persone, neanche troppo rara, che trova il tempo per seminare e coltivare
terreni alternativi a quelli quotidiani, istituzionali, obbligatori, e lo fa
con grande perizia e talento, e credo che nessun lettore occasionale potrebbe
avvicinarsi a ‘Il coraggio di Angela’ e, a fine lettura, immaginare che ha
appena terminato di leggere un’opera prima, scritta nei ritagli di tempo, da una
donna che nella vita fa tutt’altro che scrivere per vivere: il libro è scritto meravigliosamente bene,
la narrazione è coinvolgente, gli argomenti estremamente seri e, cosa molto
importante, arrivati alla fine si vorrebbero avere a disposizione molte altre
pagine. Ed è proprio ricordando le ultime righe che mi riallaccio al mio felice
status di uomo che si commuove e non disdegna di sottolinearlo: qualche
lacrimuccia è scappata anche a me.
Il romanzo di Sarah Cogni è ambientato in un mondo che sembrerebbe far parte del suo DNA, ma che lei stessa confessa
di conoscere da poco tempo, ma da cui è stata stregata, quella provincia
cuneese che si focalizza nelle montagne frabosane, cariche di fascino e di
significativi attimi di vita.
Verrebbe da pensare che il secolo di storia sviscerato nel libro sia il
frutto di racconti tramandati da padre in figlio, sino ai giorni nostri, ma è
questo un caso particolare in cui l’innamoramento per una località di villeggiatura
spinge a sviscerarne gli accadimenti antichi, attraverso il confronto con
occasionali uomini del luogo e con largo
uso dell’immaginazione che unisce la realtà a momenti di vita che appartengono
a tutti, qualunque sia la regione in cui si vive.
Questo continuo link tra passato e presente non abbandona mai nel corso della
lettura, e porta alla comprensione di importanti scelte di vita che sono oggi all’ordine
del giorno, che comportano esodi un
tempo impensabili, che spingono ad abbandonare la città toccando la periferia, alla ricerca di una
dimensione che prevede al primo posto la qualità della vita, che inducono ad
una vita più riservata senza che ci sia qualche guerra che condiziona le
scelte.
Ed è proprio la guerra che modificherà le vite di Angela, Maddalena, Dora,
Emma, e tutti i personaggi creati dall’autrice.
Mi sono trovato, in questi giorni, di fronte alla tomba di famiglia di mia
moglie, e assieme abbiamo cercato la prima e l’ultima data, osservando come tra
le due lo spazio temporale fosse di 150 anni. Davanti a noi un’altra storia, un
altro potenziale romanzo, come milioni di altri se ne potrebbero scrivere, perché
in due metri quadrati di tomba sono comprese tutte le vicissitudini che Sarah
Cogni racconta, ma la triste osservazione è che i drammi che trasformano le
esistenze di Lena e Lorenzo sono un elemento comune ad ogni famiglia, anche
quando ufficialmente non si è all’interno di un conflitto armato. La guerra
narrata nel book è lo strumento che amplifica a dismisura le situazioni
precarie che falcidiano i gruppi familiari ed è questa una insana continuità a
cui purtroppo ci siamo abituati.
Nell’intervista a seguire emerge come un obiettivo della scrittrice fosse
quello di analizzare la condizione femminile nel corso dei due grandi conflitti
mondiali, e le donne di Sarah sono esempi di forza, di bontà, di onestà, di
senso del dovere e della famiglia, di semplicità, di generosità. Da Angela a
Maddalena - madre e figlia - sino a
Dora, assi portanti dell’evoluzione nel tempo, passando per figure di minore
apparizione ma significative, come Caterina, si percorrono i decenni, che da
felici diventano invivibili, sino al raggiungimento di un certa serenità che
lascia intravedere un futuro meno nero. E cento anni fa, come accade tutt’oggi,
sono loro, le donne, il perno attorno il quale tutto ruota, una sorta di fulcro
che permette il raggiungimento degli equilibri, soprattutto nei momenti di
sventura.
Ma attraverso la descrizione e la caratterizzazione delle figure femminili,
Sarah riesce a mettere in risalto l’universo umano in toto, fornendo dignità
estrema all’uomo di casa, al combattente, ad un particolare avversario, allo
stolto che si ravvede e trova la forza di compiere un gesto nobile, seppur l’ultimo
della sua vita.
Frabosa, Mondovì, Cuneo, Villanova, Genova, Savona, New York… tanta la
strada percorsa da Sarah Cogni, tanti gli incastri e i colpi di scena, tra partigiani, aguzzini e
infaticabili contadini; tanta la rabbia e la commozione provocata dalla
lettura, con la scoperta, pagina dopo pagina, di una completa immedesimazione e di una totale identità con il susseguirsi delle vicende, riuscendo a vedere,
attraverso Giusi, la maestra del 2012, una montagna attuale piena di neve e di
raschera, così come appare a chi bazzica oggigiorno quei luoghi per ritrovare
se stesso.
Una grande sorpresa ‘Il coraggio di Angela’, una grande
sorpresa Sarah Cogni, che ora non
potrà lasciarci per molto senza un secondo atto.
L’INTERVISTA
Come ti sei avvicinata al tuo primo
romanzo… come nasce la tua passione per la scrittura?
La mia passione per la
scrittura nasce parecchi anni fa quando, ragazzina delle superiori, mi
dilettavo a scrivere piccole storie o romanzetti stile “Teenager”, che, riletti
ora, mi fanno sorridere... Ho sempre desiderato scrivere un romanzo
“importante” che raccontasse della vita delle donne durante i due Conflitti
Mondiali ed ho cominciato a documentarmi, interessandomi soprattutto alla
condizione della comunità contadina piemontese... da lì il passo a creare uno e
poi molti altri personaggi che potessero dar voce a ciò che avevo da raccontare
è stato breve...
Quanto c’è di personale nelle storie
che hai raccontato… sono il frutto della ricerca nell’ambito della tua sfera
familiare o i personaggi sono stati ‘elaborati’ dalla tua fantasia?
Di personale... nulla. Ogni
personaggio ed ogni storia sono stati frutto della mia fantasia. Certamente,
certe situazioni sono state ispirate a fatti accaduti realmente ma ogni
protagonista con la sua storia è semplicemente nato dalla mia immaginazione.
E’ palese il tuo amore per particolari zone
montane del Piemonte. Sono radici antiche quelle che ti legano a Frabosa e
dintorni?
Non ci crederai, ma non ho
alcun legame antico con Frabosa se non quello che definirei un “colpo di
fulmine” scoccato quando, da fidanzati, mio marito mi ci ha portato d'estate.
Ho amato subito Frabosa, in ogni stagione, in particolare in quei periodi di pace
in cui puoi camminare per un sentiero e stare ore dalla finestra senza sentire
altro che un trattore lontano, un taglia erba al lavoro od un contadino intento
a spaccar legna... A volte solo un fruscio di foglie e nient'altro. Ho subito
desiderato saperne di più ed ho letto tutto ciò che fosse disponibile per
scoprirne la storia, le vicende passate. E, a parer mio, Frabosa parla ancora
della sua storia, dei suoi eroi, di un passato lontano che, solo passando
accanto ad una vecchia borgata diroccata, solo incontrando un anziano contadino
piegato a falciar l'erba, cotto dal sole od un malgaro che incurante del tempo
che scorre si inerpica su per i pascoli, è improvvisamente lì vicino a noi. Per
me, è così.
Quanto tempo è passato dal parto dell’idea
alla pubblicazione del libro?
Ho cominciato a scrivere il
libro (compresa una seconda parte che sto parzialmente “ristrutturando”)
nell'estate del 2009 e mi sono decisa a pubblicare I passi sul sentiero a
giugno di quest'anno. E' nato come un mio bisogno di raccontare certi fatti ma,
strada facendo, mi sono affezionata ad ogni mio personaggio, trovandomi a
pensarci anche nei momenti più improbabili e ad appuntarmi mentalmente l'idea
per una nuova storia... E via via è diventato sempre più corposo finché, sostenuta
soprattutto da mio marito, ho deciso di pubblicarlo... Direi che le opinioni
ricevute hanno di gran lunga superato le mie più rosee aspettative e già sono
stata ripagata del mio lavoro...
Come sei riuscita a coniugare la tua
impegnativa vita familiare con quello che, almeno al momento, si può
considerare un hobby?
Nei pomeriggi estivi in cui i
bambini, ancora piccoli, riposavano; e nei pomeriggi invernali quando si
rientrava a casa; o, ancora, nei ritagli di tempo che riuscivo a trovare...
“Mamma stai scrivendo il libro?” A volte mi chiedevano. E alla mia risposta
affermativa aspettavano pazienti perché, alla fine, avrei recuperato un po' del
tempo rubato loro. E grazie a mio marito che non mi ha mai rimproverato di
perder del tempo ma mi ha sempre incoraggiato a portare a termine un mio
progetto. Ma devo dire che quando abbiamo pubblicato ed ordinato la stampa, a
notte inoltrata,della mia prima copia beh, tutti in casa hanno tirato un bel
sospiro di sollievo: era finita!
Hai mai pensato che potresti dedicarti a
tempo pieno alla scrittura?
Non chiederei di meglio ma so
che potrà essere solo un meraviglioso hobby. A cui dedico molte energie, certo,
ed a cui penso spesso per cercare nuove idee, nuovi personaggi di cui
raccontare... ma solo un passatempo tra il mio lavoro di insegnante di Scuola
dell'Infanzia e la mia famiglia.
La fine del romanzo lascia un vuoto che, come
accade alla maestra di Mondagnola, si vorrebbe riempire. Ci sarà un seguito a ‘Il coraggio di Angela"?
Come ho già detto, sì, ci sarà
un seguito che sto rielaborando e che spero di poter concludere al più presto.