Mentre girovagavo in rete, alla ricerca di un testo inglese da musicare, sono incappato in questo scrittore, per me sconosciuto.
La poesia è la seguente.
Il suo
primo romanzo, pubblicato nel 1930 "Not Without Laughter" gli valse
la medaglia d'oro Harmon per la letteratura. Hughes, che dichiarava di essere
stato fortemente influenzato da Paul Lawrence Dunbar, Carl Sandburg e Walt
Whitman, è conosciuto principalmente per i suoi ritratti penetranti e vivaci
della vita dei neri in America, dagli anni '20 agli anni '60. Scrisse romanzi,
racconti brevi e lavori teatrali, oltre alla poesia.
Langston
Hughes voleva raccontare le storie del suo popolo in un modo che riflettesse la
loro cultura autentica, sia la sofferenza che il loro amore per la musica, il
loro saper e voler ridere nelle avversità ed anche il loro linguaggio.
Le sue
opere pubblicate fino al 1967 comprendono nove libri di poesie, otto racconti
brevi, due romanzi, sette libri per bambini, un discreto numero di opere
teatrali, saggi e traduzioni ed una autobiografia in due volumi. Nel 1961 Hughes fu invitato a far parte del National
Institute of Arts and Letters.
Hughes,
come molti artisti neri dell'epoca, si sentì attratto dalle promesse del
socialismo, come alternativa ad una America segregata. Andò in Unione Sovietica
per partecipare alla produzione di un film che non fu mai girato e viaggiò in
lungo e largo nell'Asia centrale ed in aree dell'Unione Sovietica che erano
solitamente interdette agli occidentali. Le poesie di Hughes venivano spesso
pubblicate sul giornale del PCUS e fu coinvolto in iniziative promosse da
organizzazioni comuniste, come la lotta per liberare gli Scottsboro Boys e
sostenere la Repubblica spagnola. Sebbene vicino ad alcune organizzazioni
socialiste negli USA, come i John Reed Clubs e la Lega per la lotta per i
Diritti dei Neri, fu più un simpatizzante che un partecipante attivo.
Langston Hughes morì per le
complicazioni di un tumore alla prostata il 22 maggio 1967.
"Bisogna trovare il proprio sogno perché la strada diventi facile. Ma non esiste un sogno perpetuo. Ogni sogno cede il posto ad un sogno nuovo. E non bisogna volerne trattenere alcuno" (Herman Hesse)