Quella che sto per raccontare è una storia vera, condita da elementi fantasiosi. Anche i nomi sono presi in prestito, perché il privato va rispettato.
Una sintesi di vita estrapolata da una chiacchierata
di un paio di ore, con la perdita di molti dettagli, perché cammin facendo ho
lasciato qualcosa sul campo, non per difetto di attenzione, ma l’immagine che stava prendendo forma davanti ai miei occhi aveva bisogno di una chiusura rapida, per il
dolore che mi stava provocando e per la voglia immediata di mettere tutto su
carta, affrettando la chiusura dell’incontro.
Un storia di amore, di estrema felicità, di
completezza; una vita fatta di viaggi, di tanta musica; un percorso terminato
maledettamente presto, quando il bello, forse, doveva ancora incominciare.
Fiorella e Bob, Bob e Fiorella.
Due attività diverse, incontri successivi con esiti
differenti, da amici ad amanti, da cari conoscenti a coniugi.
Una voglia di fuggire, ogni volta possibile, verso
altri mondi, con il ritorno alle origini dettato dalle esigenze quotidiane.
Europa, Sud America… nessuna differenza, ma l’avventura resta il sale di quelle
vite.
Fiorella è una hippie moderna, un termine che
contraddistingue un modo di vivere alternativo. E poi Jim Morrison è nel DNA.
Bob mi dice: “Sai cosa mi ha sempre colpito di lei?
Ogni mattina si alzava col sorriso sulle labbra…”.
La musica è il pane quotidiano, tra Doors, Eagles e
Dylan.
Niente come una canzone ha il potere di riportarci al
passato, agli odori, ai gusti di un particolare momento: Bob e Fiorella, Hotel California, Knockin' on Heaven's Door, e chissà quanti altri
episodi.
Tutto perfetto, un mondo in corto circuito tra due
anime, senza la necessità di pensare alla continuazione, al proprio
prolungamento, alla catena procreativa.
Tutto liscio come l’olio, o comunque superabile.
E’ lunedì, un lunedì qualsiasi, e l’esito dell’esame
istologico non lascia dubbi… pochi, pochissimi giorni di vita, la vita di
Fiorella.
Due letti di ospedale vicini, per il rush finale, che
solo uno porterà a termine, anche se non è una gara quella che stanno affrontando fianco a fianco.
Giorni in cui la mente vola, senza pensare al triste
futuro, ma alla ricerca dell’ultimo godimento, della perfezione, della
compenetrazione delle menti, della più alta forma di corrispondenza di amorosi
sensi.
Nessun rimorso, nessun rimpianto, inutile perdere
tempo quando il gong sta per suonare, e poi, cosa ci si potrebbe rimproverare?
Sono ore in cui torna alla mente una vita intera,
senza avere il coraggio di pensare al dopo, al sentiero nascosto dietro
l’angolo, a come affrontare il futuro. Ma interessa davvero ciò che verrà? C’è
una logica in tutto questo?
Racconto a Bob di qualche mia certezza: Fiorella è lì
in attesa, per compiere assieme a lui un viaggio infinito, senza alcun limite
spaziale e temporale. Non è retorica, ma è quello che immagino, che spero, che
ho già descritto su qualche pezzo di carta.
Non credo servano molto, a Bob, le mie rassicurazioni
irrazionali, senza alcuna prova di supporto, ma proietto tutto su me stesso…
nessuno è immune da certe sofferenze terrene.
Fiorella se ne va, è domenica, sono passati solo sei
giorni dalla sentenza di morte.
Resta un pugno di cenere, polvere che non può restare
intrappolata in un’urna, non in una casa, non in un luogo pensato da altri.
Ovvia la soluzione nella testa di Bob.
Tra Milano e Parigi il percorso è breve.
Ancora un viaggio per Fiorella, l’ultimo prima del
vero volo, assolutamente libero.
Cimitero di Père Lachaise, tomba di Jim Morrison,
quale posto migliore per allontanare la sofferenza!