In rete è possibile reperire facilmente la sua biografia e il
frutto del suo impegno, nonché le scelte di vita che hanno portato lei e la sua
famiglia ad una vita defilata in quel di Frabosa Soprana, alla ricerca di una
qualità esistenziale che si trova più facilmente in un ambiente bucolico, che
credo sia poi fonte di ispirazione e concentrazione, tessere necessarie all’interno
del puzzle creativo.
Nel mese di maggio è uscito “Anna Lobont”, Morellini Editore, un libro che ho divorato e il motivo, credo, scaturirà nelle prossime righe.
La lettura suscita diversi sentimenti, tocca il cuore della
persona sensibile e riesce a coinvolgere, ad eliminare il distacco tra finzione
e realtà, permettendo al lettore di diventare parte del contenitore creato dall’autrice.
Immagino che Cogni non tratti fatti di cui è stata testimone
più o meno diretta, ma storie simili, con miglior o peggior epilogo, dominano
il mondo, quello attuale e quello più antico.
Al centro del romanzo troviamo Anna, una bambina che i casi
della vita portano lontano dal suo focolare - una madre che viene a mancare e
un padre che decide di affrontare il futuro affidando le sue due figlie - e per
questo in continuo equilibrio tra la comunità e famiglie atte alla custodia,
spesso inadeguate. L’iter narrativo parte dai cinque anni di Anna - due della
sorella Diana - e si conclude con i sedici anni della protagonista, momento in
cui si apre una luminosa finestra in cui può entrare la luce della speranza,
con la possibilità che la vita possa proporre, da quel momento in poi, un
percorso sereno.
Situazioni drammatiche succedute da momenti di apparente
calma, incomprensioni e delusioni per una bambina che affronta il momento
della crescita in assenza dell’affetto richiesto, necessario soprattutto in
quella fase di vita.
Nasce così la figura di Anna, scontrosa al punto giusto,
diffidente, scostante, ribelle, spesso muta, in un caleidoscopio di disagio e resilienza
in attesa, tra l’altro, del momento tradizionalmente più complicato, quello
dell’adolescenza.
La musica, soprattutto quella dei Queen, diventa compagna di
viaggio in un’era riconducibile agli anni Ottanta, tra “Happy Days” e “Portobello”,
quando la lira era ancora di moda.
Ma qualcosa accadrà, fatti inaspettati, quasi da “noire”, mentre Anna, e di conseguenza Diana, impareranno una lezione che, con cautela, proveranno a mettere in atto, quel concetto di “dare una seconda chance” difficile da far digerire quando si è agli esordi del percorso di vita, ma avere la possibilità di ricostituire una famiglia, forse, vale qualche azzardo, un rischio da correre mentre ci si accorge che sentimenti come amicizia, amore e rispetto, possono guarire anche chi alberga nella propria mente i pensieri più oscuri.
Come accennato, ho letto con frenesia le vicende di Anna
Lobont e di chi la circonda, apprezzando totalmente la scrittura scorrevole di
Sarah Cogni, pronta a cogliere particolari che arricchiscono un racconto che
potrebbe costituire la trama di un film.
Consigliatissimo!
Mi disse un giorno Sarah, quando uscì il suo primo libro: “La mia passione per la scrittura nasce parecchi anni fa quando, ragazzina delle superiori, mi dilettavo a scrivere piccole storie o romanzetti stile “Teenager”, che, riletti ora, mi fanno sorridere...”.
Beh, di strada ne è stata fatta!
Sarah Cogni è nata a Genova, dal 2018 vive con la famiglia a
Frabosa Soprana. Insegnante di Scuola dell’Infanzia dal 1996, nel 2012 pubblica
il suo primo romanzo storico, Il coraggio di Angela, cui nel 2013 fa
seguito il secondo e ultimo capitolo di questa saga familiare, Il sentiero
di Emma. Nel 2014 viene pubblicata la raccolta di racconti Magie di un
Natale passato. È poi la volta del romanzo storico La signora dei
gabbiani, nel 2016, e de La finestra sul ciliegio, nel 2018; nel
2020 viene pubblicato il breve romanzo storico Quando saremo liberi
(Amazon kdp) e nel 2021 La bottega delle buone cose (Araba Fenice
Edizioni).
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