West Virginia

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Buckhannon, West Virginia dicembre 1996

martedì 4 novembre 2025

Oggi è il compleanno di Art Garfunkel! 84 candeline per la voce d'oro dei Simon & Garfunkel

 


Oggi, 5 novembre, compie 84 anni Art Garfunkel.

Quando pensi agli anni '60 e al folk-rock, non puoi non pensare a lui e al suo amico di una vita, Paul Simon. Insieme formavano i leggendari Simon & Garfunkel. Paul Simon scriveva canzoni incredibili, ma la magia vera veniva fuori quando Art apriva bocca.

Art Garfunkel ha una voce... beh, è difficile da descrivere. È così pura, alta e cristallina che ti sembra di sentire un angelo che canta. È la sua voce che senti su capolavori che tutti conosciamo, come The Sound of Silence (il silenzio non è mai stato così bello!), Mrs. Robinson e, ovviamente, Bridge Over Troubled Water, dove la sua performance vocale è semplicemente da brividi.

Nonostante il duo abbia avuto le sue belle liti e si sia separato più volte, l'impronta che hanno lasciato nella musica è eterna. Dopo la rottura, Garfunkel ha fatto anche cose da solista ed è persino finito al cinema, dimostrando che sapeva fare anche l'attore.

Insomma, oggi alziamo un bicchiere (o mettiamo su un vinile) in onore di Art Garfunkel: l'uomo che, con la sua voce, ha trasformato la musica popolare in poesia.





lunedì 3 novembre 2025

4 Novembre: ricordando il cantore della lirica rock, Vittorio De Scalzi

 

Il 4 novembre, data incisa nel calendario italiano per l'Armistizio e la Giornata dell'Unità Nazionale, ha un significato in più per la musica, in quanto si ricorda la nascita di Vittorio De Scalzi (Genova, 4 novembre 1949 – 24 luglio 2022), un uomo che ha incrociato la sua vita con la Storia, nascendo in un giorno solenne e destinando la sua arte a unire mondi apparentemente distanti: il rigore della musica classica e la libertà selvaggia del rock.

Vittorio De Scalzi non è più con noi fisicamente, ma l'eco delle sue melodie risuona oggi più potente che mai, quasi a voler marcare il tempo, come un inconfondibile rintocco genovese.

Nel 1971, il progetto del Concerto Grosso per i New Trolls segnò una svolta: un audace esperimento di fusione tra barocco e rock, ideato dal compositore Luis Bacalov e sostenuto dal produttore Sergio Bardotti. Fu nei New Trolls che questa visione trovò la sua voce, e in Vittorio De Scalzi uno dei suoi interpreti più ispirati. Polistrumentista sensibile e curioso, seppe accogliere la sfida: far dialogare il flauto con il fuzz, la fuga con l’improvvisazione, l’orchestra con la band. Non fu solo esecuzione, ma adesione profonda a un’idea di musica che potesse essere colta e popolare, rigorosa e libera. Il Concerto Grosso fu il frutto di questa alchimia, dove nessuno fu artefice unico, ma tutti furono necessari.

Nato nella città dei cantautori e dei poeti maledetti, il suo percorso fu segnato fin dall'inizio da legami sacri. L'album d'esordio, Senza orario senza bandiera, vide la penna di Riccardo Mannerini e il filtro di Fabrizio De André, una triade che scolpì nel rock versi di protesta e di malinconia ligure. Vittorio era il musicista che dava ali a queste parole, che trasformava la poesia in una nota lunga e vibrante.

Ascoltare oggi la sua voce, roca eppure avvolgente in brani come Quella carezza della sera, è come sfogliare un diario sentimentale che appartiene a tutti. È la carezza che cerca e la ricerca che non si arrende mai.

Vittorio ha sempre guardato oltre. In un mondo musicale spesso effimero, lui cercava l'essenza, il profumo della sua terra (celebrato in dialetto genovese nell'album Mandilli), l'eternità dei grandi maestri. E quando, nel luglio del 2022, la sua famiglia ha annunciato il suo addio, l'ha fatto con parole degne di un finale sinfonico: "Ha raggiunto la sua Aldebaran".

Aldebaran, la stella rossa più luminosa del Toro, dà il titolo al settimo album in studio dei New Trolls, ed è diventata, nella narrazione della sua vita, la meta finale del suo viaggio interiore.

Brindiamo alla sua memoria non con silenziosa reverenza, ma con il volume alto, perché l'opera di Vittorio De Scalzi è un invito a credere nella bellezza che nasce dall'unione degli opposti.






"Sospese nel tempo", di Fulvia Diotti



Recensione di un viaggio poetico tra memoria, emozione e resistenza al tempo


C’è una domanda che attraversa silenziosamente ogni pagina di Sospese nel tempo, la nuova raccolta poetica di Fulvia Diotti: che speranza di vita ha un’emozione? La risposta non è mai diretta, ma si svela nei versi, nei silenzi, nei ritorni della memoria che l’autrice intreccia con delicatezza e determinazione.

Diviso in tre sezioni — Passioni nel tempo dissolte, Il tempo non esiste, Senza fine — il libro si muove lungo un asse temporale che non è mai lineare. Il tempo, infatti, è il grande antagonista e al tempo stesso il complice di queste poesie: viene sfidato, negato, evocato, ma mai subito. Fulvia Diotti lo attraversa con la forza della parola, restituendogli forma attraverso immagini che oscillano tra il quotidiano e il mitico, tra l’intimo e l’universale.

I testi sono densi di riferimenti culturali e letterari — da Dante a García Lorca, da Woodstock al mito greco — ma non cedono mai alla citazione fine a sé stessa. Ogni richiamo è funzionale a un’emozione, a un nodo da sciogliere, a un ricordo da salvare. Così Beatrice e Dante nel XXI secolo diventa una riflessione sull’amore oltre il tempo e lo spazio, mentre Granada 1979 è un omaggio vibrante alla poesia e alla passione andalusa.

La scrittura di Diotti è visiva, sensoriale, spesso sinestetica. Le parole si fanno materia, odore, suono. In Si vedeva il mare… il paesaggio diventa rifugio e metafora di libertà, mentre in Le parole del vento il linguaggio stesso si trasforma in foglia, respiro, sogno. Non mancano momenti di disincanto, come in Amore stanco o Atque autumno carpere tempus, dove l’amore si confronta con la decadenza e la perdita, ma sempre con uno sguardo che cerca la bellezza anche nella fragilità.

Il titolo della raccolta è emblematico: queste poesie sono davvero “sospese nel tempo”, ma non inerti. Sono sospese come lo è una nota musicale che vibra ancora nell’aria, come un ricordo che non vuole svanire, come un’emozione che resiste all’oblio. E proprio questa resistenza — dolce, ostinata, poetica — è il cuore pulsante del libro.

Fulvia Diotti nasce in una piccola città della provincia di Savona, da genitori originari delle Langhe astigiane. Vive e lavora in Liguria, dove ha costruito un percorso professionale e umano ricco e sfaccettato. Laureata in Filosofia a Genova e in Psicologia a Roma, ha operato sia nel campo formativo che clinico, ma è nella scrittura che ha trovato il suo rifugio creativo. Dopo anni di attività poetica, ha pubblicato in raccolte collettive e tre volumi personali: Microcosmo del Macrocosmo, Incipit – parole miti emozioni, Erotica – la finestra sui ricordi. Sospese nel tempo è il suo lavoro più maturo e articolato, dove la parola si fa ponte tra vissuto e visione.

Un’opera che invita a rallentare, a sostare, a sentire. Un invito prezioso, oggi più che mai.






domenica 2 novembre 2025

Ai Watanabe incanta Savona: un ritorno a Stella Maris tra virtuosismo e poesia

 


Ai Watanabe incanta Savona: un ritorno a Stella Maris tra virtuosismo e poesia

 

Giovedì 30 ottobre 2025, alle ore 17.30, la Sala Stella Maris di Savona ha accolto nuovamente la pianista giapponese Ai Watanabe, protagonista di un recital che ha saputo fondere raffinatezza tecnica e profondo trasporto emotivo. Il pubblico, foltissimo nonostante il tempo impervio, ha riempito la sala con un silenzio carico di attesa e rispetto, contribuendo a un’atmosfera aulica che ha reso l’evento memorabile.

Il concerto, della durata di circa 60 minuti, ha previsto una breve interruzione tra la prima e la seconda parte e si è concluso con un piccolo bis. La scaletta ha offerto un viaggio musicale tra impressionismo, romanticismo, modernismo e jazz, con il seguente ordine:

1.   Maurice Ravel (1875–1937) – Miroirs

o   I. Noctuelles

o   II. Oiseaux tristes

o   III. Une barque sur l’océan

o   IV. Alborada del gracioso

o   V. La vallée des Cloches

2.   Sergej Prokofiev (1891–1953) – da Romeo e Giulietta Op.75

o   “Mercuzio”

3.   Federico Mompou (1893–1987) – da Canción y Danza n.6

4.   Isaac Albéniz (1860–1909) – Tango

5.   Sergej Prokofiev – da Romeo e Giulietta Op.75

o   “Montecchi e Capuleti”

6.   Alberto Ginastera (1916–1983) – da Danzas Argentinas Op.2

o   “Danza de la moza donosa”

7.   George Gershwin (1898–1937) – da Song Book

o   “The Man I Love”

8.   Earl Wild (1915–2010) – Studio n.6 su “I Got Rhythm” di Gershwin

9.   Alberto Ginastera – da Danzas Argentinas Op.2

o   “Danza del gaucho matrero” 


L’interpretazione Ai Watanabe ha incantato con una padronanza tecnica cristallina e una sensibilità interpretativa fuori dal comune. Il suo tocco ha saputo restituire le sfumature più intime di Ravel, la teatralità di Prokofiev, la malinconia di Mompou e l’energia ritmica di Ginastera. Il passaggio da Gershwin a Wild ha mostrato la sua versatilità nel jazz, mentre il bis finale - ancora “The man I love” - ha suggellato un’esibizione intensa e generosa.

Già protagonista in passato alla Stella Maris, Watanabe ha confermato il suo legame con Savona, accolta da un pubblico caloroso e attento. Il suo ritorno ha avuto il sapore di un abbraccio musicale, in cui ogni nota ha parlato direttamente al cuore degli ascoltatori.

In conclusione, un concerto che ha unito eleganza e passione, lasciando il pubblico rapito e riconoscente. Ai Watanabe ha dimostrato ancora una volta di essere una pianista capace di trasformare la sala in un luogo sospeso, dove la musica diventa esperienza viva e condivisa.


NOTE BIOGRAFICHE 

Ai Watanabe è una pianista giapponese con formazione internazionale. Ha studiato presso la Scuola Superiore e l’Università di Musica “Toho” di Tokyo, dove ha seguito il corso di diploma solistico sotto la guida di Etsko Tazaki. Nel 2009 ha vinto il Premio Via Vittoria, che le ha aperto le porte del Conservatorio Santa Cecilia di Roma per il perfezionamento. Ha poi conseguito il Master di II livello in pianoforte presso il Conservatorio G. Verdi di Milano, studiando con Giovanni Bellucci.

Il suo repertorio spazia da Scarlatti a Ligeti, con particolare attenzione alla musica del Novecento e alla letteratura pianistica cameristica. Ha interpretato opere come i quartetti di Brahms, il Quintetto di Schumann e la Sonata per due pianoforti e percussioni di Bartók. Attiva in Italia come concertista e docente, vanta oltre vent’anni di esperienza didattica.