Il 4 novembre, data incisa nel calendario italiano per
l'Armistizio e la Giornata dell'Unità Nazionale, ha un significato in più per
la musica, in quanto si ricorda la nascita di Vittorio
De Scalzi (Genova, 4 novembre
1949 – 24 luglio 2022), un uomo che ha incrociato la sua vita con la Storia,
nascendo in un giorno solenne e destinando la sua arte a unire mondi
apparentemente distanti: il rigore della musica classica e la libertà selvaggia
del rock.
Vittorio De Scalzi non è più con noi fisicamente, ma l'eco
delle sue melodie risuona oggi più potente che mai, quasi a voler marcare il
tempo, come un inconfondibile rintocco genovese.
Nel 1971, il progetto del Concerto Grosso per i New Trolls segnò una svolta: un audace esperimento di fusione tra barocco e rock, ideato dal compositore Luis Bacalov e sostenuto dal produttore Sergio Bardotti. Fu nei New Trolls che questa visione trovò la sua voce, e in Vittorio De Scalzi uno dei suoi interpreti più ispirati. Polistrumentista sensibile e curioso, seppe accogliere la sfida: far dialogare il flauto con il fuzz, la fuga con l’improvvisazione, l’orchestra con la band. Non fu solo esecuzione, ma adesione profonda a un’idea di musica che potesse essere colta e popolare, rigorosa e libera. Il Concerto Grosso fu il frutto di questa alchimia, dove nessuno fu artefice unico, ma tutti furono necessari.
Nato nella città dei cantautori e dei poeti maledetti, il suo
percorso fu segnato fin dall'inizio da legami sacri. L'album d'esordio, Senza orario senza bandiera, vide la penna di Riccardo Mannerini e il filtro di
Fabrizio De André, una triade che scolpì nel rock versi di protesta e di
malinconia ligure. Vittorio era il musicista che dava ali a queste parole, che
trasformava la poesia in una nota lunga e vibrante.
Ascoltare oggi la sua voce, roca eppure avvolgente in brani come Quella carezza della sera, è come sfogliare un diario sentimentale che appartiene a tutti. È la carezza che cerca e la ricerca che non si arrende mai.
Vittorio ha sempre guardato oltre. In un mondo musicale
spesso effimero, lui cercava l'essenza, il profumo della sua terra (celebrato
in dialetto genovese nell'album Mandilli), l'eternità dei grandi
maestri. E quando, nel luglio del 2022, la sua famiglia ha annunciato il suo
addio, l'ha fatto con parole degne di un finale sinfonico: "Ha
raggiunto la sua Aldebaran".
Aldebaran, la stella rossa più luminosa del Toro, dà il
titolo al settimo album in studio dei New Trolls, ed è diventata, nella
narrazione della sua vita, la meta finale del suo viaggio interiore.
Brindiamo alla sua memoria non con silenziosa reverenza, ma con il volume alto, perché l'opera di Vittorio De Scalzi è un invito a credere nella bellezza che nasce dall'unione degli opposti.


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