Edouard Manet, Ritratto di una giovane donna-1868
Dicembre 2006…
Un anno fa, in una strada molto trafficata, nei pressi di casa
mia, una ragazza, vigilessa, svolgendo il proprio lavoro, e’ deceduta. Aveva 26
anni.
La dinamica non la conosco e assume poca importanza davanti ai
miei occhi. Ricordo solo che e’ stata massacrata da un camion.
Davide soccombe a Golia.Penso non fosse un problema di velocità … pieno
centro, subito dopo una curva… noooo. Forse qualche manovra sbagliata.
Ogni giorno percorro quella strada, al ritorno dal lavoro, ma solo
episodicamente i fiori sempre presenti su entrambi i lati mi fanno ripensare a
quanto accaduto. Anche loro fanno parte ormai dell’arredamento, come i cartelli
stradali, come le auto parcheggiate.
Una cosa a cui siamo ormai
abituati, come un segnale stradale appunto, non fornisce molti elementi
di riflessione, e gli stimoli proseguono in automatico, facendoci dimenticare
il significato vero delle cose. In questo caso, dei fiori.
La scomparsa e la nascita, la disgrazia e la favola, sono cose che
si metabolizzano in fretta , quasi fossero necessarie. E poi capitano sempre
agli altri.
Pochi giorni fa e’ iniziata la kermesse dei saggi a cui noi
genitori, a traino dei figli, dobbiamo partecipare nel periodo natalizio. E a volte e’ un grosso
sacrificio.
Uno di questi miei fioretti
e’ risale ai primi giorni di dicembre, quando Elisa ha dovuto /voluto presenziare
ad una manifestazione organizzata dal Corpo di Polizia Municipalizzata (tante
parole per dire “vigili”). Si trattava di commemorare la povera Federica, e all’interno della
manifestazione si e’ trovato lo spazio per un paio di balletti di giovani bimbe
di una scuola di danza, quella di mia figlia, appunto. Per il resto, il tema
della giornata era molto preciso, e direi originale: la poesia.
L’organizzatrice aveva
pensato di ricordare la giovane donna attraverso un concorso aperto, credo, a
tutta Italia, pensato per i lavoratori del Corpo di Polizia, che attraverso la
poesia avrebbero dovuto ricordare quel momento, quella ragazza, quella vita
andata.
Partecipazione enorme.
L’abitudine a standardizzare i mestieri e gli uomini che li esercitano ci porta
sempre a pensare che il fornaio possa
solo fare del pane, che il carrozziere sappia solo usare mazza e vernice, che
un professore di lettere possa solo occuparsi di aspetti umanistici e non di
chiodo o martello. In realtà ognuno di noi racchiude aspetti molteplici e la
possibilità di esprimersi attraverso la parola e’ cosa che fa parte del nostro DNA.
Ognuno di noi sa essere poeta, perché per scrivere una poesia non
bisogna essere un genio, ma occorre essere sensibili e un po’ virtuosi, nel
senso che occorre trovare il coraggio di aprirsi e rivelare ciò che si avverte
nel proprio intimo.
E chi, in alcuni momenti della vita, non e’ sensibile e virtuoso?
La domanda e’ retorica e reca
in se la risposta, la mia risposta.
E in quei momenti, quelli in cui sentiamo che e’ urgente dire
qualcosa, per liberarci, per aiutare, per compensare… beh, se abbiamo la forza
di scrivere ciò che stiamo provando, quell’attimo diventerà “per sempre”, vivrà
all’infinito, per noi e per chi vuol nutrirsi del nostro pensiero.
Commemorare una giovane donna
utilizzando la poesia e’ un modo per renderla immortale, e anche se per
l’uomo della strada un vigile usa paletta e fischietto e ci rincorre per
scoprire le nostre nefandezze stradali, anche un vigile, come un architetto, come un netturbino, come un farmacista, può essere Pascoli
e D’Annunzio, almeno nei contenuti,
quando manca la forma. La manifestazione ha avuto un che di pomposo, ovviamente, con
tante personalità cittadine e giuria di
qualità, con professionisti veri.
Le poesie si sono rivelate davvero importanti e vedere
presenze così massicce di persone arrivate da lontano mi ha dato il
senso vero della partecipazione, che non
ho scambiato per corporativismo, ma frutto di un dramma davvero toccante… per
tutti.
Io ero li per caso, e ho ascoltato con attenzione le emozioni di
tutti i partecipanti, riproposte da vera attrice. Mi trovavo al cospetto di
persone come me, che utilizzano il mezzo che preferisco per esprimermi, senza
pensare troppo al giudizio degli altri.
In questo caso il gradimento era atto necessario per stilare una
classifica, ma non era certo il fine ultimo, almeno nella mia percezione.
Io ho pensato poco a Federica, che però e’ passata in secondo
piano quando ho visto i suoi genitori. E la sua immagine ha assunto contorni
rosa, mentre ci osservava dall’alto, compiaciuta e non più sofferente. Ma i
genitori no, non potevo non considerare
la loro funzione di vittime. Sono fermamente convinto che la vita ci prepari a
dovere per tutti gli eventi e anche le
scomparse dei nostri cari hanno una loro logica a cui prima o poi ci abituiamo.
Ma i figli non possono andarsene prima di noi, perché se e’ vero che si muore di vecchiaia loro
arriveranno necessariamente dopo di noi.
E quando non e’ così, quando le logiche si sconvolgono, anche la
vita non e’ più la stessa, e sicuramente il dolore accompagnerà per sempre i genitori di Federica.
A loro ho pensato quella mattina, molto più a loro che a Fede,
probabilmente in zona di “pace
assoluta”.
Nei giorni a seguire ho sentito l’esigenza di emulare i poeti
/vigili e regalare a quel papà e a quella mamma
le mie sensazioni, al di fuori dei concorsi e delle gare.
Non staranno certo meglio per questo, ma la mia necessità di
esternare ciò che ho provato potrebbe coincidere con un loro sorriso. Ed e’
quello che posso fare per loro, farli sorridere facendo rivivere la loro
Federica, in uno spazio limitato ma infinito, un tempo che inizia e non finisce
mai, quello di una poesia.
Ho cercato un contatto col Corpo dei Vigili . Ho trovato l’indirizzo
mail su internet, indicato in modo
generico. Effettivamente fa un po’ effetto contattare i Vigili Urbani per
parlare di poesia! L’organizzatrice, gentilissima, mi ha prontamente risposto,
garantendomi il trasferimento del mio scritto sino a destinazione, e
proponendomi la partecipazione alla seconda commemorazione.
Se potrò ripeterò l’esperienza e magari avrò occasione di proporre
le mie parole ed i miei pensieri, che per quanto modesti sono il frutto di quel
momento, e quindi me li tengo stretti.
Ecco la mia poesia per Federica.
Federica
Sono tante le cose che vorrei dirti ma…
la situazione mi condiziona.
Sono tante le cose che vorrei dirti anche se… conosco appena il
tuo nome.
Sono tante le cose che vorrei dire a te anche se… una divisa rende
tutti uguali, nonostante ognuno di noi sia un " pezzo unico".
Potrei navigare nella retorica e inventare frasi di circostanza… in
fondo ne esistono per ogni occasione…
Oppure potrei giocare con
le parole per suscitare lacrime e gioia, strappare un sorriso, un cenno
di assenso.
Tutti hanno parlato di te,
per spirito di gruppo, per amore vero, per il solo senso della partecipazione.
Io ero li per caso ed e' uscito fuori il mio egoismo e la mia
paura.
Ho guardato le tue radici vere, quelle presenti, e ho letto in
loro ciò che non vorrei mai vedere allo specchio.
Sono preoccupato dal tempo che avanza, dai minuti che scorrono,
dalle ore che si rincorrono e si
raggiungono in un soffio.
Sono terrorizzato dall'idea di scomparire per ultimo.
Ecco cosa davvero mi ha turbato … guardando gli occhi di una madre, e
rivolgendo il mio sguardo a te ho
pensato a chi mi vive accanto .
Ho cercato di immaginare il dolore devastante che la perdita di un
figlio reca in se.
Per tutto siamo pronti… la vita ci prepara a dovere.
Nessuno però mette in conto lo scherzo di un asfalto bagnato,
troppo bagnato.
Nessuno mette in conto una natura crudele.
Nessuno mette in conto gli errori nostri e di altri.
Nessuno mette in conto che tutto questo possa accadere ai nostri
figli.
E' così che ti vedo… una figlia che se ne e' andata…
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