Nel recente passato ho potuto constatare di persona come un grande evento sportivo di massa passa essere vissuto come la maggior parte delle persone lo vorrebbe: una festa per le famiglie, nessun pericolo nascosto, ovvia competizione, colore, rumore, musica, momento di relax da passare in piena comunione.
Era il 2009 e
nell’occasione del fine settimana, al termine di un breve periodo di lavoro in
South Carolina, ci veniva proposta una domenica allo stadio, per assistere ad una
partita di Football Americano tra la
squadra del Clemson e … non ricordo
il nome dell’antagonista.
E’ uno sport che non
amo, e l’averlo vissuto in diretta non mi ha fatto cambiare idea, ma poter
passare alcune ore immerso nella vera cultura americana aveva per me un certo
fascino, così come lo avrebbero avuto una partita di Baseball o Basket.
Nella breve esperienza
siamo stati quasi guidati per mano da chi si è preoccupato di condurci in auto,
dopo aver pensato per noi a indumenti adatti all’imminente pioggia in arrivo.
L’avvicinamento fa
parte della comprensione dell’evento, e sapere che annessi ai biglietti ci sarebbero
stati anche i posti auto nei vari parking è stato di per se già sorprendente.
Arrivati sui prati che
circondano lo stadio il verde si è trasformato in arancione, quello dei colori
dell’equipe di casa.
Ho visto intere
famiglie, giunte al mattino, installare le loro strutture mobili, fatte di
televisioni, barbecue, tutti i confort che si possono trasferire
dall’abitazione alla “strada”.
Ho visto bimbi giocare
cercando di emulare i campioni che dopo poco sarebbero scesi in campo, e gruppi
familiari vivere una giornata serena, che non verrà guastata dal risultato sportivo
negativo.
Ho visto ancora la
banda scorrere per le strade circostanti, con l’ostentazione di un folklore che
sa di sano e divertente.
Piccolo particolare:
partita della massima serie e all’interno dello stadio ci ritroveremo
circondati da… 80000
persone… una finale dei mondiali!
Entriamo nell’arena e
i numeri sono ancora contenuti. Intanto prendiamo confidenza con le usanze.
Anche lo stadio cambia
progressivamente colore e si tinge di arancione, ma… una piccola fetta è blu, il
segno distintivo degli avversari e, cosa anomala per la mentalità italiana,
sono a contatto tra di loro, divisi da niente, curva nord e sud vicine come
fossero amiconi.
Sul green si succedono
le manifestazioni, e una serie di majorette ha uno spazio riservato sugli
spalti, una sorta di eco a ciò che accade in campo.
Prima dell’inizio va
in scena il galà delle celebrità, con tanti ex campioni e persone famose che
sfilano davanti ad una folla incandescente, che dimostra di apprezzare con
ovazioni ad ogni nuova entrata. Entra sul rettangolo verde la banda e la scenografia
esplode, anche se la mia sorpresa personale arriverà quando nella pausa tra i
tempi si esibirà con brani dei The Who.
Il match sta per
iniziare e il tifo inizia, con standing ovation guidate da quello che alla fine
risulterà il massimo incitamento al perseguire la causa “cittadina”: da un
grande display si illumina una frase che tradotta significa…” Alzati
in piedi e fa più rumore possibile!”.
ALZATI IN PIEDI E FA PIU’
RUMORE POSSIBILE!
Che lezione di
civiltà! Ottantamila persone che convivono senza scontri e, sottolineo ancora,
il team casalingo, quello che poteva contare sulla stragrande maggioranza di
presenti, sarà sconfitto, e nessuno si farà male.
Insomma, qualcosa di
invidiabile questi americani ce l'hanno, ed è questo un fatto oggettivo.
Ho provato a
riassumere le mie parole nel video a seguire, che ripercorre alla buona il mio
racconto.
Tanto per dimostrare
che non ho inventato niente!
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