MARZO
2007-Palazzetto dello Sport di Loano
Domenica ho goduto per otto, intensissimi
minuti.
Ho goduto guardando mio figlio in un
contesto che non conoscevo.
Ho trattenuto il mio entusiasmo per evitare
di farmi “conoscere “da persone che non
sanno chi io sia.
Ho finto indifferenza per non passare per
il solito papà che si monta la testa proiettando se stesso sui propri prolungamenti,
gongolandosi per le meraviglie del figlio, un bimbo di 9 anni.
Una caratteristica positiva, secondo me, di
Niccolò, e’ la sua predisposizione allo sport in genere.
Quello che più ama, esercitato sin dai 5
anni, e’ il calcio, che e’ poi il mio amore.
Lo pratica con continuità, con passione,
con dedizione, e direi anche con discreto successo.
Vederlo muoversi sul campo e’ per me un
grande piacere.
E’ elegante, concreto, leader, desideroso
di partecipare e anche di vincere.
A volte mi stupisce per le cose che riesce
a fare.
A volte mi fa arrabbiare per certe banalità
ed io non perdo occasione per elogiarlo o spiegargli gli errori.
Raccontata così sembra quasi una cosa seria
.
Può non essere seria un’attività che si
svolge per tre giorni alla settimana, che coinvolge tutti i genitori, che e’
seguita dai fratelli, dalle sorelle, dai nonni?
Nessuno di quei bimbi diventerà un
campione, ma cresceranno e si formeranno sapendo cosa significhi far parte di
una squadra, lavorare in
gruppo, raggiungere un obiettivo
comune.
E poi mi diverto, così come mia moglie,
quando butta la palla in rete e corre verso il centrocampo facendo gesti visti
in TV, pittoreschi, ma non irriverenti.
Spesso giochiamo assieme e io gli passo
tutti i trucchetti che conosco.
Per lui e’ faticoso ascoltarmi attivamente
e mi accorgo che preferisce seguire l’istinto.
E’ esuberante a tal punto che abbiamo
dovuto trovargli alternative al calcio, per coprire i vuoti che esistono tra i
giorni di allenamento e la partita.
In questo noi genitori c’entriamo poco,
anche se potrebbe sembrare una mania di grandezza.
Niccolò ci chiede di spendere energie quotidianamente,
di sudare ogni volta che sia possibile, cioè chiede ciò che io facevo alla sua età tutti i giorni, all’oratorio.
Ma ora l’oratorio non c’e’ più e bisogna
inventarsi alternative.
Dunque, escludendo la domenica dedicata
alla famiglia, restano due giorni liberi dal calcio.
Uno lo si impegna col tennis.
Eh si, un’ ora di tennis a settimana .
Il tutto e’ iniziato con una prova nel
campo di fronte a casa nostra.
Gli e’ piaciuto e quindi prosegue.
L’ultimo giorno e’ dedicato al Basket.
Nic e’ stato accettato alla scuola di
pallacanestro (in fondo basta pagare!) con la formula del …“mi alleno una volta
a settimana, ma non contatemi per le gare”.
Da quindici giorni lui sapeva di una
partita, di domenica mattina.
E ha incominciato a martellarmi.
“Ti prego papi, portami almeno una volta a
giocare!”
“Ma no Niccolò, dobbiamo andare a messa, tra
un po’ farai la Comunione ,
e poi ci dobbiamo alzare prestissimo per andare a Loano!”
Ma poi a me che importa del Basket!
Ma dire di no e’ difficile … meglio goderseli
questi figli, finche si può.
Alle 9.30 siamo davanti al Palazzetto dello
Sport, pronti a partire per Loano.
I bambini sono 12 e si gioca in 5.
Ma perchè lo avrà convocato?
Arriviamo e mi seggo defilato, assieme al
padre di un compagno di calcio di mio
figlio, nelle stesse condizioni.
Non cerchiamo la confidenza col resto del
gruppo e ci viene da fare confronti con la nostra
compagnia del calcio.
Ci consideriamo occasionali e snobbiamo l’avvenimento, dando
l’impressione di quelli capitati li per caso.
Parlando col mister chiedo il nome della
nostra squadra e mi immagino che abbia pensato ad un padre inesistente, che
nemmeno conosce il team del suo bambino.
La struttura in cui ci troviamo e’ da
professionisti.
Piscine, palestre, bar e mega corridoi.
Di basket non capisco nulla, ma da come si
muovono i bambini “avversari” temo il peggio.
Ma non per mio figlio… lui non c’entra con
questo sport.
Inizia la partita con la squadra base,
penso la più forte possibile.
Ovviamente Nic non c’e’, e mi sembra
giusto.
Finiscono i primi 8 minuti quasi
tragicamente, con un punteggio pesantissimo, mi pare 35 a 5 per i nostri avversari.
Ma dove sono capitato?!
Il secondo tempo inizia ed entrano altri 5.
Ovviamente Nic non c’e’ e mi sembra giusto.
Noi subiamo e basta e non riusciamo a fare un solo
canestro in 8 minuti.
Loro sembrano dei piccoli Maradona
imprestati ad altro sport e ci schiacciano sotto al nostro canestro.
Una tragedia.
Inizia il terzo tempo.
Il mio vicino mi chiede se voglio un caffè,
ma declino l’invito con una scusa.
In realtà voglio vedere cosa sa fare il mio
piccolo.
Non mi aspetto molto, al di la del
dinamismo, ma sono curioso.
Il mister riunisce tutta la squadra ed il
quintetto che ne esce fuori non prevede la partecipazione di Niccolò.
Mi chiedo per quale motivo siamo in quel
posto, cosa ci siamo alzati a fare, perchè perdere del tempo!
Soltanto ieri gli ho visto fare una
tripletta contro il Ceriale, con un pallonetto da favola!
Quelle sono soddisfazioni!
Quelle sono soddisfazioni!
L’allenatore fa bene a non investire su uno
che e’ li per caso, ma almeno un
contentino potrebbe darglielo.
Niccolò, al centro della panchina,
ranicchia le ginocchia e ci infila la testa in mezzo.
Si stropiccia gli occhi e intuisco il suo
pianto.
Mi si stringe il cuore e vorrei portarlo
via di corsa.
Il mister gli si avvicina e lo consola proponendo
la sua razionalità, ma in quel momento
e’ un’arma sbagliata.
Mi guarda da lontano, cercando conforto con
gli occhi.
Io restituisco e gli faccio intravedere il
dito che simboleggia un ok.
E gli mando un bacio.
Come vorrei stringerlo a me e baciarlo,
consolarlo, accarezzarlo.
Ma lui sta preparando la sua rivincita,
nell’unico modo che conosce.
E carica le batterie in attesa
dell’esplosione.
Il terzo tempo finisce col punteggio di 77 a 7.
Chiamo mia moglie e racconto il tutto.
Lei scoppia in riso, più stupito che
divertito, quando sente il punteggio.
Ha giocato a Basket in serie B e forse
parla con cognizione di causa.
Poi sento il suo dispiacere quando racconto
di Nic.
Non e’ la fine del mondo, ci sta tutto e
tutto e’ spiegabile.
Ma Niccolò e’ un animale da arena e non
riesce proprio a capire la gabbia in cui si trova in quel momento.
Ed ora e’ il suo momento, suo e del suo
amico di calcio, che comunque ha già avuto la chance nel secondo tempo, forse
perchè prestante fisicamente.
Niccolò e’ tra i più piccoli però tutti
spariscono quando lui entra in campo.
Alla prima azione ruba palla al centro e
corre a fare canestro, mentre tutti i genitori applaudono, finalmente, e
l’allenatore lo elogia.
Sarà un caso questo canestro?
Lui corre ovunque, difende come fa normalmente con i piedi, attacca come
e’ solito fare su un campo di calcio.
Gli atri bambini sembrano trasformati e lui
li guida, spiegando cosa devono fare.
Scappa ovunque senza che qualcuno riesca a
fermarlo e segna un altro canestro.
Questo Basket incomincia a piacermi!
Anche il suo amico fa un canestro… questo
e’ gioco di squadra.
La tattica consiste nel lanciare lungo
verso Niccolò, che si smarca a piacimento e va a canestro.
L’allenatrice in seconda promette un gelato
al raggiungimento dei 15 punti .
Gli avversari non esistono più e il quarto
tempo si chiude col punteggio di 10
a 2 per noi.
I genitori mormorano tra il contento e
l’invidioso.
Io mantengo il distacco che mi sono
imposto, ma dentro sono felice ed orgoglioso.
Un papà mi chiede qualcosa, ma io
sottolineo che siamo solo di passaggio e che il basket non e’ affar nostro.
Immagino
il rammarico dell’allenatore che
deve allenare un ragazzino promettente che non potrà mai utilizzare con
continuità.
Mentre aspetto l’uscita dagli spogliatoi
telefono a mia moglie e racconto.
E’ incredula e dispiaciuta di non aver partecipato alla
trasferta.
Niccolò esce e mi chiede, come sempre: “ Come
ho giocato?”
Grande Nic!”.
“Sai papa’ mi e’ venuto un nervoso che ho
dato tutto quello che avevo. Hai visto quel canestro fatto col terzo tempo?”
“E che cos’e’ il
terzo tempo Nic? ”.
“Significa che tu devi…”
Magari non farà più una partita, magari non
mi capiterà più di vederlo, magari lascerà ogni tipo di sport per dedicarsi ad
altro, ma… quegli 8 minuti non li dimenticherò mai, e probabilmente nemmeno
lui.
E intanto Niccolò aspetta l’allenamento di martedì per
pretendere il gelato dei 15 punti, per lui e per la sua squadra.
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