Una umana inclinazione naturale ci porta ad uno strano
convincimento, quello che le cose negative, anche molto gravi, vadano osservate dall’esterno,
in modo che si possa giudicare, compatire, consigliare o gioire. E poi accade che… capitino a noi, e il mondo ci crolla addosso...
Dedicato a una persona cara
Non ha mai nevicato così tanto da queste
parti. Così mi dicono.
In questa casa immersa nel bosco,
comprata per vedere i nostri ragazzi giocare sotto al sole, in maniche corte,
mi sento ora un prigioniero, da solo, isolato, impreparato, inadeguato al
luogo.
Neve ovunque, neve ad ogni ora, e io non
ho neanche più la forza per spostarla.
Hai trovato qualche banale scusa,
infinitamente piccola per giustificare la fine di una storia.
Ora sono in gabbia.
Questo bianco assoluto, in passato motivo
di gioia, di movimento, di sorrisi e soddisfazioni, incatena il mio fisico.
Questa massa informe monocolore, un tempo
capace di stimolare la mia creatività, sterilizza i miei sentimenti.
Ci sarà pure un motivo se tutto è bianco
attorno a me, ma ai miei occhi
appare nero, senza sfumature a metà
strada ?!
Tu non mi manchi più. Loro mi mancano e
questa neve mi obbliga a dare affetto a fotografie sorridenti.
Tra qualche giorno la neve sarà un
ricordo e la gabbia fisica non esisterà più.
Potrò uscire, correre, cercare di
raggiungere ciò che ora mi è oggettivamente impossibile toccare.
Quale nome darò alla prossima gabbia?!
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