Ho
alcuni episodi da finire, contenuti in un cofanetto comprato a Natale, e questa
sera eravamo tutti d'accordo nel passare un'ora in tensione: la sigla e la voce di
commento, ancor oggi, a distanza di anni, mi mettono i brividi.
Il nome
originale della serie era..... The Twilight zone... di Rod Serling...
2009...
I miei ricordi legati all’infanzia e
all’adolescenza hanno il colore bianco e nero. Non so perché.
Ho bene impresse le svariate serie di filmetti
americani che “attaccavano”allo schermo i genitori di allora, e
conseguentemente noi bambini. Particolarmente triste era per me la domenica: Maigret, i Miserabili,
Il Conte di Montecristo, i musical del Quartetto Cetra.
Tutto nero… bianco e nero.
Tra le tante cose che vedevo in quel periodo c’era
una serie che mi ha sempre intrigato: “Ai confini con la
realtà”.
Erano episodi di 25 minuti che mi mettevano i
brividi, e già questo era motivo di “cattura”.
A dire il vero era per me sufficiente la musica iniziale, e il commento, sempre uguale, proposto da una voce suadente ed inquietante allo stesso tempo.
Per quanto riguarda i contenuti, ricordo bene come rimanessi di sasso davanti a certi finali inaspettati.
Per molti anni certe scene sono sparite dalle nostre case. Poi, come sempre accade, c’e’ il riflusso… basta aspettare. Ciò che sembra dimenticato e obsoleto ritorna di moda, e magari anche gli ultimi arrivati hanno la possibilità di vedere come eravamo un tempo, valutando autonomamente la validità delle vecchie proposte.
A dire il vero era per me sufficiente la musica iniziale, e il commento, sempre uguale, proposto da una voce suadente ed inquietante allo stesso tempo.
Per quanto riguarda i contenuti, ricordo bene come rimanessi di sasso davanti a certi finali inaspettati.
Per molti anni certe scene sono sparite dalle nostre case. Poi, come sempre accade, c’e’ il riflusso… basta aspettare. Ciò che sembra dimenticato e obsoleto ritorna di moda, e magari anche gli ultimi arrivati hanno la possibilità di vedere come eravamo un tempo, valutando autonomamente la validità delle vecchie proposte.
Gli episodi di “Ai confini con la realtà” sono
andati recentemente in vendita in edicola, pubblicizzati alla TV, e la serie
intera, durata anni, e’ stata riproposta elegantemente in cofanetti e volumi
differenti. Io ho voluto rivederne alcuni, pur sapendo, per
esperienza, che difficilmente si riescono a provare gli entusiasmi di un
tempo.
Spesso mi e’ capitato di cercare film che avevano
suscitato in me entusiasmo, ma rivedendoli, ho sempre provato un po’ di
delusione. Fortunatamente, o purtroppo, noi
cambiamo, e l’immobilità di alcune cose che ci circondano ci trova impreparati. Ho comunque trovato qualche episodio e ho messo
alla prova i miei figli.
Anche loro sono rimasti colpiti,
in un misto di angoscia e mistero, condito da 25 minuti di sana paura. Visti i risultati ho deciso di comprare il
cofanetto della prima serie televisiva, quella del 1959. A quei tempi avevo 3 anni e
quindi gli episodi contenuti nel box sono per me assolutamente sconosciuti. A grande richiesta, le ultime due sere abbiamo
visto alcune puntate. Tutti sul divano quindi, luci spente per ricreare l’atmosfera, e un episodio dietro all’altro, alla ricerca
dell’overdose di paura, che tanto piace a grandi e piccoli.
Al di là del forte impatto
emotivo, volutamente ricreato, i contenuti sono quasi sempre irreali, come e’
giusto che sia, data la serie. Ma alla fine del movie ci si aspetta sempre
qualcosa che spesso non e’ quello che volevamo o ci attendevamo e allora si va
alla ricerca della motivazione, della ragione di esistere, di qualcosa che non
e’ solo istinto.
Sentendomi responsabile della visione, mi e’
venuto spontaneo giustificare i finali con frasi tipo: “Eppure se cerchi,
trovi un significato profondo, molto attuale”.
Ma ci credo davvero.
Ma ci credo davvero.
La scena si apre in una camera da letto.
Il protagonista è un ipocondriaco poco più che
quarantenne, in ottimo stato di salute, ma sicuro di essere malato e vicino alla
morte.
Le sue imprecazioni verso l’ignoto fanno
riferimento alla brevità della vita di un essere umano rispetto agli
avvenimenti della storia e agli elementi della natura.
Il suo urlo di dolore e’ afferrato da un’entità impalpabile, il Diavolo in persona, che gli propone il classico contratto: il baratto dell’anima con l’immortalità.
Scambio allettante. Con una clausola in più, a favore dell’uomo: in qualsiasi momento si fosse stancato e avesse sentito la necessità di lasciare il mondo terreno, sarebbe stato possibile farlo, per effetto di una morte dolce e senza sofferenze.
Il suo urlo di dolore e’ afferrato da un’entità impalpabile, il Diavolo in persona, che gli propone il classico contratto: il baratto dell’anima con l’immortalità.
Scambio allettante. Con una clausola in più, a favore dell’uomo: in qualsiasi momento si fosse stancato e avesse sentito la necessità di lasciare il mondo terreno, sarebbe stato possibile farlo, per effetto di una morte dolce e senza sofferenze.
Quanti vantaggi!
Una firmetta e via, verso una vita per sempre.
Ma non e’ così facile.
Niente scalfisce la pelle dell’uomo.
Non un treno che passa sul suo corpo.
Non una dose di veleno micidiale.
Non un autobus sul viso.
Una noia senza fine, senza alcuna emozione.
Ma ecco il colpo di genio.
Una passeggiata sul tetto di casa e… giù dal
grattacielo… da lì sarebbe stato impossibile salvarsi e anche il Diavolo
avrebbe dovuto arrendersi.
Ma la moglie lo segue e nel tentativo di fermarlo
cade…
Ma certo… rendersi colpevole e’ la via sicura per la sedia elettrica… in quello stato americano!
Ma certo… rendersi colpevole e’ la via sicura per la sedia elettrica… in quello stato americano!
“Polizia? Ho ucciso mia moglie”.
Ma la giustizia non segue il volere dell’uomo e il
giudice decreta il carcere a vita.
Che beffa, raggiunta inaspettatamente l’immortalità, ottenuto un traguardo che tutti vorrebbero... tutto inutile.
Che beffa, raggiunta inaspettatamente l’immortalità, ottenuto un traguardo che tutti vorrebbero... tutto inutile.
Cosa serve un immortale in prigione?
Meglio usare la clausola di riserva e aspettare un
attacco di cuore.
Ma e’ così banale questo micro
racconto?
La ricerca dell’immortalità e della giovinezza per sempre e’ cosa comune e riguarda tutti, forse più oggi di un tempo.
La paura di passare a
miglior vita e’ cosa palese, forse più oggi di un tempo.
L’angoscia derivante da ciò che non conosciamo, e a cui prima o poi dovremo arrivare, e’ palpabile, forse più oggi di un tempo.
L’angoscia derivante da ciò che non conosciamo, e a cui prima o poi dovremo arrivare, e’ palpabile, forse più oggi di un tempo.
La voglia di emozioni
e la fuga dalla noia e’ elemento che tocca molti, forse più oggi di un tempo.
La certezza di essere
meglio di altri, più scaltri di altri, capaci di gabbare il prossimo, e’ cosa
usuale, forse più oggi di un tempo.
L’incapacità di
godere di ciò che si ha, ricercando costantemente qualcosa in più, o comunque
di diverso, e’ l’emblema della nostra epoca.
E la nostra insoddisfazione, la
nostra ricerca affannosa del gradino superiore, possono trasformarsi in una
gabbia, la nostra gabbia, da cui e’ impossibile uscire, se non a carissimo
prezzo.
Chissa’ se Rod Serling aveva in
mente questo quando ha scritto :”La Clausola”?
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