West Virginia

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Buckhannon, West Virginia dicembre 1996

mercoledì 28 agosto 2019

Bob e Fiorella, una storia vera...


Quella che sto per raccontare è una storia vera, condita da elementi fantasiosi. Anche i nomi sono presi in prestito, perché il privato va rispettato.
Una sintesi di vita estrapolata da una chiacchierata di un paio di ore, con la perdita di molti dettagli, perché cammin facendo ho lasciato qualcosa sul campo, non per difetto di attenzione, ma l’immagine che stava prendendo forma davanti ai miei occhi aveva bisogno di una chiusura rapida, per il dolore che mi stava provocando e per la voglia immediata di mettere tutto su carta, affrettando la chiusura dell’incontro.
Un storia di amore, di estrema felicità, di completezza; una vita fatta di viaggi, di tanta musica; un percorso terminato maledettamente presto, quando il bello, forse, doveva ancora incominciare.

Fiorella e Bob, Bob e Fiorella.
Due attività diverse, incontri successivi con esiti differenti, da amici ad amanti, da cari conoscenti a coniugi.
Una voglia di fuggire, ogni volta possibile, verso altri mondi, con il ritorno alle origini dettato dalle esigenze quotidiane. Europa, Sud America… nessuna differenza, ma l’avventura resta il sale di quelle vite.

Fiorella è una hippie moderna, un termine che contraddistingue un modo di vivere alternativo. E poi Jim Morrison è nel DNA.
Bob mi dice: “Sai cosa mi ha sempre colpito di lei? Ogni mattina si alzava col sorriso sulle labbra…”.
La musica è il pane quotidiano, tra Doors, Eagles e Dylan.
Niente come una canzone ha il potere di riportarci al passato, agli odori, ai gusti di un particolare momento: Bob e Fiorella, Hotel California, Knockin' on Heaven's Door, e chissà quanti altri episodi.

Tutto perfetto, un mondo in corto circuito tra due anime, senza la necessità di pensare alla continuazione, al proprio prolungamento, alla catena procreativa.
Tutto liscio come l’olio, o comunque superabile.

E’ lunedì, un lunedì qualsiasi, e l’esito dell’esame istologico non lascia dubbi… pochi, pochissimi giorni di vita, la vita di Fiorella.
Due letti di ospedale vicini, per il rush finale, che solo uno porterà a termine, anche se non è una gara quella che stanno affrontando fianco a fianco.
Giorni in cui la mente vola, senza pensare al triste futuro, ma alla ricerca dell’ultimo godimento, della perfezione, della compenetrazione delle menti, della più alta forma di corrispondenza di amorosi sensi.
Nessun rimorso, nessun rimpianto, inutile perdere tempo quando il gong sta per suonare, e poi, cosa ci si potrebbe rimproverare?
Sono ore in cui torna alla mente una vita intera, senza avere il coraggio di pensare al dopo, al sentiero nascosto dietro l’angolo, a come affrontare il futuro. Ma interessa davvero ciò che verrà? C’è una logica in tutto questo?

Racconto a Bob di qualche mia certezza: Fiorella è lì in attesa, per compiere assieme a lui un viaggio infinito, senza alcun limite spaziale e temporale. Non è retorica, ma è quello che immagino, che spero, che ho già descritto su qualche pezzo di carta.
Non credo servano molto, a Bob, le mie rassicurazioni irrazionali, senza alcuna prova di supporto, ma proietto tutto su me stesso… nessuno è immune da certe sofferenze terrene.

Fiorella se ne va, è domenica, sono passati solo sei giorni dalla sentenza di morte.
Resta un pugno di cenere, polvere che non può restare intrappolata in un’urna, non in una casa, non in un luogo pensato da altri.
Ovvia la soluzione nella testa di Bob.
Tra Milano e Parigi il percorso è breve.
Ancora un viaggio per Fiorella, l’ultimo prima del vero volo, assolutamente libero.
Cimitero di Père Lachaise, tomba di Jim Morrison, quale posto migliore per allontanare la sofferenza!