West Virginia

West Virginia
Buckhannon, West Virginia dicembre 1996

giovedì 10 aprile 2025

Un omaggio cromatico all'essenza di ogni cosa, di Cristina Mantisi e Athos Enrile


Il bosco di Ognissanti

Immagine di Cristina Mantisi

Testo di Athos Enrile


Un sussurro di foglie colorate, un manto cangiante steso sulla terra umida. Il Bosco di Ognissanti non è un luogo, ma un respiro dell'anima, dove i colori vibrano di una luce interiore, quasi magica. Tronchi antichi si ergono come silenziose sentinelle, custodi di storie sussurrate dal vento. L'aria profuma di muschio e di terra, un incenso naturale che eleva lo spirito. In questo spazio senza tempo, l'ordinario si vela di mistero, e ogni passo è una carezza all'essenza della vita, un omaggio alla bellezza effimera del creato.





mercoledì 9 aprile 2025

Il lago quieto, crepuscolo dell'anima, riflette un cuore che tace in attesa. Immagine di Cristina Mantisi, testo di Athos Enrile


 Sognando le Terre d'Oriente
Immagine di Cristina Mantisi
Testo di Athos Enrile


Il lago si stende quieto sotto un cielo di bruma rosata, un velo di crepuscolo che smorza i contorni del mondo. Le montagne sullo sfondo, silenziose sentinelle, si stagliano in tonalità più scure, quasi un eco lontano di un tempo primordiale. La superficie dell'acqua riflette questo paesaggio etereo, creando un doppio mondo di quiete e mistero.

Una piccola barca, solitaria, galleggia al centro, un punto scuro in questa distesa liquida. Sembra sospesa tra il cielo e la terra, un invito alla riflessione, un simbolo di un viaggio interiore o forse di un’attesa silenziosa. La vegetazione in primo piano, con i suoi toni scuri e saturi, incornicia la scena, radicandola in una realtà terrena che contrasta con l'atmosfera quasi onirica del resto del paesaggio.

C'è una profonda pace in questa immagine, una sensazione di tempo sospeso, di un momento tra il giorno e la notte, tra la veglia e il sogno. È un invito alla contemplazione, a perdersi nella bellezza semplice e malinconica di un paesaggio che respira quiete. 

... e in quel crepuscolo rosato, la quiete del lago custodisce storie silenziose, sussurrate dal vento tra le montagne.







martedì 8 aprile 2025

L'anima imperfetta dello strumento perfetto: il paradosso di Elias


Il vecchio orologio a pendolo nel salotto di Elias ticchettava con una regolarità quasi ossessiva. Ogni "tic" era un martello pneumatico che scalpellava la sua sanità mentale, ogni "tac" un eco cavernoso del suo fallimento. Elias, un tempo rinomato liutaio, ora viveva intrappolato in un silenzio autoimposto, rotto solo dalla monotona litania del tempo.

Il dilemma della meccanicità lo aveva inghiottito lentamente, come una marea inesorabile. Era iniziato con la costruzione del suo capolavoro: un violino così perfetto che avrebbe dovuto trascendere la musica stessa. Ogni curva era stata studiata, ogni pezzo di legno scelto con una devozione quasi religiosa. Aveva passato anni a perfezionarlo, convinto che una tale dedizione avrebbe prodotto uno strumento di ineguagliabile bellezza sonora.

Quando finalmente lo terminò, il violino era effettivamente un prodigio di artigianato. Le sue linee fluivano con una grazia innaturale, la vernice brillava come oro liquido. Ma quando Elias prese l'archetto e lo fece scorrere sulle corde, il suono che ne uscì fu... ordinario. Terribilmente, inesorabilmente ordinario.

L’incongruenza lo colpì con la forza di un pugno: come poteva un oggetto costruito con tale cura, con un tale amore per la perfezione, produrre un suono così banale? La meccanica precisa, l'attenzione maniacale ai dettagli, avrebbero dovuto tradursi in qualcosa di straordinario. Invece, il risultato era mediocre.

Questa discrepanza tra l'input meticoloso e l'output insipido divenne la sua ossessione. Iniziò a smontare e rimontare il violino, analizzando ogni componente, ogni giuntura. Cercava l'errore, il difetto nascosto che spiegasse quella deludente normalità. Ma non trovava nulla. La meccanica era impeccabile.

La sua psiche iniziò a sgretolarsi sotto il peso di questo enigma irrisolvibile. Se la perfezione meccanica non garantiva la bellezza, cosa significava la sua vita? I suoi anni di studio, la sua dedizione all'arte, erano forse privi di significato? Il ticchettio dell'orologio divenne la colonna sonora della sua disillusione, un promemoria costante della sua incapacità di comprendere il cuore della contraddizione.

Un giorno, una giovane violinista di nome Clara si presentò alla sua porta. Aveva sentito parlare della sua leggendaria abilità e sperava che potesse riparare il suo vecchio strumento. Elias, trasandato e con gli occhi persi nel vuoto, inizialmente rifiutò. Ma la passione che brillava negli occhi di Clara lo riportò vagamente a un tempo in cui anche lui credeva nel potere della musica.

Accettò con riluttanza. Mentre esaminava il violino di Clara, notò le imperfezioni, i piccoli graffi, le asimmetrie quasi impercettibili. Quando Clara iniziò a suonare, nonostante questi difetti, il suono che ne uscì era vibrante, pieno di emozione, di vita.

Elias la osservò, il ticchettio dell'orologio sullo sfondo. In quel momento, una fragile intuizione iniziò a farsi strada nella sua mente annebbiata. Forse la musica non risiedeva solo nella perfezione meccanica. Forse c'era qualcos'altro, un elemento intangibile, un'anima che la meccanica da sola non poteva catturare.

Il dilemma della meccanicità non era una legge ferrea, ma un'illusione. La perfezione tecnica era solo un contenitore; era l'imperfezione umana, la passione, la vulnerabilità dell'artista a infondere la vera magia nella musica.

Elias non tornò mai a costruire violini. Ma attraverso la musica di Clara, iniziò lentamente a ricostruire sé stesso. Il ticchettio dell'orologio non cessò, ma il suo significato cambiò. Non era più un lamento del fallimento, ma un promemoria del mistero insondabile che risiede nel cuore dell'arte, un mistero che va oltre la semplice meccanica e risuona nell'anima umana. Il paradosso meccanico aveva quasi distrutto Elias ma, inaspettatamente, osservare la sua fallibilità attraverso gli occhi di un altro fu ciò che iniziò a liberarlo.





lunedì 7 aprile 2025

"Nell'inferno di colori, ogni barca è un'anima verso l'abisso." Testo di Athos Enrile, immagine di Cristina Mantisi


 

Viaggio agli Inferi

Immagine di Cristina Mantisi

Testo di Athos Enrile


Il mare si contorce in spasmi di rosso e blu, un liquido inferno increspato da onde che sembrano lingue di fuoco danzanti. Un’imbarcazione solitaria, scura e fragile, si fa strada in questo paesaggio da incubo, fendendo le acque agitate come un’anima condannata nel suo viaggio verso l’ignoto.

Le montagne sullo sfondo si ergono cupe e minacciose, le loro cime avvolte in un crepuscolo eterno di nero e ocra, come le porte di un regno proibito. Il cielo sopra è un turbinio di colori violenti, un presagio di tempesta o forse il riflesso del fuoco che arde sotto.

Non c'è pace in questo viaggio. Ogni onda è un sussurro di disperazione, ogni ombra una presenza incombente. La barca prosegue, spinta da una forza invisibile, verso un orizzonte incerto, dove la promessa di oscurità eterna si mescola al terrore della rivelazione.

Questo non è un viaggio di speranza, ma un’immersione nel cuore di un abisso colorato e tormentato, un vero e proprio viaggio agli inferi.




domenica 6 aprile 2025

Echi di Primavera: L'Arte Invade la Ferraris Pancaldo


L'evento "La magia del colore", curato da Angie Macrì, ha segnato l'inizio della primavera 2025 con una vibrante esplosione di creatività, offrendo un antidoto colorato al grigiore delle notizie quotidiane. 

La mostra, tenutasi presso la Mostra Permanente delle Scienze Nautiche "Ferraris Pancaldo", ha celebrato la bellezza e l'umanità attraverso le opere di artisti eclettici e talentuosi.

Alessia Artoni ha presentato la sua visione futuristica, mentre Annamaria Galleano ha portato una carica di espressività naturale e vitalità. Caterina Frasione ha incantato con eleganza e delicatezza, e Debora Chiarla ha offerto un figurativo esotico e coinvolgente. Elena Poppi ha espresso la sua passione e impegno con equilibrio formale, e Laura Marra ha condotto il pubblico in un viaggio cosmico di colori e forme. Micol Masio ha dimostrato la potenza del suo talento con opere che riflettono lavoro e dedizione, e Silvana Valente ha trasformato la materia in dinamismo cromatico.

Enrico Parodi ha dipinto l'amore per la vita con sentimento ed energia, e Luca Enrile ha stupito con la sua scultura espressiva. Mirko Lorusso ha fuso pittura, musica e grafia in un mix esplosivo di fantasia. Silvana Guarino, presentata da Antonio Rossello, ha raccontato una storia di coraggio e amore durante la Seconda Guerra Mondiale. Infine, il talentuoso trio Franco, Adelio & Franco ha omaggiato la musica italiana.

La Mostra Permanente delle Scienze Nautiche "Ferraris Pancaldo", con la sua ricca storia e fascino, ha fornito la cornice ideale per "La magia del colore".

L'evento è stato reso possibile grazie alla collaborazione di Francesco Ottonello, Mara Cosce, Marcella Pera e Dario Zucchetti, che hanno offerto la loro disponibilità e supporto.

A seguire un nutrito reportage fotografico…


Angie Macrì con l’artista, scrittore, poeta, cantante e musicista, Mirko Lorusso