Un sussurro di foglie colorate, un manto cangiante steso
sulla terra umida. Il Bosco di Ognissanti non è un luogo, ma un respiro
dell'anima, dove i colori vibrano di una luce interiore, quasi magica. Tronchi
antichi si ergono come silenziose sentinelle, custodi di storie sussurrate dal
vento. L'aria profuma di muschio e di terra, un incenso naturale che eleva lo
spirito. In questo spazio senza tempo, l'ordinario si vela di mistero, e ogni
passo è una carezza all'essenza della vita, un omaggio alla bellezza effimera
del creato.
Il lago si stende quieto sotto un cielo di bruma rosata, un
velo di crepuscolo che smorza i contorni del mondo. Le montagne sullo sfondo,
silenziose sentinelle, si stagliano in tonalità più scure, quasi un eco lontano
di un tempo primordiale. La superficie dell'acqua riflette questo paesaggio
etereo, creando un doppio mondo di quiete e mistero.
Una piccola barca, solitaria, galleggia al centro, un punto
scuro in questa distesa liquida. Sembra sospesa tra il cielo e la terra, un
invito alla riflessione, un simbolo di un viaggio interiore o forse di
un’attesa silenziosa. La vegetazione in primo piano, con i suoi toni scuri e
saturi, incornicia la scena, radicandola in una realtà terrena che contrasta
con l'atmosfera quasi onirica del resto del paesaggio.
C'è una profonda pace in questa immagine, una sensazione di
tempo sospeso, di un momento tra il giorno e la notte, tra la veglia e il
sogno. È un invito alla contemplazione, a perdersi nella bellezza semplice e
malinconica di un paesaggio che respira quiete.
... e in quel crepuscolo rosato, la quiete del lago custodisce storie silenziose, sussurrate dal vento tra le montagne.
Il vecchio orologio a pendolo nel salotto di Elias
ticchettava con una regolarità quasi ossessiva. Ogni "tic" era un
martello pneumatico che scalpellava la sua sanità mentale, ogni "tac"
un eco cavernoso del suo fallimento. Elias, un tempo rinomato liutaio, ora
viveva intrappolato in un silenzio autoimposto, rotto solo dalla monotona
litania del tempo.
Il dilemma della meccanicità lo aveva inghiottito
lentamente, come una marea inesorabile. Era iniziato con la costruzione del suo
capolavoro: un violino così perfetto che avrebbe dovuto trascendere la musica
stessa. Ogni curva era stata studiata, ogni pezzo di legno scelto con una devozione
quasi religiosa. Aveva passato anni a perfezionarlo, convinto che una tale
dedizione avrebbe prodotto uno strumento di ineguagliabile bellezza sonora.
Quando finalmente lo terminò, il violino era effettivamente
un prodigio di artigianato. Le sue linee fluivano con una grazia innaturale, la
vernice brillava come oro liquido. Ma quando Elias prese l'archetto e lo fece
scorrere sulle corde, il suono che ne uscì fu... ordinario. Terribilmente,
inesorabilmente ordinario.
L’incongruenza lo colpì con la forza di un pugno: come poteva
un oggetto costruito con tale cura, con un tale amore per la perfezione,
produrre un suono così banale? La meccanica precisa, l'attenzione maniacale ai
dettagli, avrebbero dovuto tradursi in qualcosa di straordinario. Invece, il
risultato era mediocre.
Questa discrepanza tra l'input meticoloso e l'output insipido
divenne la sua ossessione. Iniziò a smontare e rimontare il violino,
analizzando ogni componente, ogni giuntura. Cercava l'errore, il difetto
nascosto che spiegasse quella deludente normalità. Ma non trovava nulla. La
meccanica era impeccabile.
La sua psiche iniziò a sgretolarsi sotto il peso di questo
enigma irrisolvibile. Se la perfezione meccanica non garantiva la bellezza,
cosa significava la sua vita? I suoi anni di studio, la sua dedizione all'arte,
erano forse privi di significato? Il ticchettio dell'orologio divenne la
colonna sonora della sua disillusione, un promemoria costante della sua
incapacità di comprendere il cuore della contraddizione.
Un giorno, una giovane violinista di nome Clara si presentò
alla sua porta. Aveva sentito parlare della sua leggendaria abilità e sperava
che potesse riparare il suo vecchio strumento. Elias, trasandato e con gli
occhi persi nel vuoto, inizialmente rifiutò. Ma la passione che brillava negli
occhi di Clara lo riportò vagamente a un tempo in cui anche lui credeva nel
potere della musica.
Accettò con riluttanza. Mentre esaminava il violino di Clara,
notò le imperfezioni, i piccoli graffi, le asimmetrie quasi impercettibili.
Quando Clara iniziò a suonare, nonostante questi difetti, il suono che ne uscì
era vibrante, pieno di emozione, di vita.
Elias la osservò, il ticchettio dell'orologio sullo sfondo.
In quel momento, una fragile intuizione iniziò a farsi strada nella sua mente
annebbiata. Forse la musica non risiedeva solo nella perfezione meccanica.
Forse c'era qualcos'altro, un elemento intangibile, un'anima che la meccanica
da sola non poteva catturare.
Il dilemma della meccanicità non era una legge ferrea, ma
un'illusione. La perfezione tecnica era solo un contenitore; era l'imperfezione
umana, la passione, la vulnerabilità dell'artista a infondere la vera magia
nella musica.
Elias non tornò mai a costruire violini. Ma attraverso la
musica di Clara, iniziò lentamente a ricostruire sé stesso. Il ticchettio
dell'orologio non cessò, ma il suo significato cambiò. Non era più un lamento
del fallimento, ma un promemoria del mistero insondabile che risiede nel cuore
dell'arte, un mistero che va oltre la semplice meccanica e risuona nell'anima
umana. Il paradosso meccanico aveva quasi distrutto Elias ma, inaspettatamente,
osservare la sua fallibilità attraverso gli occhi di un altro fu ciò che iniziò
a liberarlo.
Il mare si contorce in spasmi di rosso e blu, un liquido
inferno increspato da onde che sembrano lingue di fuoco danzanti.
Un’imbarcazione solitaria, scura e fragile, si fa strada in questo paesaggio da
incubo, fendendo le acque agitate come un’anima condannata nel suo viaggio
verso l’ignoto.
Le montagne sullo sfondo si ergono cupe e minacciose, le loro
cime avvolte in un crepuscolo eterno di nero e ocra, come le porte di un regno
proibito. Il cielo sopra è un turbinio di colori violenti, un presagio di
tempesta o forse il riflesso del fuoco che arde sotto.
Non c'è pace in questo viaggio. Ogni onda è un sussurro di
disperazione, ogni ombra una presenza incombente. La barca prosegue, spinta da
una forza invisibile, verso un orizzonte incerto, dove la promessa di oscurità
eterna si mescola al terrore della rivelazione.
Questo non è un viaggio di
speranza, ma un’immersione nel cuore di un abisso colorato e tormentato, un
vero e proprio viaggio agli inferi.
L'evento "La magia del colore", curato da Angie
Macrì, ha segnato l'inizio della primavera 2025 con una vibrante esplosione di
creatività, offrendo un antidoto colorato al grigiore delle notizie quotidiane.
La mostra, tenutasi presso la Mostra Permanente delle Scienze Nautiche
"Ferraris Pancaldo", ha celebrato la bellezza e l'umanità attraverso
le opere di artisti eclettici e talentuosi.
Alessia Artoni ha presentato la sua visione futuristica,
mentre Annamaria Galleano ha portato una carica di espressività naturale e
vitalità. Caterina Frasione ha incantato con eleganza e delicatezza, e Debora
Chiarla ha offerto un figurativo esotico e coinvolgente. Elena Poppi ha
espresso la sua passione e impegno con equilibrio formale, e Laura Marra ha
condotto il pubblico in un viaggio cosmico di colori e forme. Micol Masio ha
dimostrato la potenza del suo talento con opere che riflettono lavoro e dedizione,
e Silvana Valente ha trasformato la materia in dinamismo cromatico.
Enrico Parodi ha dipinto l'amore per la vita con sentimento
ed energia, e Luca Enrile ha stupito con la sua scultura espressiva. Mirko
Lorusso ha fuso pittura, musica e grafia in un mix esplosivo di fantasia.
Silvana Guarino, presentata da Antonio Rossello, ha raccontato una storia di
coraggio e amore durante la Seconda Guerra Mondiale. Infine, il talentuoso trio
Franco, Adelio & Franco ha omaggiato la musica italiana.
La Mostra Permanente delle Scienze Nautiche "Ferraris
Pancaldo", con la sua ricca storia e fascino, ha fornito la cornice ideale
per "La magia del colore".
L'evento è stato reso
possibile grazie alla collaborazione di Francesco Ottonello, Mara Cosce,
Marcella Pera e Dario Zucchetti, che hanno offerto la loro disponibilità e
supporto.
A seguire un nutrito reportage fotografico…
Angie Macrì con l’artista, scrittore,
poeta, cantante e musicista, Mirko Lorusso