West Virginia

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Buckhannon, West Virginia dicembre 1996

lunedì 14 aprile 2014

Football allo stadio... un altro mondo!



Nel recente passato ho potuto constatare di persona come un grande evento sportivo di massa passa essere vissuto come la maggior parte delle persone lo vorrebbe: una festa per le famiglie, nessun pericolo nascosto, ovvia competizione, colore, rumore, musica, momento di relax da passare in piena comunione.
Era il 2009 e nell’occasione del fine settimana, al termine di un breve periodo di lavoro in South Carolina, ci veniva proposta una domenica allo stadio, per assistere ad una partita di Football Americano tra la squadra del Clemson e … non ricordo il nome dell’antagonista.
E’ uno sport che non amo, e l’averlo vissuto in diretta non mi ha fatto cambiare idea, ma poter passare alcune ore immerso nella vera cultura americana aveva per me un certo fascino, così come lo avrebbero avuto una partita di Baseball o Basket.
Nella breve esperienza siamo stati quasi guidati per mano da chi si è preoccupato di condurci in auto, dopo aver pensato per noi a indumenti adatti all’imminente pioggia in arrivo.
L’avvicinamento fa parte della comprensione dell’evento, e sapere che annessi ai biglietti ci sarebbero stati anche i posti auto nei vari parking è  stato di per se già sorprendente.
Arrivati sui prati che circondano lo stadio il verde si è trasformato in arancione, quello dei colori dell’equipe di casa.
Ho visto intere famiglie, giunte al mattino, installare le loro strutture mobili, fatte di televisioni, barbecue, tutti i confort che si possono trasferire dall’abitazione alla “strada”.
Ho visto bimbi giocare cercando di emulare i campioni che dopo poco sarebbero scesi in campo, e gruppi familiari vivere una giornata serena, che non verrà guastata dal risultato sportivo negativo.
Ho visto ancora la banda scorrere per le strade circostanti, con l’ostentazione di un folklore che sa di sano e divertente.
Piccolo particolare: partita della massima serie e all’interno dello stadio ci ritroveremo circondati da… 80000 persone… una finale dei mondiali!
Entriamo nell’arena e i numeri sono ancora contenuti. Intanto prendiamo confidenza con le usanze.
Anche lo stadio cambia progressivamente colore e si tinge di arancione, ma… una piccola fetta è blu, il segno distintivo degli avversari e, cosa anomala per la mentalità italiana, sono a contatto tra di loro, divisi da niente, curva nord e sud vicine come fossero amiconi.
Sul green si succedono le manifestazioni, e una serie di majorette ha uno spazio riservato sugli spalti, una sorta di eco a ciò che accade in campo.
Prima dell’inizio va in scena il galà delle celebrità, con tanti ex campioni e persone famose che sfilano davanti ad una folla incandescente, che dimostra di apprezzare con ovazioni ad ogni nuova entrata. Entra sul rettangolo verde la banda e la scenografia esplode, anche se la mia sorpresa personale arriverà quando nella pausa tra i tempi si esibirà con brani dei The Who.
Il match sta per iniziare e il tifo inizia, con standing ovation guidate da quello che alla fine risulterà il massimo incitamento al perseguire la causa “cittadina”: da un grande display si illumina una frase che tradotta significa…” Alzati in piedi e fa più rumore possibile!”.

ALZATI IN PIEDI E FA PIU’ RUMORE POSSIBILE!

Che lezione di civiltà! Ottantamila persone che convivono senza scontri e, sottolineo ancora, il team casalingo, quello che poteva contare sulla stragrande maggioranza di presenti, sarà sconfitto, e nessuno si farà male.
Insomma, qualcosa di invidiabile questi americani ce l'hanno, ed è questo un fatto oggettivo.
Ho provato a riassumere le mie parole nel video a seguire, che ripercorre alla buona il mio racconto.

Tanto per dimostrare che non ho inventato niente!





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