West Virginia

West Virginia
Buckhannon, West Virginia dicembre 1996

mercoledì 9 aprile 2014

Un bel ricordo di NIC...



MARZO 2007-Palazzetto dello Sport di Loano

Domenica ho goduto per otto, intensissimi minuti.
Ho goduto guardando mio figlio in un contesto che non conoscevo.
Ho trattenuto il mio entusiasmo per evitare di farmi  “conoscere “da persone che non sanno chi io sia.
Ho finto indifferenza per non passare per il solito papà che si monta la testa proiettando se stesso sui propri prolungamenti, gongolandosi per le meraviglie del figlio, un bimbo di 9 anni.
Una caratteristica positiva, secondo me, di Niccolò, e’ la sua predisposizione allo sport in genere.
Quello che più ama, esercitato sin dai 5 anni, e’ il calcio, che e’ poi il mio amore.
Lo pratica con continuità, con passione, con dedizione, e direi anche con discreto successo.
Vederlo muoversi sul campo e’ per me un grande piacere.
E’ elegante, concreto, leader, desideroso di partecipare e anche di vincere.
A volte mi stupisce per le cose che riesce a fare.
A volte mi fa arrabbiare per certe banalità ed io non perdo occasione per elogiarlo o spiegargli gli errori.
Raccontata così sembra quasi una cosa seria .
Può non essere seria un’attività che si svolge per tre giorni alla settimana, che coinvolge tutti i genitori, che e’ seguita dai fratelli, dalle sorelle, dai nonni?
Nessuno di quei bimbi diventerà un campione, ma cresceranno e si formeranno sapendo cosa significhi far parte di una  squadra,  lavorare in  gruppo,  raggiungere un obiettivo comune.
E poi mi diverto, così come mia moglie, quando butta la palla in rete e corre verso il centrocampo facendo gesti visti in TV, pittoreschi, ma non irriverenti.
Spesso giochiamo assieme e io gli passo tutti i  trucchetti che conosco.
Per lui e’ faticoso ascoltarmi attivamente e mi accorgo che preferisce seguire l’istinto.
E’ esuberante a tal punto che abbiamo dovuto trovargli alternative al calcio, per coprire i vuoti che esistono tra i giorni di allenamento e la partita.
In questo noi genitori c’entriamo poco, anche se potrebbe sembrare una mania di grandezza.
Niccolò ci chiede di spendere energie quotidianamente, di sudare ogni volta che sia possibile, cioè chiede ciò che  io facevo alla sua età  tutti i giorni, all’oratorio.
Ma ora l’oratorio non c’e’ più e bisogna inventarsi alternative.
Dunque, escludendo la domenica dedicata alla famiglia, restano due giorni liberi dal calcio.
Uno lo si impegna col tennis.
Eh si, un’ ora di tennis a settimana .
Il tutto e’ iniziato con una prova nel campo di fronte a casa nostra.
Gli e’ piaciuto e quindi prosegue.
L’ultimo giorno e’ dedicato al Basket.
Nic e’ stato accettato alla scuola di pallacanestro (in fondo basta pagare!) con la formula del …“mi alleno una volta a settimana,  ma non contatemi per le gare”.
Da quindici giorni lui sapeva di una partita, di domenica mattina.
E ha incominciato a martellarmi.
Ti prego papi, portami almeno una volta a giocare!”
Ma no Niccolò, dobbiamo andare a messa, tra un po’ farai la Comunione, e poi ci dobbiamo alzare prestissimo per andare a Loano!”
Ma poi a me che importa del Basket!
Ma dire di no e’ difficile … meglio goderseli questi figli, finche si può.
Alle 9.30 siamo davanti al Palazzetto dello Sport, pronti a partire per Loano.
I bambini sono 12 e si gioca in 5.
Ma perchè lo avrà convocato?
Arriviamo e mi seggo defilato, assieme al padre di  un compagno di calcio di mio figlio, nelle stesse condizioni.
Non cerchiamo la confidenza col resto del gruppo  e  ci viene da fare confronti con la nostra compagnia del calcio.
Ci consideriamo occasionali  e snobbiamo l’avvenimento, dando l’impressione di quelli capitati li per caso.
Parlando col mister chiedo il nome della nostra squadra e mi immagino che abbia pensato ad un padre inesistente, che nemmeno conosce il team del suo bambino.
La struttura in cui ci troviamo e’ da professionisti.
Piscine, palestre, bar e mega corridoi.
Di basket non capisco nulla, ma da come si muovono i bambini “avversari” temo il peggio.
Ma non per mio figlio… lui non c’entra con questo sport.
Inizia la partita con la squadra base, penso la più forte possibile.
Ovviamente Nic non c’e’, e mi sembra giusto.
Finiscono i primi 8 minuti quasi tragicamente, con un punteggio pesantissimo, mi pare 35 a  5 per i nostri avversari.
Ma dove sono capitato?!
Il secondo tempo inizia ed entrano altri 5. Ovviamente Nic non c’e’ e mi sembra giusto.
Noi subiamo e basta e non riusciamo a fare  un  solo canestro in 8 minuti.
Loro sembrano dei piccoli Maradona imprestati ad altro sport e ci schiacciano sotto al nostro canestro.
Una tragedia.
55 a 5.
Inizia il terzo tempo.
Il mio vicino mi chiede se voglio un caffè, ma declino l’invito con una scusa.
In realtà voglio vedere cosa sa fare il mio piccolo.
Non mi aspetto molto, al di la del dinamismo, ma sono curioso.
Il mister riunisce tutta la squadra ed il quintetto che ne esce fuori non prevede la partecipazione di Niccolò.
Mi chiedo per quale motivo siamo in quel posto, cosa ci siamo alzati a fare, perchè perdere del tempo!
Soltanto ieri gli ho visto fare una tripletta contro il Ceriale, con un pallonetto da favola!
Quelle sono soddisfazioni!
L’allenatore fa bene a non investire su uno che  e’ li per caso, ma almeno un contentino potrebbe darglielo.
Niccolò, al centro della panchina, ranicchia le ginocchia e ci infila la testa in mezzo.
Si stropiccia gli occhi e intuisco il suo pianto.
Mi si stringe il cuore e vorrei portarlo via di corsa.
Il mister gli si avvicina e lo consola proponendo la sua  razionalità, ma in quel momento e’ un’arma sbagliata.
Mi guarda da lontano, cercando conforto con gli occhi.
Io restituisco e gli faccio intravedere il dito che simboleggia un ok.
E gli mando un bacio.
Come vorrei stringerlo a me e baciarlo, consolarlo, accarezzarlo.
Ma lui sta preparando la sua rivincita, nell’unico modo che conosce.
E carica le batterie in attesa dell’esplosione.
Il terzo tempo finisce col punteggio di 77 a 7.
Chiamo mia moglie e racconto il tutto.
Lei scoppia in riso, più stupito che divertito, quando sente il punteggio.
Ha giocato a Basket in serie B e forse parla con cognizione di causa.
Poi sento il suo dispiacere quando racconto di Nic.
Non e’ la fine del mondo, ci sta tutto e tutto e’ spiegabile.
Ma Niccolò e’ un animale da arena e non riesce proprio a capire la gabbia in cui si trova in quel momento.
Ed ora e’ il suo momento, suo e del suo amico di calcio, che comunque ha già avuto la chance nel secondo tempo, forse perchè prestante fisicamente.
Niccolò e’ tra i più piccoli però tutti spariscono  quando lui entra in campo.
Alla prima azione ruba palla al centro e corre a fare canestro, mentre tutti i genitori applaudono, finalmente, e l’allenatore lo elogia.
Sarà un caso questo canestro?
Lui corre ovunque, difende  come fa normalmente con i piedi, attacca come e’ solito fare su un campo di calcio.
Gli atri bambini sembrano trasformati e lui li guida, spiegando cosa devono fare.
Scappa ovunque senza che qualcuno riesca a fermarlo e segna un altro canestro.
Questo Basket incomincia a piacermi!
Anche il suo amico fa un canestro… questo e’ gioco di squadra.
La tattica consiste nel lanciare lungo verso Niccolò, che si smarca a piacimento e va a canestro.
L’allenatrice in seconda promette un gelato al raggiungimento dei 15 punti .
Gli avversari non esistono più e il quarto tempo si chiude col punteggio di 10 a 2 per noi.
I genitori mormorano tra il contento e l’invidioso.
Io mantengo il distacco che mi sono imposto,  ma dentro sono felice ed orgoglioso.
Un papà mi chiede qualcosa, ma io sottolineo che siamo solo di passaggio e che il basket non e’ affar nostro.
Immagino  il rammarico dell’allenatore che  deve allenare un ragazzino promettente che non potrà mai utilizzare con continuità.
Mentre aspetto l’uscita dagli spogliatoi telefono a mia moglie e racconto.
E’ incredula  e dispiaciuta di non aver partecipato alla trasferta.
Niccolò esce e mi chiede, come sempre: “ Come ho giocato?”
Grande Nic!”.
Sai papa’ mi e’ venuto un nervoso che ho dato tutto quello che avevo. Hai visto quel canestro fatto col terzo tempo?”
E che  cos’e’ il  terzo tempo Nic? ”.
Significa che tu devi…”
Magari non farà più una partita, magari non mi capiterà più di vederlo, magari lascerà ogni tipo di sport per dedicarsi ad altro, ma… quegli 8 minuti non li dimenticherò mai, e probabilmente nemmeno lui.
E intanto  Niccolò aspetta l’allenamento di martedì per pretendere il gelato dei 15 punti, per lui e per la sua squadra.





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