West Virginia

West Virginia
Buckhannon, West Virginia dicembre 1996

martedì 15 aprile 2025

Oro Nero, Silenzi Infuocati. Di Cristina Mantisi e Athos Enrile

 

Terra del fuoco

Immagine di Cristina Mantisi

Testo di Athos Enrile

 

"Terra del Fuoco": un nome che evoca fiamme e braci, eppure svela un paesaggio inatteso, saturo di tonalità calde e metalliche. Montagne scabre e imponenti si innalzano da acque che paiono oro fuso, la cui superficie è appena increspata da una brezza invisibile. Il cielo incombe come un drappo di un rosso cupo e denso, un presagio che soffoca ogni altra sfumatura.

Qui, il verde rigoglioso è assente, sostituito dalla severa maestosità della roccia nuda, scolpita da ere di vento e gelo. Le cime frastagliate si stagliano contro il cielo tormentato, quasi a sfidare la sua pesantezza. L'assenza di una luce chiara e definita avvolge l'intera scena in un'aura surreale, come se si fosse giunti ai confini di un mondo conosciuto, in un crepuscolo eterno o all'alba di una genesi primordiale.

Si percepisce una forza tellurica silenziosa, una potenza latente racchiusa nella massa delle montagne e nel movimento lento e inesorabile dell'acqua dorata. È una bellezza austera, priva di concessioni, che narra di resistenza e di una natura selvaggia e indomita. Il nome "Terra del Fuoco" non descrive un incendio visibile, ma l'ardore interno di un pianeta in continua formazione, la testimonianza di forze geologiche che hanno plasmato un paesaggio tanto inospitale quanto affascinante. Si immagina il calore sotterraneo, la pressione che ha sollevato queste vette verso un cielo ostile, un fuoco interiore che si manifesta in questa grandiosità immobile e atemporale. E in quell'immobilità perenne, pulsa il cuore metallico di un mondo in genesi.







sabato 12 aprile 2025

Dove l'ombra si fa liquida, la luce si tinge di mistero-di Cristina Mantisi e Athos Enrile


Tempesta magnetica

Immagine di Cristina Mantisi

Testo di Athos Enrile


Dalle fauci di una notte senza luna, un azzurro liquido si svela, cascata di spettri luminosi che stillano dal cuore dell'ombra. Ogni filo di luce è un sussurro di energia, un nervo scoperto che vibra nel silenzio siderale. Paiono lacrime di un cielo ignoto, precipitate in un abisso di velluto nero, o forse radici di un albero di cristallo che affonda nel nulla. La trama densa è un fremito di scintille silenziose, un linguaggio arcano tessuto nell'oscurità. È la bellezza fredda e inafferrabile di un fenomeno che danza ai confini del visibile, un mistero che si manifesta in un'epifania di blu elettrico, lasciando nell'anima un'eco di meraviglia inquieta.... e in quell'azzurro vibrante, non si cela forse la domanda più antica dell'universo?







giovedì 10 aprile 2025

Un omaggio cromatico all'essenza di ogni cosa, di Cristina Mantisi e Athos Enrile


Il bosco di Ognissanti

Immagine di Cristina Mantisi

Testo di Athos Enrile


Un sussurro di foglie colorate, un manto cangiante steso sulla terra umida. Il Bosco di Ognissanti non è un luogo, ma un respiro dell'anima, dove i colori vibrano di una luce interiore, quasi magica. Tronchi antichi si ergono come silenziose sentinelle, custodi di storie sussurrate dal vento. L'aria profuma di muschio e di terra, un incenso naturale che eleva lo spirito. In questo spazio senza tempo, l'ordinario si vela di mistero, e ogni passo è una carezza all'essenza della vita, un omaggio alla bellezza effimera del creato.





mercoledì 9 aprile 2025

Il lago quieto, crepuscolo dell'anima, riflette un cuore che tace in attesa. Immagine di Cristina Mantisi, testo di Athos Enrile


 Sognando le Terre d'Oriente
Immagine di Cristina Mantisi
Testo di Athos Enrile


Il lago si stende quieto sotto un cielo di bruma rosata, un velo di crepuscolo che smorza i contorni del mondo. Le montagne sullo sfondo, silenziose sentinelle, si stagliano in tonalità più scure, quasi un eco lontano di un tempo primordiale. La superficie dell'acqua riflette questo paesaggio etereo, creando un doppio mondo di quiete e mistero.

Una piccola barca, solitaria, galleggia al centro, un punto scuro in questa distesa liquida. Sembra sospesa tra il cielo e la terra, un invito alla riflessione, un simbolo di un viaggio interiore o forse di un’attesa silenziosa. La vegetazione in primo piano, con i suoi toni scuri e saturi, incornicia la scena, radicandola in una realtà terrena che contrasta con l'atmosfera quasi onirica del resto del paesaggio.

C'è una profonda pace in questa immagine, una sensazione di tempo sospeso, di un momento tra il giorno e la notte, tra la veglia e il sogno. È un invito alla contemplazione, a perdersi nella bellezza semplice e malinconica di un paesaggio che respira quiete. 

... e in quel crepuscolo rosato, la quiete del lago custodisce storie silenziose, sussurrate dal vento tra le montagne.







martedì 8 aprile 2025

L'anima imperfetta dello strumento perfetto: il paradosso di Elias


Il vecchio orologio a pendolo nel salotto di Elias ticchettava con una regolarità quasi ossessiva. Ogni "tic" era un martello pneumatico che scalpellava la sua sanità mentale, ogni "tac" un eco cavernoso del suo fallimento. Elias, un tempo rinomato liutaio, ora viveva intrappolato in un silenzio autoimposto, rotto solo dalla monotona litania del tempo.

Il dilemma della meccanicità lo aveva inghiottito lentamente, come una marea inesorabile. Era iniziato con la costruzione del suo capolavoro: un violino così perfetto che avrebbe dovuto trascendere la musica stessa. Ogni curva era stata studiata, ogni pezzo di legno scelto con una devozione quasi religiosa. Aveva passato anni a perfezionarlo, convinto che una tale dedizione avrebbe prodotto uno strumento di ineguagliabile bellezza sonora.

Quando finalmente lo terminò, il violino era effettivamente un prodigio di artigianato. Le sue linee fluivano con una grazia innaturale, la vernice brillava come oro liquido. Ma quando Elias prese l'archetto e lo fece scorrere sulle corde, il suono che ne uscì fu... ordinario. Terribilmente, inesorabilmente ordinario.

L’incongruenza lo colpì con la forza di un pugno: come poteva un oggetto costruito con tale cura, con un tale amore per la perfezione, produrre un suono così banale? La meccanica precisa, l'attenzione maniacale ai dettagli, avrebbero dovuto tradursi in qualcosa di straordinario. Invece, il risultato era mediocre.

Questa discrepanza tra l'input meticoloso e l'output insipido divenne la sua ossessione. Iniziò a smontare e rimontare il violino, analizzando ogni componente, ogni giuntura. Cercava l'errore, il difetto nascosto che spiegasse quella deludente normalità. Ma non trovava nulla. La meccanica era impeccabile.

La sua psiche iniziò a sgretolarsi sotto il peso di questo enigma irrisolvibile. Se la perfezione meccanica non garantiva la bellezza, cosa significava la sua vita? I suoi anni di studio, la sua dedizione all'arte, erano forse privi di significato? Il ticchettio dell'orologio divenne la colonna sonora della sua disillusione, un promemoria costante della sua incapacità di comprendere il cuore della contraddizione.

Un giorno, una giovane violinista di nome Clara si presentò alla sua porta. Aveva sentito parlare della sua leggendaria abilità e sperava che potesse riparare il suo vecchio strumento. Elias, trasandato e con gli occhi persi nel vuoto, inizialmente rifiutò. Ma la passione che brillava negli occhi di Clara lo riportò vagamente a un tempo in cui anche lui credeva nel potere della musica.

Accettò con riluttanza. Mentre esaminava il violino di Clara, notò le imperfezioni, i piccoli graffi, le asimmetrie quasi impercettibili. Quando Clara iniziò a suonare, nonostante questi difetti, il suono che ne uscì era vibrante, pieno di emozione, di vita.

Elias la osservò, il ticchettio dell'orologio sullo sfondo. In quel momento, una fragile intuizione iniziò a farsi strada nella sua mente annebbiata. Forse la musica non risiedeva solo nella perfezione meccanica. Forse c'era qualcos'altro, un elemento intangibile, un'anima che la meccanica da sola non poteva catturare.

Il dilemma della meccanicità non era una legge ferrea, ma un'illusione. La perfezione tecnica era solo un contenitore; era l'imperfezione umana, la passione, la vulnerabilità dell'artista a infondere la vera magia nella musica.

Elias non tornò mai a costruire violini. Ma attraverso la musica di Clara, iniziò lentamente a ricostruire sé stesso. Il ticchettio dell'orologio non cessò, ma il suo significato cambiò. Non era più un lamento del fallimento, ma un promemoria del mistero insondabile che risiede nel cuore dell'arte, un mistero che va oltre la semplice meccanica e risuona nell'anima umana. Il paradosso meccanico aveva quasi distrutto Elias ma, inaspettatamente, osservare la sua fallibilità attraverso gli occhi di un altro fu ciò che iniziò a liberarlo.





lunedì 7 aprile 2025

"Nell'inferno di colori, ogni barca è un'anima verso l'abisso." Testo di Athos Enrile, immagine di Cristina Mantisi


 

Viaggio agli Inferi

Immagine di Cristina Mantisi

Testo di Athos Enrile


Il mare si contorce in spasmi di rosso e blu, un liquido inferno increspato da onde che sembrano lingue di fuoco danzanti. Un’imbarcazione solitaria, scura e fragile, si fa strada in questo paesaggio da incubo, fendendo le acque agitate come un’anima condannata nel suo viaggio verso l’ignoto.

Le montagne sullo sfondo si ergono cupe e minacciose, le loro cime avvolte in un crepuscolo eterno di nero e ocra, come le porte di un regno proibito. Il cielo sopra è un turbinio di colori violenti, un presagio di tempesta o forse il riflesso del fuoco che arde sotto.

Non c'è pace in questo viaggio. Ogni onda è un sussurro di disperazione, ogni ombra una presenza incombente. La barca prosegue, spinta da una forza invisibile, verso un orizzonte incerto, dove la promessa di oscurità eterna si mescola al terrore della rivelazione.

Questo non è un viaggio di speranza, ma un’immersione nel cuore di un abisso colorato e tormentato, un vero e proprio viaggio agli inferi.




domenica 6 aprile 2025

Echi di Primavera: L'Arte Invade la Ferraris Pancaldo


L'evento "La magia del colore", curato da Angie Macrì, ha segnato l'inizio della primavera 2025 con una vibrante esplosione di creatività, offrendo un antidoto colorato al grigiore delle notizie quotidiane. 

La mostra, tenutasi presso la Mostra Permanente delle Scienze Nautiche "Ferraris Pancaldo", ha celebrato la bellezza e l'umanità attraverso le opere di artisti eclettici e talentuosi.

Alessia Artoni ha presentato la sua visione futuristica, mentre Annamaria Galleano ha portato una carica di espressività naturale e vitalità. Caterina Frasione ha incantato con eleganza e delicatezza, e Debora Chiarla ha offerto un figurativo esotico e coinvolgente. Elena Poppi ha espresso la sua passione e impegno con equilibrio formale, e Laura Marra ha condotto il pubblico in un viaggio cosmico di colori e forme. Micol Masio ha dimostrato la potenza del suo talento con opere che riflettono lavoro e dedizione, e Silvana Valente ha trasformato la materia in dinamismo cromatico.

Enrico Parodi ha dipinto l'amore per la vita con sentimento ed energia, e Luca Enrile ha stupito con la sua scultura espressiva. Mirko Lorusso ha fuso pittura, musica e grafia in un mix esplosivo di fantasia. Silvana Guarino, presentata da Antonio Rossello, ha raccontato una storia di coraggio e amore durante la Seconda Guerra Mondiale. Infine, il talentuoso trio Franco, Adelio & Franco ha omaggiato la musica italiana.

La Mostra Permanente delle Scienze Nautiche "Ferraris Pancaldo", con la sua ricca storia e fascino, ha fornito la cornice ideale per "La magia del colore".

L'evento è stato reso possibile grazie alla collaborazione di Francesco Ottonello, Mara Cosce, Marcella Pera e Dario Zucchetti, che hanno offerto la loro disponibilità e supporto.

A seguire un nutrito reportage fotografico…


Angie Macrì con l’artista, scrittore, poeta, cantante e musicista, Mirko Lorusso











giovedì 27 marzo 2025

L’ultimo romanzo di Paola Zagarella: “Il mare non ha colpe”

 

Tutto ha inizio da un lungo viaggio.

Lingue, dialetti, colori della pelle s’incontrano per la prima volta per il “viaggio della speranza”.

Poi un naufragio li travolge.

Fato e Umanità segneranno i loro destini.

Quale sarà la sorte di Felice, il giovane immigrato in cerca di futuro?

Morte, sopravvivenza o vita?

Il romanzo affronta un problema attuale e divisivo dichiarando senza remore più aspetti: positivi e negativi, bene e male, giusto e ingiusto, accogliere o rifiutare; proponendo un percorso per riflettere insieme.


Paola Zagarella è nata a Genova nel 1964, dopo la Maturità Classica, la Laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico ha lavorato in diversi ambiti professionali, soprattutto Finanziario e Assicurativo. L’evidente contrasto tra il percorso di studi e i lavori infine svolti, la spingeranno a inseguire negli anni le proprie passioni. Nel tempo libero ama dipingere, leggere, scrivere e descrivere ciò che la circonda, dedicandosi in particolare a temi d’interesse contemporaneo. Nel 2020 pubblica il suo Romanzo di esordio, d’ispirazione autobiografica, Storie di una donna di oggi (con Attestato di merito nel Premio Internazionale ‘Michelangelo Buonarroti’). Nel 2021, pubblica una ‘Lettera’ nell’Antologia AA.VV. ‘Le parole che non ti ho detto’ e un racconto nell’Antologia AA.VV. “Racconti Liguri’. Nel 2022 pubblica il Romanzo, Il rumore delle scale (con Attestato di merito nel ‘Premio letterario Maria Cumani Quasimodo) Nel 2023 pubblica un racconto nell’antologia AA.VV. ’21 Storie di mare’ e il suo terzo romanzo ‘Villa Ponente’.






martedì 25 marzo 2025

domenica 16 marzo 2025

INAUGURAZIONE MOSTRA PERSONALE DI LUCA ENRILE: TESTIMONIANZA VIDEO

 


MOSTRA PERSONALE DI LUCA ENRILE 

Organizzatrice Art Promoter Angie Macrì 

Dal 15 al 22 marzo 

Savona-via Caboto 2

 

Buona partecipazione di pubblico all’inaugurazione della Mostra Personale di Luca Enrile, organizzata dall’Art Promoter Angie Macrì nella prestigiosa Mostra Permanente delle Scienze Nautiche a Savona.


Amici, appassionati ed esperti hanno potuto apprezzare il lavoro di Luca, un caleidoscopio di opere nuove e antiche che raccolgono il lavoro di una vita e guardano al futuro.

A seguire un’ampia testimonianza video che sintetizza la prima giornata dedicata alla mostra. 

 

Luca Enrile nasce a Savona l’8 luglio 1964

Diplomatosi in ceramica, ha lavorato per due anni in vari laboratori.

Nel 1982 ha partecipato al 1° Concorso della Ceramica sul Giro Ciclistico.

Nel 1984, ha conseguito il Primo premio per l’artigianato artistico alla XIII Mostra del Comando Artiglieria c/a.

Nel 1986 ha preso parte alla XII Mostra Regionale della ceramica artigianale ed artistica “Albisola Rassegna 2000”, presentando la scultura “La Madonna del Botta”, realizzata in terra rossa ingobbata - monocottura.

Ha inoltre partecipato alla 1° Mostra Nazionale di ceramica a Savona con un pezzo in monocottura terra rossa refrattaria sulla misericordia.

Impegni lavorativi lo hanno allontanato per molto tempo dalla sua passione originaria, comunque mai sopita, e Luca si ripropone oggi con opere antiche e appena realizzate, a cui spera di aggiungerne nuove, a partire dall’imminente futuro.





martedì 11 marzo 2025

MOSTRA PERSONALE DI LUCA ENRILE- A SAVONA, DAL 15 AL 22 MARZO


 

MOSTRA PERSONALE DI LUCA ENRILE

Organizzatrice Art Promoter Angie Macrì

Dal 15 al 22 marzo

Savona-via Caboto 2

 


Luca Enrile nasce a Savona l’8 luglio 1964

Diplomatosi in ceramica, ha lavorato per due anni in vari laboratori.

Nel 1982 ha partecipato al 1° Concorso della Ceramica sul Giro Ciclistico.

Nel 1984, ha conseguito il Primo premio per l’artigianato artistico alla XIII Mostra del Comando Artiglieria c/a.

Nel 1986 ha preso parte alla XII Mostra Regionale della ceramica artigianale ed artistica “Albisola Rassegna 2000”, presentando la scultura “La Madonna del Botta”, realizzata in terra rossa ingobbata - monocottura.

Ha inoltre partecipato alla 1° Mostra Nazionale di ceramica a Savona con un pezzo in monocottura terra rossa refrattaria sulla misericordia.

Impegni lavorativi lo hanno allontanato per molto tempo dalla sua passione originaria, comunque mai sopita, e Luca si ripropone oggi con opere antiche e appena realizzate, a cui spera di aggiungerne nuove, a partire dall’imminente futuro.




lunedì 10 marzo 2025

MOSTRA PERSONALE DI LUCA ENRILE- A SAVONA, DAL 15 AL 22 MARZO


 

MOSTRA PERSONALE DI LUCA ENRILE

Organizzatrice Art Promoter Angie Macrì

Dal 15 al 22 marzo

Savona-via Caboto 2

 


Luca Enrile nasce a Savona l’8 luglio 1964

Diplomatosi in ceramica, ha lavorato per due anni in vari laboratori.

Nel 1982 ha partecipato al 1° Concorso della Ceramica sul Giro Ciclistico.

Nel 1984, ha conseguito il Primo premio per l’artigianato artistico alla XIII Mostra del Comando Artiglieria c/a.

Nel 1986 ha preso parte alla XII Mostra Regionale della ceramica artigianale ed artistica “Albisola Rassegna 2000”, presentando la scultura “La Madonna del Botta”, realizzata in terra rossa ingobbata - monocottura.

Ha inoltre partecipato alla 1° Mostra Nazionale di ceramica a Savona con un pezzo in monocottura terra rossa refrattaria sulla misericordia.

Impegni lavorativi lo hanno allontanato per molto tempo dalla sua passione originaria, comunque mai sopita, e Luca si ripropone oggi con opere antiche e appena realizzate, a cui spera di aggiungerne nuove, a partire dall’imminente futuro.




martedì 28 gennaio 2025

Liriche e musica... Se io lavoro


"Se io lavoro" è una canzone delle Orme, estratta dall'album "Storia o leggenda" del 1977. È un brano molto interessante per diversi motivi…

Un'anticipazione del synth-pop: molti considerano "Se io lavoro" uno dei primi esempi di synth-pop in Italia, grazie all'utilizzo innovativo dei sintetizzatori e a una struttura musicale più essenziale rispetto ai lavori precedenti della band.

Un testo che fece discutere: la frase "Se io lavoro è perché non so che fare" suscitò non poche polemiche all'epoca, in quanto venne interpretata come un'offesa nei confronti dei disoccupati. In realtà, il testo va interpretato in modo più complesso, come una riflessione sull'alienazione del lavoro e sulla ricerca di un senso nella vita.

Un brano che ha anticipato i tempi: la canzone, nonostante le polemiche, è stata in grado di riscuotere un buon successo e merita di essere riscoperta e riascoltata. È un pezzo di storia della musica italiana e un esempio di come certe liriche possano essere un veicolo verso la riflessione e il cambiamento.

Le Orme-Storia o Leggenda (1977)

Se io lavoro
Se io lavoro è perché non so che fare
Ho pochi amici con cui passare il giorno
E non vorrei che si parlasse di me 
Che si dicesse che cerco solo di guadagnare
Perché questo non è vero, non è mai stato vero
Primavera, estate, autunno, inverno
Canto il giorno della terra in festa
E così sereno
Resto qui ad aspettar la sera

Se io lavoro è perché non so che fare
Perdere tempo vuol dire restare indietro
E se dovessi tornare a nascere un'altra volta
Direi al Signore di darmi la forza del contadino 
E non mi manca certo la gioia di vivere
Primavera, estate, autunno, inverno
Canto il giorno della terra in festa
E così sereno
Resto qui ad aspettar la sera




venerdì 24 gennaio 2025

Le stagioni...

Tre età dell'uomo (Tiziano)


A vent’anni si danza al centro del mondo.

A trenta si vaga dentro il centro.

A cinquanta si cammina lungo la circonferenza, evitando di guardare sia l’esterno sia l’interno.

In seguito non importa: privilegio dei bambini e dei vecchi è essere invisibili.

Christian Bobin


Christian Bobin è nato nel 1951 a Le Creusot (città che non ha mai lasciato). Poeta e scrittore molto conosciuto in Francia, per la sua scrittura intensaed efficace, che porta alla luce un sentire profondo, condivisibile intorno all’uomo e al suo contesto fatto di materia “vita”. “E’ uno di quegli scrittori di cui in Italia non si saprebbe trovare l’equivalente, che vive nell’attesa silenziosa che la vita prenda forma a partire dal fondo di sé, che diventi parola. Nella sua scrittura la vita è appesa alle piccole cose quotidiane, a cose esili e fragili. Di questo autore in italiano sono apparsi “L’uomo che cammina”, su Gesù, “Francesco e l’infinitamente piccolo”, su San Francesco, “Resuscitare”, “Elogio del nulla”, “Presenze”, “Autoritratto” e “Geai”.




venerdì 17 gennaio 2025

Ci ha lasciato David Lynch, Maestro del Cinema Sperimentale


David Lynch: Un Maestro del Cinema Sperimentale

Una Vita di Visione e Creatività

 

David Lynch è stato uno dei cineasti più influenti e innovativi del nostro tempo. Nato il 20 gennaio 1946 a Missoula, Montana, Lynch è cresciuto con un profondo interesse per l'arte visiva e la narrazione. Questo interesse lo ha portato a frequentare la Pennsylvania Academy of the Fine Arts, dove ha iniziato a sperimentare con il cinema.

Gli Inizi 

Il primo grande successo di Lynch è arrivato con il film cult Eraserhead (1977), una pellicola surreale che ha catturato l'attenzione per la sua atmosfera disturbante e unica. Questo film ha segnato l'inizio del suo stile inconfondibile, caratterizzato da trame non lineari, immagini oniriche e temi inquietanti.

Il Successo di Hollywood

Nel 1980, Lynch ha diretto The Elephant Man, un film biografico che racconta la vita di Joseph Merrick. Il film ha ricevuto otto nomination agli Oscar, consolidando la reputazione di Lynch come regista di talento. Il suo successivo progetto, Dune (1984), un adattamento dell'omonimo romanzo di fantascienza, è stato meno acclamato, ma ha mantenuto il suo status di regista visionario. 

Opere Iconiche 

Nel 1986, Lynch ha diretto Blue Velvet, un thriller psicologico che esplora il lato oscuro della suburbia americana. Questo film è stato acclamato per la sua estetica distintiva e per la sua capacità di combinare bellezza e terrore in modo magistrale.

Twin Peaks: Un Fenomeno Culturale

Forse il contributo più duraturo di Lynch alla cultura popolare è stata la serie televisiva Twin Peaks (1990-1991, 2017). La serie ha rivoluzionato il panorama televisivo con il suo mix di mistero, surrealismo e melodramma, diventando un fenomeno cult.

Un Artista Eclettico

Oltre al cinema e alla televisione, Lynch si è dedicato a molte altre forme d'arte, tra cui la pittura, la fotografia, la musica e la meditazione trascendentale. La sua versatilità e il suo spirito innovativo lo hanno reso una figura di culto in vari ambiti creativi.

Film Successivi

Negli anni '90 e 2000, Lynch ha continuato a sperimentare con il mezzo cinematografico. Film come Lost Highway (1997), Mullholland Drive (2001) e Inland Empire (2006) hanno ulteriormente esplorato temi complessi e atmosfere inquietanti, mantenendo viva la sua reputazione di regista audace e innovativo 

Un Eredità Duratura

David Lynch è stato un pioniere del cinema sperimentale, un maestro nel creare mondi complessi e inquietanti che sfidano le convenzioni narrative. La sua capacità di esplorare gli angoli più oscuri della psiche umana e di presentare visioni oniriche in modo così vivido e memorabile lo ha reso un'icona del cinema contemporaneo.

La sua morte segna la fine di un'era, ma la sua influenza continuerà a essere sentita nelle opere di registi, artisti e creativi di tutto il mondo. David Lynch non era semplicemente un regista; era un visionario che ha trasformato il modo in cui vediamo e comprendiamo il cinema.




giovedì 16 gennaio 2025

Renata, i Genesis, e l'ispirazione improvvisa!

L'ispirazione è un dono prezioso. Forse tutti vivono momenti catartici, ma pochi, rispetto alla massa, decidono di lasciarsi andare, rompendo il cordone del pudore e facendo sì che quel momento magico diventi condivisibile e… un momento per sempre.

Nel corso delle lezioni alla UniSavona, nellla giornata dedicata ai Genesis, Renata Rusca è stata “toccata” da un brano contenuto nell’album “The Lamb Lies Down on Broadway”, il cui titolo è “The Carpet Crawlers".

Ascoltare una canzone può essere una fonte di ispirazione incredibilmente potente per scrivere poesie. La musica ha la capacità di evocare emozioni profonde, creare immagini e stimolare la creatività in modi che le parole da sole non sempre riescono.

Ecco il regalo di Renata…


Il mio corpo si alza libero nell’universo 

le braccia, lo sguardo in alto 

e so volare… lassù lassù 

dove non c’è dolore, né fatica 

e l’aria profuma di eterno


Renata Rusca Zargar

 

giovedì 2 gennaio 2025

"I Punkinari", di Alessandro Pagani e Massimiliano Zatini

 


Alessandro Pagani (autore dei testi) e Massimiliano Zatini (autore dei disegni), in occasione della fine dell’anno, ci hanno proposto un po’ di buonumore attraverso il book a fumetti I PUNKINARI. 

I Punkinari è la storia a fumetti di due calciatori 'punk' perennemente in panchina, che grazie all'ironia combattono il tempo (incluso il meteorologico) e la frustrazione di essere riserve a vita. 

Posto il fatto che tutto ciò che porta ad un minimo di sorriso va preso in modo estremamente serio… possiamo leggere qualcosa di diverso/parallelo nell’infinita attesa dei due “punkinari”? Cosa ci raccontano i due ragazzi sui generis, amici sul campo e nella vita, che non aspettano altro che la loro occasione per brillare.

Utilizzo la sinossi ufficiale, tanto per non rischiare una eccessiva opera di spoileraggio:

 I Punkinari, fumetto umoristico di Alessandro Pagani con i disegni di Massimiliano Zatini, dà il via alla nuova collana (di perle) Chicche di riso della casa editrice di Firenze Nepturanus. Tra le sue pagine scoprirete l’ironia di due uomini con la cresta costretti a sedere in panchina in tutte le loro partite, mai un minuto giocato e la speranza di entrare sul terreno verde che non svanisce mai. Eppure, la “panca” insegna che si può comunque vivere nell’attesa di qualcosa pur godendosi il passare delle stagioni, sempre con una risata pronta all’uso. Gag, battute, giochi di parole che si possono sentire in un bar, dal panettiere, in ufficio, dentro la casa di una famiglia che non perde mai l’umorismo. Ecco cosa si può trovare all’interno di queste pagine, da leggere con pigrizia e senza stancarsi troppo, in pieno stile Punkinari: due ragazzi sui generis, amici sul campo e nella vita, che non aspettano altro che la loro occasione per brillare. E se non ci fanno giocare? Giochiamo lo stesso. Con la prefazione di Stefano Manca di Pino & Gli Anticorpi.

Vado a ruota libera, scrivendo ciò che la lettura - e le risate - mi ha suscitato, poco importa se, in questa sezione, mi allontanerò dal sentimento degli autori.

Ho catturato il concetto di “attesa” come una metafora universale.

Gli autori, attraverso una serie di immagini evocative e contrastanti ci presentano la sosta forzata come un'esperienza obbligatoria che accomuna tutti gli esseri umani, indipendentemente dalle loro condizioni sociali, dai loro desideri o dalle loro paure.

Si spazia dagli argomenti più banali sino ad arrivare a quelli esistenziali, e questa ampia gamma di possibilità sottolinea come l'attesa sia una condizione intrinseca alla vita umana, un momento di sospensione tra passato e futuro.

L'accostamento tra la condizione dei punkinari e l'attesa evidenzia come quest’ultima possa diventare una vera e propria filosofia di vita, un modo per affrontare l'incertezza e la precarietà dell'esistenza.

I due calciatori, sei-sei-sei e tre-tre-tre, pur vivendo una condizione di emarginazione, utilizzano l'attesa come un'opportunità per riflettere su sé stessi e sul mondo, per costruire relazioni e per trovare un nuovo significato alla loro vita.


Il testo pone l'accento sull'importanza dei silenzi, di quei momenti in cui non accade nulla di apparentemente significativo. I silenzi, infatti, possono essere un'occasione per ascoltare sé stessi e gli altri, per cogliere le sfumature della realtà e per dare un senso al proprio percorso esistenziale.

In definitiva, questo "piccolo manuale di sopravvivenza" è un inno alla resilienza, alla capacità di affrontare le difficoltà della vita con coraggio e determinazione.

I due “punkinari” riportano sulla schiena due numeri sicuramente studiati accuratamente (666 e 333) e ciò riporta ad un certo simbolismo.

Anche qui vado a briglia sciolta e spero mi perdoneranno i due autori!

Il numero 666 è tradizionalmente associato al diavolo, all'Anticristo e a tutto ciò che è considerato malvagio, e ciò potrebbe indicare una sorta di emarginazione o di "maledizione".

Il numero 333, al contrario del 666, è generalmente associato a significati positivi. In molte culture, il numero 3 è considerato un numero perfetto, simbolo della trinità e dell'armonia, spesso interpretato come un segno di incoraggiamento divino, un invito a seguire la propria intuizione e a credere in sé stessi.

Potrebbe rappresentare quindi una sorta di contrappeso al numero 666, indicando un potenziale non ancora realizzato, una speranza di riscatto o di cambiamento.

Il contrasto tra il 666 e il 333 crea una dinamica interessante tra i due personaggi, sottolineando le loro diverse personalità e i loro destini apparentemente opposti e i numeri rappresentano forse le forze antagoniste che agiscono all'interno di ogni individuo.

L'autore utilizza queste "cifre" in modo ironico, giocando con le aspettative del lettore e sovvertendo i significati tradizionali.

Le battute, le freddure, le micro-barzellette, sono spesso mortali, quelle che, ogni tanto nascono spontanee anche in chi non ha uno spiccato senso dell’umorismo, ma la varietà presentata da Pagani tende all’infinito, e l’opera di Zattini è evocativa e accompagna in modo perfetto le battute, tanto che nel corso della lettura si ha quasi l’impressione di vedere una pellicola che scorre davanti ai nostri occhi.

Che altro aggiungere se non le info oggettive?

A proposito, io me l’ero dimenticato, ma vale la pena andare rileggere la storia del citato (nella prefazione) Carlos Henrique Raposo, il calciatore brasiliano che, con l’aiuto di presunti certificati medici e amicizie importanti, arrivò in vent’anni a vincere due campionati giocando cento minuti e con zero reti all’attivo: e pensare che i due punkinari avrebbero fatto carte false per entrare e segnare un goal!

Con i disegni di Massimiliano Zatini e la prefazione di Stefano Manca di Pino e gli Anticorpi, la pubblicazione è edita da Nepturanus, che con questa uscita inaugura la collana Chicche di riso.

Titolo: I Punkinari

Editore: Nepturanus info@nepturanus.com

Testi: Alessandro Pagani

Disegni: Massimiliano Zatini

Progetto grafico e impaginazione: Laura Venturi

Illustrazioni aggiuntive: Matteo Cialdella

Prefazione: Stefano Manca (Pino e gli Anticorpi)

Pagine: 127

Data di uscita: 10 Dicembre 2024