West Virginia

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Buckhannon, West Virginia dicembre 1996

martedì 28 gennaio 2025

Liriche e musica... Se io lavoro


"Se io lavoro" è una canzone delle Orme, estratta dall'album "Storia o leggenda" del 1977. È un brano molto interessante per diversi motivi…

Un'anticipazione del synth-pop: molti considerano "Se io lavoro" uno dei primi esempi di synth-pop in Italia, grazie all'utilizzo innovativo dei sintetizzatori e a una struttura musicale più essenziale rispetto ai lavori precedenti della band.

Un testo che fece discutere: la frase "Se io lavoro è perché non so che fare" suscitò non poche polemiche all'epoca, in quanto venne interpretata come un'offesa nei confronti dei disoccupati. In realtà, il testo va interpretato in modo più complesso, come una riflessione sull'alienazione del lavoro e sulla ricerca di un senso nella vita.

Un brano che ha anticipato i tempi: la canzone, nonostante le polemiche, è stata in grado di riscuotere un buon successo e merita di essere riscoperta e riascoltata. È un pezzo di storia della musica italiana e un esempio di come certe liriche possano essere un veicolo verso la riflessione e il cambiamento.

Le Orme-Storia o Leggenda (1977)

Se io lavoro
Se io lavoro è perché non so che fare
Ho pochi amici con cui passare il giorno
E non vorrei che si parlasse di me 
Che si dicesse che cerco solo di guadagnare
Perché questo non è vero, non è mai stato vero
Primavera, estate, autunno, inverno
Canto il giorno della terra in festa
E così sereno
Resto qui ad aspettar la sera

Se io lavoro è perché non so che fare
Perdere tempo vuol dire restare indietro
E se dovessi tornare a nascere un'altra volta
Direi al Signore di darmi la forza del contadino 
E non mi manca certo la gioia di vivere
Primavera, estate, autunno, inverno
Canto il giorno della terra in festa
E così sereno
Resto qui ad aspettar la sera




venerdì 24 gennaio 2025

Le stagioni...

Tre età dell'uomo (Tiziano)


A vent’anni si danza al centro del mondo.

A trenta si vaga dentro il centro.

A cinquanta si cammina lungo la circonferenza, evitando di guardare sia l’esterno sia l’interno.

In seguito non importa: privilegio dei bambini e dei vecchi è essere invisibili.

Christian Bobin


Christian Bobin è nato nel 1951 a Le Creusot (città che non ha mai lasciato). Poeta e scrittore molto conosciuto in Francia, per la sua scrittura intensaed efficace, che porta alla luce un sentire profondo, condivisibile intorno all’uomo e al suo contesto fatto di materia “vita”. “E’ uno di quegli scrittori di cui in Italia non si saprebbe trovare l’equivalente, che vive nell’attesa silenziosa che la vita prenda forma a partire dal fondo di sé, che diventi parola. Nella sua scrittura la vita è appesa alle piccole cose quotidiane, a cose esili e fragili. Di questo autore in italiano sono apparsi “L’uomo che cammina”, su Gesù, “Francesco e l’infinitamente piccolo”, su San Francesco, “Resuscitare”, “Elogio del nulla”, “Presenze”, “Autoritratto” e “Geai”.




venerdì 17 gennaio 2025

Ci ha lasciato David Lynch, Maestro del Cinema Sperimentale


David Lynch: Un Maestro del Cinema Sperimentale

Una Vita di Visione e Creatività

 

David Lynch è stato uno dei cineasti più influenti e innovativi del nostro tempo. Nato il 20 gennaio 1946 a Missoula, Montana, Lynch è cresciuto con un profondo interesse per l'arte visiva e la narrazione. Questo interesse lo ha portato a frequentare la Pennsylvania Academy of the Fine Arts, dove ha iniziato a sperimentare con il cinema.

Gli Inizi 

Il primo grande successo di Lynch è arrivato con il film cult Eraserhead (1977), una pellicola surreale che ha catturato l'attenzione per la sua atmosfera disturbante e unica. Questo film ha segnato l'inizio del suo stile inconfondibile, caratterizzato da trame non lineari, immagini oniriche e temi inquietanti.

Il Successo di Hollywood

Nel 1980, Lynch ha diretto The Elephant Man, un film biografico che racconta la vita di Joseph Merrick. Il film ha ricevuto otto nomination agli Oscar, consolidando la reputazione di Lynch come regista di talento. Il suo successivo progetto, Dune (1984), un adattamento dell'omonimo romanzo di fantascienza, è stato meno acclamato, ma ha mantenuto il suo status di regista visionario. 

Opere Iconiche 

Nel 1986, Lynch ha diretto Blue Velvet, un thriller psicologico che esplora il lato oscuro della suburbia americana. Questo film è stato acclamato per la sua estetica distintiva e per la sua capacità di combinare bellezza e terrore in modo magistrale.

Twin Peaks: Un Fenomeno Culturale

Forse il contributo più duraturo di Lynch alla cultura popolare è stata la serie televisiva Twin Peaks (1990-1991, 2017). La serie ha rivoluzionato il panorama televisivo con il suo mix di mistero, surrealismo e melodramma, diventando un fenomeno cult.

Un Artista Eclettico

Oltre al cinema e alla televisione, Lynch si è dedicato a molte altre forme d'arte, tra cui la pittura, la fotografia, la musica e la meditazione trascendentale. La sua versatilità e il suo spirito innovativo lo hanno reso una figura di culto in vari ambiti creativi.

Film Successivi

Negli anni '90 e 2000, Lynch ha continuato a sperimentare con il mezzo cinematografico. Film come Lost Highway (1997), Mullholland Drive (2001) e Inland Empire (2006) hanno ulteriormente esplorato temi complessi e atmosfere inquietanti, mantenendo viva la sua reputazione di regista audace e innovativo 

Un Eredità Duratura

David Lynch è stato un pioniere del cinema sperimentale, un maestro nel creare mondi complessi e inquietanti che sfidano le convenzioni narrative. La sua capacità di esplorare gli angoli più oscuri della psiche umana e di presentare visioni oniriche in modo così vivido e memorabile lo ha reso un'icona del cinema contemporaneo.

La sua morte segna la fine di un'era, ma la sua influenza continuerà a essere sentita nelle opere di registi, artisti e creativi di tutto il mondo. David Lynch non era semplicemente un regista; era un visionario che ha trasformato il modo in cui vediamo e comprendiamo il cinema.




giovedì 16 gennaio 2025

Renata, i Genesis, e l'ispirazione improvvisa!

L'ispirazione è un dono prezioso. Forse tutti vivono momenti catartici, ma pochi, rispetto alla massa, decidono di lasciarsi andare, rompendo il cordone del pudore e facendo sì che quel momento magico diventi condivisibile e… un momento per sempre.

Nel corso delle lezioni alla UniSavona, nellla giornata dedicata ai Genesis, Renata Rusca è stata “toccata” da un brano contenuto nell’album “The Lamb Lies Down on Broadway”, il cui titolo è “The Carpet Crawlers".

Ascoltare una canzone può essere una fonte di ispirazione incredibilmente potente per scrivere poesie. La musica ha la capacità di evocare emozioni profonde, creare immagini e stimolare la creatività in modi che le parole da sole non sempre riescono.

Ecco il regalo di Renata…


Il mio corpo si alza libero nell’universo 

le braccia, lo sguardo in alto 

e so volare… lassù lassù 

dove non c’è dolore, né fatica 

e l’aria profuma di eterno


Renata Rusca Zargar

 

giovedì 2 gennaio 2025

"I Punkinari", di Alessandro Pagani e Massimiliano Zatini

 


Alessandro Pagani (autore dei testi) e Massimiliano Zatini (autore dei disegni), in occasione della fine dell’anno, ci hanno proposto un po’ di buonumore attraverso il book a fumetti I PUNKINARI. 

I Punkinari è la storia a fumetti di due calciatori 'punk' perennemente in panchina, che grazie all'ironia combattono il tempo (incluso il meteorologico) e la frustrazione di essere riserve a vita. 

Posto il fatto che tutto ciò che porta ad un minimo di sorriso va preso in modo estremamente serio… possiamo leggere qualcosa di diverso/parallelo nell’infinita attesa dei due “punkinari”? Cosa ci raccontano i due ragazzi sui generis, amici sul campo e nella vita, che non aspettano altro che la loro occasione per brillare.

Utilizzo la sinossi ufficiale, tanto per non rischiare una eccessiva opera di spoileraggio:

 I Punkinari, fumetto umoristico di Alessandro Pagani con i disegni di Massimiliano Zatini, dà il via alla nuova collana (di perle) Chicche di riso della casa editrice di Firenze Nepturanus. Tra le sue pagine scoprirete l’ironia di due uomini con la cresta costretti a sedere in panchina in tutte le loro partite, mai un minuto giocato e la speranza di entrare sul terreno verde che non svanisce mai. Eppure, la “panca” insegna che si può comunque vivere nell’attesa di qualcosa pur godendosi il passare delle stagioni, sempre con una risata pronta all’uso. Gag, battute, giochi di parole che si possono sentire in un bar, dal panettiere, in ufficio, dentro la casa di una famiglia che non perde mai l’umorismo. Ecco cosa si può trovare all’interno di queste pagine, da leggere con pigrizia e senza stancarsi troppo, in pieno stile Punkinari: due ragazzi sui generis, amici sul campo e nella vita, che non aspettano altro che la loro occasione per brillare. E se non ci fanno giocare? Giochiamo lo stesso. Con la prefazione di Stefano Manca di Pino & Gli Anticorpi.

Vado a ruota libera, scrivendo ciò che la lettura - e le risate - mi ha suscitato, poco importa se, in questa sezione, mi allontanerò dal sentimento degli autori.

Ho catturato il concetto di “attesa” come una metafora universale.

Gli autori, attraverso una serie di immagini evocative e contrastanti ci presentano la sosta forzata come un'esperienza obbligatoria che accomuna tutti gli esseri umani, indipendentemente dalle loro condizioni sociali, dai loro desideri o dalle loro paure.

Si spazia dagli argomenti più banali sino ad arrivare a quelli esistenziali, e questa ampia gamma di possibilità sottolinea come l'attesa sia una condizione intrinseca alla vita umana, un momento di sospensione tra passato e futuro.

L'accostamento tra la condizione dei punkinari e l'attesa evidenzia come quest’ultima possa diventare una vera e propria filosofia di vita, un modo per affrontare l'incertezza e la precarietà dell'esistenza.

I due calciatori, sei-sei-sei e tre-tre-tre, pur vivendo una condizione di emarginazione, utilizzano l'attesa come un'opportunità per riflettere su sé stessi e sul mondo, per costruire relazioni e per trovare un nuovo significato alla loro vita.


Il testo pone l'accento sull'importanza dei silenzi, di quei momenti in cui non accade nulla di apparentemente significativo. I silenzi, infatti, possono essere un'occasione per ascoltare sé stessi e gli altri, per cogliere le sfumature della realtà e per dare un senso al proprio percorso esistenziale.

In definitiva, questo "piccolo manuale di sopravvivenza" è un inno alla resilienza, alla capacità di affrontare le difficoltà della vita con coraggio e determinazione.

I due “punkinari” riportano sulla schiena due numeri sicuramente studiati accuratamente (666 e 333) e ciò riporta ad un certo simbolismo.

Anche qui vado a briglia sciolta e spero mi perdoneranno i due autori!

Il numero 666 è tradizionalmente associato al diavolo, all'Anticristo e a tutto ciò che è considerato malvagio, e ciò potrebbe indicare una sorta di emarginazione o di "maledizione".

Il numero 333, al contrario del 666, è generalmente associato a significati positivi. In molte culture, il numero 3 è considerato un numero perfetto, simbolo della trinità e dell'armonia, spesso interpretato come un segno di incoraggiamento divino, un invito a seguire la propria intuizione e a credere in sé stessi.

Potrebbe rappresentare quindi una sorta di contrappeso al numero 666, indicando un potenziale non ancora realizzato, una speranza di riscatto o di cambiamento.

Il contrasto tra il 666 e il 333 crea una dinamica interessante tra i due personaggi, sottolineando le loro diverse personalità e i loro destini apparentemente opposti e i numeri rappresentano forse le forze antagoniste che agiscono all'interno di ogni individuo.

L'autore utilizza queste "cifre" in modo ironico, giocando con le aspettative del lettore e sovvertendo i significati tradizionali.

Le battute, le freddure, le micro-barzellette, sono spesso mortali, quelle che, ogni tanto nascono spontanee anche in chi non ha uno spiccato senso dell’umorismo, ma la varietà presentata da Pagani tende all’infinito, e l’opera di Zattini è evocativa e accompagna in modo perfetto le battute, tanto che nel corso della lettura si ha quasi l’impressione di vedere una pellicola che scorre davanti ai nostri occhi.

Che altro aggiungere se non le info oggettive?

A proposito, io me l’ero dimenticato, ma vale la pena andare rileggere la storia del citato (nella prefazione) Carlos Henrique Raposo, il calciatore brasiliano che, con l’aiuto di presunti certificati medici e amicizie importanti, arrivò in vent’anni a vincere due campionati giocando cento minuti e con zero reti all’attivo: e pensare che i due punkinari avrebbero fatto carte false per entrare e segnare un goal!

Con i disegni di Massimiliano Zatini e la prefazione di Stefano Manca di Pino e gli Anticorpi, la pubblicazione è edita da Nepturanus, che con questa uscita inaugura la collana Chicche di riso.

Titolo: I Punkinari

Editore: Nepturanus info@nepturanus.com

Testi: Alessandro Pagani

Disegni: Massimiliano Zatini

Progetto grafico e impaginazione: Laura Venturi

Illustrazioni aggiuntive: Matteo Cialdella

Prefazione: Stefano Manca (Pino e gli Anticorpi)

Pagine: 127

Data di uscita: 10 Dicembre 2024