L'AI entra in studio: rivoluzione o
minaccia per il mondo della musica?
Beh, chi l'avrebbe mai detto che l'intelligenza artificiale
sarebbe entrata così prepotentemente nel mondo della musica, vero?
Io stesso ho toccato con mano, e in maniera piuttosto
sorprendente, cosa può accadere: creare un "tormentone estivo" con
musica, testo e video in soli 33 secondi non è una cosa da tutti i giorni. E
poi c'è stata l’avventura del musicista tedesco Gerd Weyhing, che ha
ricreato le sonorità prog italiane degli anni '70 utilizzando la voce
“vera” di un mostro sacro come Alvaro Fella.
Queste esperienze ci dicono una cosa fondamentale: l'AI non è
più fantascienza, è qui e sta già facendo cose incredibili. E, onestamente,
quando ascoltiamo un pezzo, la prima cosa che ci colpisce è se ci piace, se
"suona bene", se ci emoziona. La bellezza sonora è ciò che conta
davvero per l'ascoltatore. Ma poi, giustamente, ci si ferma a pensare: e tutti
quelli che ci lavorano dietro? Che ne sarà dei musicisti, dei fonici, degli
autori? Ecco, lì la faccenda si fa un po' più complessa.
Partiamo dalle cose belle, almeno per chi vive la situazione
dall’esterno. E IO NON SONO CERTO UN ESPERTO!
L'AI, nel mondo della musica, è un po' come avere un
super-assistente:
- Via
la fatica, spazio alla creatività: pensiamo a quanto tempo ci vuole per tirare fuori
un'idea, sviluppare una melodia, arrangiare un pezzo. L'AI può farlo in un
lampo! È fantastica per jingle pubblicitari, musiche di sottofondo, o
anche solo per avere un'idea di partenza in pochi secondi.
- Un
compagno di giochi per artisti: per i musicisti, l'AI può essere un amico prezioso. Ti
suggerisce accordi inaspettati, ti aiuta a superare il "blocco dello
scrittore", ti fa sperimentare generi che magari non avresti mai
osato toccare. È un po' come avere un'orchestra a tua completa
disposizione, pronta a suonare ogni tua idea.
- Musica
per tutti: fino a poco tempo fa, produrre musica di qualità costava
un occhio della testa, tra studi, strumenti e professionisti. Ora, con
l'AI, anche chi non è un esperto può mettersi a creare. Questo significa
che potremmo sentire tanta musica nuova, da talenti che prima non
avrebbero avuto voce.
- La
tua playlist personalizzata al cubo: l'AI capisce cosa ci piace e può creare musica
su misura per noi. Cerchiamo una colonna sonora per la corsa mattutina che
sia sempre diversa ma sempre nel tuo stile? L'AI può farlo. È un po' come
avere un DJ personale che ti conosce a fondo.
Però, come ogni medaglia, anche l'AI ha il suo rovescio. E
qui arrivano i "grattacapi" veri e propri:
- I
posti di lavoro in bilico: se l'AI diventa bravissima a creare
musica da zero, cosa faranno compositori, arrangiatori, musicisti? C'è il
rischio che tanti mestieri, che richiedono anni di studio e sacrifici,
vengano messi in discussione. È una preoccupazione seria, non si può
negare.
- Chi
è il "padre" della musica? Questo è un bel ginepraio. Se un brano lo crea
un'AI, di chi sono i diritti d'autore? E se l'AI "impara"
ascoltando milioni di brani già esistenti, non sta un po' rubando dalle
opere degli artisti originali? Sono domande legali enormi e non abbiamo
ancora risposte chiare.
- Musica
"senza cuore"? Per molti, la musica è prima di tutto emozione, anima,
un'esperienza umana. L'AI può essere tecnicamente perfetta, ma può davvero
trasmettere la stessa profondità di un brano nato da un'esperienza di
vita, da un momento di gioia o di dolore? C'è chi teme che la musica
diventi fredda, un po' "senza sapore".
- Tutti
uguali? Se ci
affidiamo troppo all'AI, rischiamo che la musica diventi tutta un po'
simile, perché gli algoritmi tendono a replicare ciò che ha funzionato in
passato. Addio alla varietà, all'originalità che ci ha sempre stupito?
- Voci
clonate e "deepfake": l'AI può imitare la voce di un cantante in modo così
perfetto che quasi non si distingue dall'originale. Pensiamo che caos se
qualcuno usasse la voce di un artista famoso senza il suo permesso! È un
rischio etico e legale enorme.
Vediamo un po' come potrebbero cambiare le cose per i diversi
attori in campo:
- Per
i discografici (quelli che producono e vendono): l'AI può essere un'opportunità
d'oro per tagliare i costi di produzione e capire in anticipo cosa piacerà
al pubblico. Potrebbero persino creare artisti virtuali! Ma dovranno fare
i conti con un mondo dove la musica è prodotta ovunque, e con le grandi
domande su chi possiede cosa. La vera sfida sarà bilanciare l'innovazione
con la protezione dei diritti di tutti.
- Per
il pubblico (noi che ascoltiamo): per noi, il futuro si prospetta un po' come un
gigantesco buffet musicale, con tantissima scelta e tutto personalizzato.
L'AI potrebbe farci scoprire la musica perfetta per ogni momento. Però,
c'è il rischio di essere sommersi da tanta musica che poi non ci dice
nulla, che non ci emoziona davvero. Dovremo imparare a discernere, a
capire cosa è autentico e cosa no.
- Per
i musicisti (quelli che suonano e creano): qui la situazione è la più
delicata. L'AI può essere un collaboratore incredibile, uno strumento
potentissimo per esplorare nuove sonorità. Ma c'è anche la paura di
diventare superflui. Il segreto, credo, sarà non farsi sostituire, ma
imparare a usare l'AI come un pennello nuovo, per dipingere opere ancora
più belle. I musicisti dovranno puntare sulla loro unicità, sulla loro
anima, su quella scintilla umana che, almeno per ora, l'AI non può
replicare. Sarà fondamentale che ci siano regole chiare per proteggerli.
Insomma, l'AI sta scombussolando il mondo della musica. I
lati positivi ci sono e sono tanti, dall'efficienza alla possibilità di creare
in modo nuovo. Ma i pericoli, dal lavoro ai diritti d'autore, non vanno
ignorati. La sua esperienza personale lo dimostra: l'AI è già una realtà
sorprendente. Adesso tocca a noi, come industria e come società, capire come
usarla al meglio, per arricchire il mondo della musica senza svuotarlo di
quell'elemento più prezioso: la passione e l'ingegno umano.
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