Il tempo che passa:
un'immagine per riflettere sulle età
della vita
Scrivere di queste dinamiche della vita nasce, per me, da una sensazione profonda e ineludibile: quella di trovarmi, forse, nell'ultima parte di questo straordinario percorso. Quando si inizia a percepire il tempo in modo diverso, emerge una saggezza che prima era forse solo intuita, ma anche un senso di rimpianto per ciò che è stato, per ciò che non è più o per le scelte fatte. Ed è proprio in questa fase che lo sguardo sul passato si fa più nitido, permettendoci di cogliere il significato di ogni stagione della vita, non come tappe rigidamente separate, ma come un flusso ininterrotto di esperienze che ci hanno portato a danzare, vagare e camminare lungo le diverse traiettorie dell'esistenza.
A vent'anni, ci troviamo spesso a danzare al centro del mondo. È un periodo intriso di energia, di entusiasmo contagioso e di una quasi illimitata fiducia nelle nostre capacità. Ci sentiamo i protagonisti indiscussi del nostro universo, liberi di esplorare, creare e affermare la nostra identità. Ogni esperienza è vissuta con intensità, ogni scelta sembra carica di un potenziale infinito. È un tempo di piena visibilità, dove la curiosità e l'apertura verso l'ignoto ci spingono a muoverci con spontaneità e gioia.
Con l'arrivo dei trenta, il passo cambia, e ci scopriamo a vagare dentro il centro. Il movimento non è più una danza spensierata, ma un'esplorazione più profonda, un'indagine interiore che ci porta a interrogarci sul significato delle cose. Siamo ancora nel cuore pulsante dell'esistenza, ma con una consapevolezza che si arricchisce di nuove sfumature. Questo vagare non è incertezza, ma piuttosto una ricerca di radicamento, una fase in cui le priorità si delineano con maggiore chiarezza e si inizia a costruire su basi più solide, senza rinunciare alla continua scoperta di sé e del mondo che ci circonda.
Quando si giunge ai cinquanta, il nostro cammino ci porta a muoverci lungo la circonferenza, evitando di guardare sia l’esterno sia l’interno. Ci spostiamo con una saggezza acquisita, mantenendo una connessione con il centro, ma da una posizione che invita a una maggiore osservazione e distacco. Questo non significa isolamento, ma piuttosto una scelta consapevole di focalizzarsi sul proprio percorso, apprezzando l'autonomia e la serenità che derivano dal non dover più dimostrare nulla. È una fase in cui si navigano le complessità della vita con una calma maggiore, concentrandosi sul presente e sul proprio benessere, liberi dalle distrazioni esterne e dalle turbolenze interiori che potevano caratterizzare le età precedenti.
Infine, con il passare del tempo, si approda a una fase in
cui la necessità di essere al centro dell'attenzione si dissolve, lasciando
spazio a una nuova forma di libertà: quella dell'invisibilità. Questo è un
privilegio che accomuna i bambini e le persone anziane, un ritorno a uno stato
di pura autenticità. Come i bambini, che vivono liberi dalle aspettative e
dalle costrizioni sociali, anche gli anziani possono godere di una serenità che
deriva dal non dover più conformarsi. L'attenzione si sposta dall'apparire
all'essere, permettendo una piena accettazione di sé e del proprio percorso di
vita, in un ciclo continuo che ci riporta, in un certo senso, alla purezza del
principio.
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