West Virginia

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Buckhannon, West Virginia dicembre 1996

giovedì 5 giugno 2025

La scomparsa dell'oggettività: perché il giornalista politico non è un arbitro, ma un tifoso?

 


A me non interessano le opinioni di una persona come me. Al contrario, mi interessa avere elementi per poter scegliere da solo."

 

Questa frase dovrebbe essere incorniciata in ogni redazione giornalistica. Riassume la mia frustrazione, ma spero di molti altri, di fronte a un giornalismo che sempre più spesso confonde la cronaca con il commento, la notizia con il giudizio. Ogni volta che accendo la TV e sento un giornalista esprimere le proprie idee politiche o, peggio ancora, propinare quella che sembra una verità assoluta, mi chiedo: "Ma perché?"

Credo che il mestiere del giornalista, nella sua essenza più pura - ma probabilmente mi sbaglio, visto come vanno le cose - sia quello di riportare i fatti, di fornire al pubblico gli strumenti, gli elementi oggettivi, affinché ognuno possa farsi una propria idea, maturare una propria opinione. Invece, troppo spesso, mi trovo di fronte a opinionisti mascherati da cronisti, che non solo non ci lasciano lo spazio per pensare, ma spingono attivamente verso una direzione specifica.

E qui arriva, a mio giudizio, un paradosso che: normalmente non mi accorgo per quale squadra tifa un giornalista sportivo. Chi segue il calcio, o qualsiasi altro sport, sa che il giornalista sportivo avrà sicuramente una preferenza, un'inclinazione per una squadra. Magari lo si intuisce da un'enfasi maggiore su un gol, da un commento leggermente più entusiasta. Ma raramente, quasi mai, questa preferenza si traduce in una manipolazione palese della cronaca della partita. Salvo i giornalisti-tifosi, volutamente e dichiaratamente faziosi, ma quelli ser4vono per far spettacolo!

Il giornalista sportivo descrive il gol, la parata, il fallo. Analizza la tattica, la performance dei giocatori. Può commentare, certo, ma il suo commento verte sulla prestazione atletica, sul risultato tecnico, sul fair play. Non si permette di alterare il tabellino, di negare un rigore evidente o di inventare un'azione. La cronaca della partita rimane sacra, oggettiva nel suo essere la descrizione di un evento avvenuto. E anche se c'è un'analisi, questa si basa su dati inequivocabili: il punteggio, le statistiche, le azioni di gioco.

Perché questa disparità così netta tra il giornalismo politico/di attualità e quello sportivo? Le ragioni sono molteplici e complesse:

1.   La misurabilità del fatto: nello sport, il fatto è quasi sempre inequivocabile. Il gol è entrato, il punto è stato segnato, la gara è stata vinta. Esiste un risultato finale, delle regole chiare e un arbitraggio che, per quanto discutibile, tende a definire la realtà sul campo. In politica o nell'attualità, i "fatti" sono spesso dichiarazioni, intenzioni, processi in corso, dati economici interpretabili. La realtà è più sfumata e meno immediatamente verificabile.

2.   La posta in gioco personale e ideologica: la posta in gioco in politica è infinitamente più alta e ha un impatto diretto sulla vita delle persone. Le scelte politiche toccano l'economia, la sanità, i diritti, la sicurezza. Questo rende il dibattito emotivamente più carico e spinge i giornalisti (e il pubblico) a schierarsi, sentendosi quasi in dovere di "guidare" l'opinione per il bene comune, o per i propri valori. Nello sport, pur essendoci passione, la "posta in gioco" si limita al divertimento, al risultato di una competizione. Non c'è un'implicazione ideologica profonda.

3.   Il contratto implicito con il pubblico: il pubblico sportivo si aspetta la cronaca della partita e l'analisi tecnica. Sa che c'è un tifo di fondo, ma si aspetta che la notizia sia riportata fedelmente. Il giornalista sportivo che manipolasse la cronaca per favorire la propria squadra perderebbe immediatamente credibilità e pubblico. Nel giornalismo politico, forse, si è creato un contratto implicito diverso, dove una parte del pubblico si aspetta e quasi ricerca un giornalista che rafforzi le proprie convinzioni.

4.   La costruzione di un "potere" personale: qui entra in gioco un fattore cruciale: certi conduttori e giornalisti, specialmente in TV, finiscono per accumulare un notevole potere e una rete di conoscenze che li posiziona in una sfera quasi intoccabile. Frequentano i palazzi del potere, hanno accesso a informazioni privilegiate (o che sembrano tali), e diventano figure di riferimento, opinion maker. Questa posizione può portare a un senso di superiorità rispetto ai "comuni mortali", convincendoli di essere depositari di verità più profonde o di visioni più lucide, che sentono il dovere (o il diritto) di imporre. Il loro successo e la loro visibilità possono rafforzare questa percezione, alimentando un ciclo in cui il loro potere di influenzare si auto-alimenta. La ricerca degli scoop, delle interviste esclusive, delle "rivelazioni" a sensazione, diventa più importante della pura e semplice cronaca dei fatti.

5.   Il ruolo di "guida" e "intellettuale": in alcuni settori del giornalismo di attualità, persiste l'idea che il giornalista debba assumere un ruolo quasi di "guida intellettuale", di formatore dell'opinione pubblica, superando la semplice funzione di cronista. Questa visione, per quanto nobile nelle intenzioni, può degenerare nell'imposizione di una propria visione.

La differenza citata tra i due diversi tipi di giornalisti è un campanello d'allarme e, allo stesso tempo, un'opportunità. Ci dimostra che un giornalismo capace di distinguere tra fatto e opinione è possibile, anche in contesti dove la passione è forte. La richiesta di "elementi per poter scegliere da solo" è una richiesta di responsabilità ai giornalisti e alle testate. È un invito a tornare alle basi del mestiere: informare, non influenzare.

Forse il giornalismo di attualità dovrebbe guardare al fratello sportivo e riscoprire l'importanza della cronaca nuda e cruda, lasciando le opinioni negli spazi a loro dedicati, e solo dopo aver fornito un quadro oggettivo.

Forse ripartire da questa distinzione sia un primo, fondamentale passo per riavvicinare il pubblico all'informazione e smantellare l'aura di "superiorità" che a volte circonda chi dovrebbe semplicemente informarci!





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