West Virginia

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Buckhannon, West Virginia dicembre 1996

martedì 2 settembre 2025

Il sogno dimenticato di Celentano: "Yuppi du", l'album e il film

 


Il 3 settembre 1975 segnò un momento di audace sperimentazione per uno dei più grandi showman italiani. Non si trattava di un semplice disco, ma di un'opera completa, un "cinemusicale" visionario ideato, scritto, diretto e interpretato da Adriano Celentano: "Yuppi du". L'album, colonna sonora del film omonimo, rappresenta uno dei capitoli più complessi e artisticamente ambiziosi della sua carriera.

"Yuppi du" non può essere compreso pienamente senza considerare la sua doppia natura. Il film racconta la storia di Felice D'Aprile (interpretato da Celentano), un povero pescatore veneziano che affronta la miseria, l'alienazione della società moderna e il tormentato amore per la moglie scomparsa, Silvia. La narrazione è frammentata, a tratti surreale, con un mix di dramma, grottesco e numeri musicali che non sono semplici intermezzi, ma parti integranti della trama.

L'album, di conseguenza, non è una raccolta di hit radiofoniche, ma un viaggio sonoro che segue le vicende e gli stati d'animo del protagonista. Le canzoni riflettono l'eclettismo di Celentano: si passa da sonorità rock e funky, a momenti di profonda malinconia e a ballate intrise di atmosfere jazz. La musica è il vero filo conduttore, capace di esprimere la rabbia, la disillusione e la fragile speranza dei personaggi.

A livello tematico, "Yuppi du" è un feroce atto d'accusa contro il consumismo, la società industrializzata e la perdita dei valori umani. Celentano ritrae un mondo in cui i personaggi sono oppressi dalla povertà, ma sognano la felicità, simboleggiata dal fantomatico "Yuppi du", una frase apparentemente priva di senso che diventa il grido di speranza per una vita migliore. L'album cattura questa profonda malinconia con brani che mescolano un sound d'avanguardia con testi che riflettono una profonda inquietudine sociale.

All'epoca della sua uscita, il film fu un insuccesso commerciale e divise la critica, che non seppe bene come etichettarlo. La sua natura sperimentale, la regia a tratti confusa e la narrazione non lineare lo resero un'opera difficile da digerire per il grande pubblico.

Tuttavia, con il passare del tempo, sia il film che l'album sono stati rivalutati e hanno acquisito lo status di cult classic. Oggi, "Yuppi du" è ammirato per la sua audacia, per la sua visione artistica coraggiosa e per l'innovazione musicale. L'album è diventato un piccolo tesoro per gli appassionati, che ne apprezzano la sua unicità, la sua sincerità e la sua capacità di catturare un momento di grande libertà creativa di Adriano Celentano. È un'opera che, seppur non perfetta, dimostra l'animo di un artista che non ha mai avuto paura di osare.






lunedì 1 settembre 2025

2 settembre 1973, un angolo di sperimentazione: "Il nostro caro angelo" di Lucio Battisti



Il 2 settembre 1973, Lucio Battisti pubblica l'ottavo album della sua carriera e il quarto di inediti, Il nostro caro angelo. Sebbene non abbia raggiunto la fama di capolavori come Il mio canto libero o il successivo Anima latina, il disco rappresenta una tappa fondamentale e audace nel percorso artistico del cantautore, segnando un netto passaggio verso la sperimentazione.

Con Il nostro caro angelo, Battisti spiazza critica e pubblico. Abbandona le strutture classiche della canzone pop italiana per avventurarsi in sonorità più complesse e vicine al progressive rock. Le melodie, pur restando orecchiabili, si fanno meno dirette, le ritmiche più elaborate (come nel caso de "La canzone della terra" con i suoi suoni tribali), e gli arrangiamenti più ricchi. È un album di transizione che getta le basi per le successive ricerche sonore, in particolare quelle di Anima latina.

Nonostante il parere negativo del produttore Gian Piero Reverberi, il disco si dimostra un successo commerciale, raggiungendo la vetta delle classifiche italiane e risultando il secondo album più venduto del 1973.

I testi scritti da Mogol per questo album sono tra i più complessi e metaforici della loro collaborazione. Affrontano tematiche di critica sociale, che spaziano dalla denuncia del consumismo all'ecologia, dalla critica al conformismo borghese a un'ambigua riflessione sulla Chiesa cattolica. Il brano che dà il titolo all'album, in particolare, è stato interpretato come una critica al perbenismo e alle convenzioni, con l'angelo che rappresenta l'ideale umano che la vita e le istituzioni cercano di soffocare.

La copertina, ideata da Mogol e dallo Studio G7, è altrettanto enigmatica e provocatoria. L'immagine di una statua di angelo con in mano una bandiera americana, circondata da personaggi strani e simbolici (un pasticciere, un uomo-robot fatto di detersivi), ha generato diverse interpretazioni, alimentando il mistero e il fascino intorno al lavoro.

Oggi, Il nostro caro angelo è rivalutato e considerato uno dei vertici della produzione battistiana. L'album testimonia il coraggio artistico di Battisti di non rimanere confinato nel genere che lo aveva reso celebre, ma di spingersi oltre, alla ricerca di nuovi orizzonti sonori e concettuali. È un'opera che richiede un ascolto attento per cogliere tutte le sue sfumature, confermando ancora una volta il genio di uno degli artisti più influenti e innovativi della musica italiana.