Il 15 settembre 2006, il mondo del giornalismo e della letteratura italiana si fermava per dare l'ultimo saluto a una delle sue figure più indomite e controverse: Oriana Fallaci. La giornalista e scrittrice si spegneva a Firenze, la sua città natale, all'età di 77 anni, dopo una lunga battaglia contro il cancro. La sua scomparsa segnò la fine di un'era per la stampa, lasciando un vuoto immenso, fatto di ammirazione incondizionata e di critiche feroci.
La vita di Oriana Fallaci fu una saga di coraggio e determinazione. Già giovanissima, partecipò alla Resistenza partigiana, un'esperienza che ne forgiò il carattere ribelle e intransigente. Questo spirito la accompagnò per tutta la sua carriera giornalistica. Iniziò come inviata speciale, coprendo alcuni dei conflitti più sanguinosi del XX secolo, dal Vietnam al Medio Oriente, raccontando la guerra con uno sguardo lucido e profondo, che non si limitava ai fatti ma esplorava l'umanità dei protagonisti.
Ma a consacrarla a livello internazionale furono le sue interviste. Oriana Fallaci non era una semplice cronista: era una duellante, che affrontava i potenti del mondo con una preparazione maniacale e una sfrontatezza inaudita. Politici, dittatori e leader religiosi come Henry Kissinger, Muʿammar Gheddafi e, in particolare, l'Ayatollah Khomeini, furono messi alle strette dalle sue domande dirette, al limite della provocazione. Le sue interviste non erano solo dialoghi, ma veri e propri scontri, in cui l'intervistato si trovava costretto a confrontarsi non solo con lei, ma con la propria immagine pubblica.
Negli ultimi anni della sua vita, Fallaci divenne la protagonista di un'ultima, grande polemica. Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, ruppe un lungo silenzio per pubblicare "La rabbia e l'orgoglio", un saggio-manifesto che denunciava il pericolo del fondamentalismo islamico e l'immigrazione incontrollata. Il libro, e i successivi come "La forza della ragione", le valsero accuse di islamofobia e razzismo. Nonostante le critiche, Fallaci non si tirò indietro, difendendo le sue posizioni con la stessa veemenza con cui aveva intervistato i potenti, sostenendo di aver espresso un grido di allarme per la civiltà occidentale.
La sua eredità rimane complessa. C'è chi la ricorda come una
paladina della libertà di parola, una donna che ha avuto il coraggio di dire
ciò che pensava senza compromessi. E c'è chi la vede come una figura divisiva,
che ha contribuito a polarizzare il dibattito pubblico. Qualunque sia il
giudizio, è innegabile che Oriana Fallaci abbia lasciato un segno indelebile,
un'impronta di intelligenza, irriverenza e passione che ha segnato
profondamente la storia del giornalismo italiano e internazionale.



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