Nel 1978, in un'epoca in cui la televisione era ancora
un focolare che univa l'Italia, il celebre programma "Portobello"
di Enzo Tortora divenne teatro di una proposta a dir poco audace
e surreale. Non si trattava di una semplice invenzione o di un oggetto
bizzarro, bensì di un progetto di ingegneria monumentale: l'abbattimento del
Monte Turchino.
A presentare questa visione fuori dal comune fu il signor Antonio
Padoa. La sua idea, che oggi farebbe sorridere, all'epoca venne accolta con
un misto di stupore, curiosità e, va detto, anche un po' di perplessità.
L'intento di Padoa era eliminare la montagna per creare un collegamento diretto
tra Genova e il Basso Piemonte, che avrebbe di fatto bypassato le tortuose
strade esistenti e il traforo del Turchino.
Il progetto, nella sua semplicità, si basava su un
ragionamento pragmatico: se la montagna è d'ostacolo al progresso, perché non
eliminarla? Padoa sosteneva che l'operazione avrebbe migliorato
significativamente il flusso di merci e persone, riducendo i tempi di
percorrenza e contribuendo allo sviluppo economico dell'intera area. L'idea,
tuttavia, non si limitava al solo abbattimento: Padoa aveva già pensato al
riutilizzo della roccia e dei detriti, che sarebbero serviti per la costruzione
di una strada e di una linea ferroviaria. Un progetto ambizioso che, seppur mai
realizzato, dimostrava un'attenzione insolita per i dettagli.
Nonostante la serietà con cui Padoa presentò la sua
invenzione, l'atmosfera in studio rimase sospesa tra l'incredulità e un velato
divertimento. La reazione del pubblico e del conduttore Enzo Tortora, sempre
attento e rispettoso, fu la migliore dimostrazione di come
"Portobello" fosse un palcoscenico per ogni tipo di idea, anche le
più stravaganti.
Oggi, ripensando a quell'episodio, ci si rende conto di
quanto la televisione di allora fosse un luogo dove il confine tra il geniale e
l'impossibile poteva assottigliarsi fino a scomparire. La proposta del signor
Padoa, per quanto mai andata oltre il palcoscenico di Portobello, rimane un
piccolo, indimenticabile aneddoto della storia televisiva italiana, a
testimonianza di un'epoca in cui le idee più stravaganti potevano trovare il
loro spazio e, almeno per un momento, far sognare un intero Paese.

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