West Virginia

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Buckhannon, West Virginia dicembre 1996

venerdì 31 ottobre 2025

Halloween: la notte delle streghe tra storia e "dolcetto o scherzetto"


31 ottobre 1996, Buckhannon, West Virginia

Il 31 ottobre, al calare del sole, il mondo si trasforma in un palcoscenico di mistero, zucche intagliate e figure spettrali. Questa è la notte di Halloween, la festa popolare conosciuta anche come la "notte delle streghe", che da secoli affascina e diverte, superando i confini culturali e geografici.

Nata come un'antica celebrazione legata al mondo celtico, Halloween è oggi un fenomeno globale, simbolo di un ponte giocoso tra la fine dell'estate e l'inizio dell'oscurità invernale.

Contrariamente alla credenza popolare che la identifichi semplicemente con una festa americana, le radici di Halloween affondano in realtà nell'antica tradizione dei Celti. Essi celebravano la festa di Samhain (pronunciato sow-in), che segnava la fine dell'estate e l'inizio del nuovo anno.

I Celti credevano che, nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre, il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti si assottigliasse, permettendo agli spiriti (sia buoni che cattivi) di tornare sulla Terra. Per ingraziarsi o allontanare questi spiriti, si usava indossare maschere spaventose e lasciare offerte di cibo fuori dalle case.

Con la diffusione del Cristianesimo, la festa di Ognissanti (1° novembre) e la Commemorazione dei Defunti (2 novembre) si sovrapposero, in parte, alle antiche celebrazioni pagane. Tuttavia, le tradizioni legate alla notte del 31 ottobre persistettero.

Il vero trampolino di lancio per la popolarità moderna avvenne con l'emigrazione di massa di scozzesi e, soprattutto, di irlandesi verso gli Stati Uniti nel XIX secolo. Furono loro a portare nel Nuovo Mondo i costumi e i racconti di Halloween.

Fu proprio in America che la festa si trasformò e si evolse, incorporando alcuni degli elementi più iconici che conosciamo oggi. Tra questi, spicca l'uso di intagliare le zucche per creare i celebri Jack O'Lantern. Queste lanterne grottesche, che sostituirono le originarie rape o patate, si ispirarono a un'antica leggenda irlandese che narrava la storia di un uomo di nome Jack, condannato a vagare eternamente tra i mondi, non potendo entrare né in Paradiso né all'Inferno. A ciò si aggiunse la tradizione del "Trick or Treat" (Dolcetto o Scherzetto), l'abitudine giocosa con cui i bambini mascherati bussano alle porte delle case per chiedere dolci (il "dolcetto") in cambio della rinuncia a fare scherzi (lo "scherzetto").

Oggi, Halloween non è più limitato ai paesi anglosassoni, ma è una celebrazione diffusa a livello internazionale, inclusa l'Italia, dove è percepita come un'occasione di divertimento e un'anticipazione del periodo festivo invernale.

La notte del 31 ottobre è oggi caratterizzata da una serie di attività e tradizioni che la rendono unica. Immancabili sono i travestimenti, che spaziano dalle classiche maschere horror ai costumi che imitano i personaggi più amati della fantasia. Parallelamente, si moltiplicano le Feste a Tema, con eventi, party e serate speciali animate dal clima macabro, ma sempre giocoso, tipico della festa. Infine, l'intaglio delle zucche rimane un'attività fondamentale, spesso familiare e creativa, che produce le iconiche lanterne luminose.

In definitiva, Halloween è un affascinante intreccio di storia, leggenda e divertimento moderno. È una notte in cui, per una volta l'anno, si onora la tradizione guardando al passato, ma si celebra soprattutto la gioia dello stare insieme e la pura allegria di un brivido scherzoso.





mercoledì 29 ottobre 2025

Buon Compleanno, Grace Slick, musa della summer of Love

 


Il 30 ottobre ricorre il compleanno di Grace Slick, la leggendaria "Regina Psichedelica" della controcultura degli anni '60.


Il 30 ottobre è la data di nascita di Grace Barnett Wing (in seguito Slick), la voce che ha dato un timbro inconfondibile e ribelle a un'intera generazione. Con la sua potenza vocale, la sua audacia e il suo carisma, Grace Slick è stata una figura centrale della scena musicale di San Francisco e del movimento hippie.

Grace Slick è una figura la cui storia è inscindibile da quella dei Jefferson Airplane, la band che, con la sua musica, ha definito e fatto da colonna sonora alla celebre "Summer of Love" del 1967. Dopo una prima esperienza con il gruppo The Great Society, Grace si unì ai Jefferson Airplane nel 1966, portando con sé un contributo cruciale: due brani che sarebbero diventati immediatamente degli inni per quella generazione.

Il primo è "Somebody to Love", un inno rock incredibilmente potente che non solo catturava l'energia vibrante dell'epoca, ma esprimeva anche il profondo bisogno di connessione e amore che animava il movimento. L'altro capolavoro è "White Rabbit", una traccia iconica. Con le sue influenze che richiamano il Boléro di Ravel, utilizzava le metafore e le immagini di Alice nel Paese delle Meraviglie per affrontare, in modo velato ma chiaro, il tema dell'uso di droghe psichedeliche

La sua presenza scenica e la sua voce, capace di passare da toni eterei a grida viscerali, hanno trasformato i Jefferson Airplane in superstar mondiali.

Grace Slick è stata una vera e propria rock star, rompendo barriere in un mondo musicale ancora dominato dagli uomini. Non solo ha prestato la voce alla band, ma ha anche partecipato attivamente alla scrittura dei testi, spesso carichi di messaggi di rottura, libertà e anticonformismo.

La sua carriera musicale ha attraversato quattro decenni, proseguendo con i Jefferson Starship e gli Starship, regalandoci altri successi pop-rock negli anni '80.

Dopo il ritiro dalle scene musicali, Grace Slick si è dedicata con successo alla pittura, dimostrando ancora una volta il suo talento artistico eclettico.

Audacia, arte e influenza duratura… questa è Grace Slick!






martedì 28 ottobre 2025

Internet Day: un "LO" che ha cambiato il mondo

 

Il 29 ottobre 1969 è una data fondamentale nella storia della tecnologia: segna la nascita di Internet, o meglio, della sua diretta antenata, ARPANET. Quel giorno, un esperimento cruciale di trasmissione dati si concluse con un parziale fallimento, ma diede il via alla rivoluzione digitale che oggi conosciamo.

L'esperimento che diede il via alla rivoluzione digitale si svolse in California, mettendo in comunicazione due poli accademici di eccellenza. Da un lato c'era l'Università della California, Los Angeles (UCLA), dove risiedeva un computer Sigma 7, e dall'altro lo Stanford Research Institute (SRI), collegato a un SDS 940.

L'obiettivo, pur nella sua semplicità, era di portata storica: inviare il primo messaggio attraverso ARPANET, la neonata rete sperimentale finanziata dall'ARPA (l'agenzia del Dipartimento della Difesa statunitense).

Il protocollo stabilito era meticoloso. Charley Kline, un giovane studente programmatore all'UCLA, era l'incaricato di digitare la parola scelta per il test: "LOGIN". A ogni singola lettera inviata, doveva esserci la conferma telefonica di Bill Duvall, che si trovava allo SRI, a testimoniare l'avvenuta ricezione.

Kline iniziò a digitare con emozione e attenzione. Riuscì a inviare la prima lettera, la "L", e ricevette la conferma. Poi digitò la seconda, la "O". Ma, proprio mentre si preparava a premere il tasto per la "G", la tensione del momento, o forse la fragilità della tecnologia pionieristica, ebbe la meglio: il sistema andò inesorabilmente in crash.

Così, il primo, storico messaggio trasmesso sulla rete che sarebbe diventata Internet, si interruppe bruscamente, fermandosi all'abbreviato e fortuito messaggio di due lettere: "LO". Per fortuna, la battuta d'arresto fu breve: un'ora dopo, i tecnici riuscirono a ripristinare il sistema e a inviare l'intera parola, completando l'esperimento con successo.

Il primo messaggio mai inviato sulla rete che avrebbe dato origine a Internet fu, dunque, l'abbreviato e involontario "LO". Nonostante l'interruzione, circa un'ora dopo, i tecnici riuscirono a risolvere il problema e inviarono con successo la parola completa.

ARPANET fu concepita come una rete decentralizzata per la condivisione di risorse informatiche e per la comunicazione. L'obiettivo primario non era militare (nonostante il finanziamento del Dipartimento della Difesa), ma accademico: permettere ai ricercatori di accedere a potenti computer remoti e scambiare dati in modo efficiente.

Il protocollo che permise la comunicazione e il "dialogo" tra i computer si chiamava NCP (Network Control Program), in seguito sostituito dal più robusto e flessibile TCP/IP, che è ancora oggi la base tecnica di Internet.

Nonostante la prima comunicazione pienamente riuscita sia avvenuta solo dopo il riavvio del sistema, è la data del 29 ottobre a essere celebrata come Internet Day. Questo giorno commemora l'inizio effettivo della comunicazione tra computer distanti, un momento che ha simboleggiato il primo passo verso la realizzazione della rete globale e l'interconnessione di miliardi di persone.

Da quel modesto scambio di lettere, la tecnologia si è evoluta fino a creare l'infrastruttura di comunicazione e informazione più complessa e pervasiva della storia umana.



lunedì 27 ottobre 2025

Auguri a Ben Harper che compie gli anni

 

Oggi, 28 ottobre, la scena musicale celebra il compleanno di uno dei suoi artisti più eclettici e influenti: Ben Harper. Il cantautore, musicista e polistrumentista statunitense, noto per la sua magistrale fusione di folk, blues, rock, gospel, soul e reggae, spegne le candeline in un momento di continua attività creativa.

Fin dal suo debutto nei primi anni '90, Harper ha saputo ritagliarsi un posto unico nel panorama musicale. La sua cifra stilistica è immediatamente riconoscibile grazie all'uso potente e virtuosistico della chitarra slide Weissenborn, strumento che ha contribuito a riportare in auge e di cui è diventato un interprete simbolo.

Da brani acustici e intimi come "Walk Away" e "Steal My Kisses" a inni rock con i suoi The Innocent Criminals o incursioni blues profondo con i Blind Boys of Alabama, Ben Harper ha dimostrato una versatilità rara, mantenendo sempre un'autenticità che parla direttamente all'anima dell'ascoltatore. Non è solo un musicista; è un trovatore moderno, capace di affrontare temi sociali e politici con la stessa intensità con cui canta d'amore e di speranza.

Oltre alla sua prolifica carriera solista e con le sue band, Harper è noto per le sue numerose collaborazioni, che spaziano da leggende come Charlie Musselwhite (con cui ha vinto un Grammy per il miglior album Blues) a icone pop e rock. Questo continuo dialogo tra generi e generazioni lo mantiene costantemente rilevante e in evoluzione.

Mentre festeggia il suo compleanno, i suoi fan in tutto il mondo attendono i prossimi capitoli della sua ininterrotta narrazione musicale. Che si tratti di un nuovo album che esplora sonorità mai toccate o di un tour che infiammi i palchi con la sua energia live, una cosa è certa: la musica di Ben Harper continuerà ad essere un punto di riferimento per chi cerca profondità, passione e un sound che non conosce confini.

Tanti auguri a Ben Harper!






domenica 26 ottobre 2025

L'eredità oscura e luminosa di Lou Reed, poeta del Rock mancato il 27 ottobre 2013

 

 


Lou Reed, l'ultimo cronista della controcultura...

 

Il 27 ottobre 2013 ci lasciava Lou Reed. La sua scomparsa, dovuta a complicazioni seguite a un trapianto di fegato, ha segnato la fine di un'epoca, lasciando un vuoto che solo un vero artista poteva creare. Reed, co-fondatore dei Velvet Underground e autore solista di una carriera leggendaria, non è stato solo un musicista, ma un vero e proprio cronista della controcultura americana.

Per comprendere appieno l'importanza di Lou Reed, è essenziale calarsi nell'epoca che lo ha plasmato e che lui stesso ha contribuito a definire: gli anni '60 e '70. A differenza delle armonie psichedeliche e degli inni di pace e amore che dominavano le classifiche, Reed scelse di raccontare l'altra faccia dell'America: quella delle strade notturne di New York, dei vicoli nascosti, delle dipendenze, delle trasgressioni sessuali e dell'alienazione urbana.

Con i Velvet Underground, di cui fu la forza motrice insieme a John Cale e sotto l'ala di Andy Warhol, Reed creò una musica cruda, quasi dissonante, che si faceva specchio della realtà non edulcorata. Canzoni come Heroin o Venus in Furs non erano semplici brani, ma atti di realismo poetico. Il loro sound e i loro testi rappresentavano una sfida aperta al mainstream, gettando le basi per il punk rock e l'alternative rock. Si dice che il primo album della band abbia venduto poche migliaia di copie, ma che "chiunque abbia comprato una di quelle copie abbia formato una band".

Dopo l'esperienza con i Velvet Underground, Lou Reed continuò a forgiare la sua leggenda con una carriera solista fatta di alti e bassi commerciali, ma sempre coerente dal punto di vista artistico. L'album del 1972, Transformer, prodotto da David Bowie, divenne un manifesto culturale. Pezzi come Walk on the Wild Side non solo lo portarono al successo, ma celebrarono figure marginali, travestiti e drag queen che popolavano la scena della Factory di Warhol. In un'epoca ancora retta da convenzioni rigide, Reed normalizzava la diversità e l'identità di genere, rendendo visibili coloro che la società preferiva ignorare.

La sua musica non era escapista; era frontale, intellettuale e visceralmente onesta. In questo, Reed si allinea a figure letterarie come William S. Burroughs e Jack Kerouac, diventando l'equivalente musicale della Beat Generation. La sua influenza si estese oltre il rock, plasmando artisti, registi e scrittori che riconobbero in lui un'assoluta libertà espressiva.

L'addio a Lou Reed nel 2013 ha rammentato al mondo quanto la sua opera fosse rimasta attuale. La sua capacità di infondere poesia nel degrado, di trovare bellezza nella malinconia metropolitana e di cantare con dignità le vite ai margini, lo ha reso un gigante culturale. Lou Reed non cantava per il successo; cantava per la verità, fornendo una colonna sonora a tutti coloro che si sentivano diversi, incompresi o semplicemente in cammino sul "lato selvaggio" della vita. La sua eredità continua a vivere in ogni accordo grezzo e in ogni verso che osa guardare l'oscurità dritto negli occhi.







sabato 25 ottobre 2025

Addio a Mauro Di Francesco, il "Maurino" volto cult della Commedia anni '80

 



Addio a Mauro Di Francesco, il "Maurino" 

volto cult della Commedia anni '80


Il mondo del cinema e del cabaret italiano piange la scomparsa di Mauro Di Francesco, attore e cabarettista milanese, spentosi all'età di 74 anni. Popolarmente noto come "Maurino", Di Francesco è stato uno dei volti più amati e riconoscibili della commedia italiana a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, portando sul grande schermo la sua inconfondibile ironia leggera e surreale.

Nato a Milano il 17 maggio 1951, Di Francesco ha iniziato la sua carriera artistica giovanissimo, frequentando l'ambiente del teatro milanese. La sua formazione è stata d'eccellenza: a soli quindici anni faceva parte della compagnia di Giorgio Strehler, lavorando accanto ad attori del calibro di Valentina Cortese.

Tuttavia, è nel circuito del cabaret meneghino che "Maurino" ha affinato il suo talento comico. Frequenta il leggendario Derby Club, fucina di talenti dove ha avuto modo di collaborare e stringere amicizia con una generazione di comici destinati al successo, tra cui Diego Abatantuono, Massimo Boldi, Teo Teocoli ed Enzo Jannacci.

La vera popolarità arriva negli anni '80, quando diventa una presenza fissa nelle commedie che hanno segnato un'epoca. Il pubblico lo ricorda soprattutto per "Sapore di mare 2 - Un anno dopo" (1983 "Attila flagello di Dio" (1982), "I fichissimi" (1981), "Abbronzatissimi" (1991) e il seguito "Abbronzatissimi 2 - Un anno dopo" (1993).

Mauro Di Francesco ha lavorato con molti dei grandi registi del cinema comico italiano, inclusi i fratelli Vanzina e Jerry Calà, con cui ha condiviso il set anche in uno dei suoi ultimi film, "Odissea nell'ospizio" (2019).

Nonostante i ruoli secondari, spesso caratteristici e di supporto, Di Francesco ha lasciato un segno indelebile grazie alla sua mimica e al suo stile mai sopra le righe. La sua comicità, frutto della scuola milanese, era basata su un'ironia sottile e una spontaneità autentica.

La sua scomparsa chiude un capitolo importante della comicità "made in Italy", un periodo di cinema spensierato e leggero che continua a vivere nel cuore di diverse generazioni di spettatori.

Ciao, Maurino.






venerdì 24 ottobre 2025

Perché la bellezza conta: celebriamo la Giornata Internazionale dell'Artista!



Oggi, 25 ottobre, ricorre la Giornata Internazionale dell'Artista (International Artist Day), l'occasione perfetta per mettere in pausa la nostra frenesia quotidiana e celebrare chi rende il mondo un posto più bello, stimolante e, diciamocelo, vivo.

Dipingere, scolpire, suonare, fotografare, scrivere, recitare... quante forme prende la creatività? Gli artisti, in ogni loro veste, sono la nostra coscienza estetica e la nostra memoria emotiva. Sono quelli che osano vedere oltre la superficie, quelli che rompono le regole (per poi riscriverle) e che ci lasciano un'eredità che resiste al tempo.

E c'è un motivo speciale se questa festa cade proprio il 25 ottobre: è il compleanno di un gigante, Pablo Picasso! Chi meglio di lui, un genio capace di trasformare un volto o un'emozione in mille modi diversi, poteva rappresentare l'inesauribile forza della creatività umana?

Oggi, l'invito è semplice: fermiamoci un attimo e rendiamo omaggio a tutti coloro che trasformano le idee in realtà tangibile. Sosteniamo i pittori locali, andiamo a vedere una mostra, ascoltiamo l'album di quell'artista emergente o semplicemente, proviamo noi stessi a creare qualcosa!

L'arte è un linguaggio che non ha bisogno di traduzioni. È un ponte tra passato e futuro, tra culture diverse, e in fondo, la cosa più umana che abbiamo.




giovedì 23 ottobre 2025

Bruno Lauzi, il poeta della musica che Genova non dimentica


 

A diciannove anni dalla sua scomparsa, Genova e la musica italiana ricordano Bruno Lauzi, voce gentile e pensiero acuto della canzone d’autore


Il 24 ottobre 2006 ci lasciava Bruno Lauzi, una delle voci più autentiche e raffinate della canzone d’autore italiana. A distanza di anni, il suo nome continua a risuonare con forza, non solo per le melodie che ha regalato, ma per il pensiero lucido, ironico e profondo che ha saputo esprimere in musica, poesia e prosa.

Nato ad Asmara nel 1937, ma cresciuto a Genova, Lauzi è stato uno dei pilastri della celebre scuola genovese, accanto a Fabrizio De André, Gino Paoli, Umberto Bindi e Luigi Tenco. Un gruppo di artisti che ha rivoluzionato il modo di scrivere canzoni in Italia, portando nei testi una nuova sensibilità letteraria, sociale e umana.

Lauzi, però, ha sempre mantenuto una sua traiettoria personale. Meno incline all’epica e alla denuncia, più vicino alla malinconia quotidiana, all’ironia sottile, alla tenerezza disarmante. Brani come Ritornerai, Genova per noi, Il poeta, Onda su onda sono diventati classici, capaci di parlare a generazioni diverse con la stessa intensità.

Ma Bruno Lauzi non è stato solo cantautore. È stato anche scrittore, poeta, traduttore, autore di romanzi e raccolte di versi, spesso attraversati da una vena caustica e da una lucidità rara. La sua penna, come la sua voce, sapeva essere gentile e tagliente, leggera e profonda.

La sua scomparsa, avvenuta il 24 ottobre 2006, ha lasciato un vuoto difficile da colmare. Eppure, ogni anno, in questa data, il suo ricordo torna a farsi vivo. Nei dischi che continuiamo ad ascoltare, nei libri che rileggiamo, nelle parole che ci tornano in mente quando Genova si fa pioggia, mare, nostalgia.

Bruno Lauzi non ha mai cercato il clamore. Ha preferito il passo breve, la nota giusta, il verso che resta. Ed è proprio per questo che oggi, nel ricordarlo, non celebriamo solo un artista, ma un modo di essere, di scrivere, di vivere la musica come forma di verità.

Genova lo sa. E lo custodisce.




mercoledì 22 ottobre 2025

La storia in diretta: i Beach Boys conquistano l'America con il loro primo album live


 

Un trionfo sulle classifiche: il 23 ottobre 1964, "The Beach Boys Concert" raggiunge la vetta


Il 1964 si rivelò un anno fondamentale per i Beach Boys, un'annata in cui la band californiana non solo consolidò la propria posizione come icona del surf rock, ma raggiunse anche il primo storico traguardo nelle classifiche statunitensi. Il 23 ottobre di quell'anno, il loro settimo album, il primo interamente registrato dal vivo, The Beach Boys Concert, balzò al primo posto della prestigiosa classifica Billboard 200, un risultato di enorme risonanza.

L'album, pubblicato da Capitol Records, immortalava l'energia della band durante due spettacoli tenuti al Memorial Auditorium di Sacramento, California, tra il 1963 e il 1964. In un periodo dominato dalla "British Invasion" e dalla furia dei Beatles, l'ascesa di un album dal vivo di un gruppo americano a Numero Uno non era affatto scontata.

The Beach Boys Concert rappresentò il primo (di soli due) album della band a raggiungere la vetta della classifica statunitense, un'impresa che testimoniava l'enorme popolarità e la presa diretta che il gruppo aveva sul pubblico. Il disco mantenne la sua posizione per ben quattro settimane consecutive, sostituendo in cima alla classifica l'album People di Barbra Streisand.

L'album offriva al pubblico un mix entusiasmante dei loro successi in studio, come la hit che aveva già conquistato il primo posto in classifica, "I Get Around" e classici come "Fun, Fun, Fun" e "Little Deuce Coupe".

Tuttavia, la sua importanza risiede anche nell'aver documentato brani che erano presenze fisse nei loro concerti ma che non erano mai stati inclusi nei precedenti album in studio, come le energiche cover di "Johnny B. Goode" e "The Wanderer", o l'interpretazione di brani popolari come "Monster Mash" e "The Little Old Lady from Pasadena".

Nonostante le voci – comuni all'epoca per gli album live – che il disco avesse subito notevoli "ritocchi" e sovraincisioni in post-produzione, il successo di The Beach Boys Concert sancì definitivamente la loro capacità di catalizzare l'entusiasmo della folla e di superare l'etichetta di semplice "gruppo estivo", affermandosi come una forza dominante e duratura nel panorama musicale mondiale.

IN CONCERTO NEL 1964...





22 ottobre 2000: George Michael acquista all'asta il pianoforte di "Imagine"

 

Una icona di pace salvata da George Michael 

Pagati 1.45 milioni di sterline per lo Steinway di John Lennon


Il 22 ottobre del 2000, il mondo della musica assistette a un evento straordinario: il famoso pianoforte verticale Steinway su cui John Lennon aveva composto il suo inno alla pace, "Imagine", fu venduto all'asta per la cifra record di 1,45 milioni di sterline (circa 2,1 milioni di dollari dell'epoca).

L'acquirente, la superstar del pop britannico George Michael, aveva mantenuto inizialmente l'anonimato, battendo sul filo di lana altri illustri offerenti, tra cui i fratelli Gallagher degli Oasis e Robbie Williams. La sua intenzione, una volta rivelata l'identità, non era di tenere lo strumento nascosto in una collezione privata, ma di assicurarsi che rimanesse a disposizione del pubblico.

Lo Steinway Model Z, un pianoforte semplice di colore bianco sporco, porta ancora i segni inequivocabili della sua storia, incluse le bruciature di sigaretta lasciate da Lennon. Fu nella "White Room" della sua tenuta di Tittenhurst Park che Lennon, nel 1971, creò la melodia e le parole di "Imagine", una delle canzoni più influenti e amate del XX secolo.

George Michael dichiarò di aver voluto acquistare il pianoforte principalmente per "impedire che finisse in magazzino da qualche parte" e per garantire che "fosse visto dalla gente". Un gesto che, a suo dire, era un modo per onorare sia l'artista che il messaggio di pace e speranza veicolato dalla canzone.

In linea con le sue promesse, George Michael prestò in diverse occasioni lo strumento a mostre, permettendo ai fan di John Lennon e degli artisti in generale di ammirare l'oggetto. Negli anni successivi all'acquisto, il pianoforte divenne il fulcro di un vero e proprio "Peace Project", viaggiando in tour in varie località del mondo, tra cui il Grassy Knoll a Dallas (dove fu assassinato John F. Kennedy) e Memphis, per diffondere il messaggio di "Imagine".

Nel 2020, lo strumento è stato messo in esposizione permanente presso lo Strawberry Field di Liverpool, grazie alla generosità  di George Michael, mantenendo vivo l'intento del cantante: che un simbolo così potente non venisse mai dimenticato.

L'acquisto del pianoforte di John Lennon da parte di George Michael non fu solo una transazione commerciale, ma un tributo personale che un gigante del pop rendeva a una leggenda che lo aveva ispirato, assicurando che la sua eredità continuasse a toccare le persone.







lunedì 20 ottobre 2025

Il compleanno di una Leggenda del Rock: Manfred Mann compie gli anni.



Il 21 ottobre del 1940 nasceva a Johannesburg Manfred Mann, all'anagrafe Manfred Sepse Lubowitz, un'icona musicale sudafricana la cui influenza sulla scena rock e pop britannica, e non solo, è stata fondamentale. Tastierista, pioniere del Moog e leader di ben due formazioni di successo, Mann è una figura chiave della musica moderna. Trasferitosi nel Regno Unito nei primi anni '60, diede vita alla band che portò il suo nome, i Manfred Mann. Inizialmente noti come Mann-Hugg Blues Brothers, il gruppo si affermò rapidamente come uno degli atti più versatili della "British Invasion" degli anni Sessanta, sapendo fondere abilmente il R&B con il beat e il pop. Con l'alternarsi di due diversi cantanti di successo, Paul Jones (fino al 1966) e Mike D'Abo (dal 1966 al 1969), i Manfred Mann collezionarono una serie di hit internazionali indimenticabili, come "Do Wah Diddy Diddy" del 1964, un successo mondiale che li rese la prima band del sud dell'Inghilterra a raggiungere la vetta delle classifiche USA durante la British Invasion. Seguirono altri singoli al primo posto nel Regno Unito, come "Pretty Flamingo" nel 1966 e la celebre cover di Bob Dylan "Mighty Quinn" nel 1968. Dopo lo scioglimento della prima formazione nel 1969 e un breve progetto sperimentale (Manfred Mann Chapter Three), Mann fondò nel 1971 il gruppo con cui avrebbe definito il suo sound più progressivo e rock: la Manfred Mann's Earth Band. La Earth Band, attiva ancora oggi, si è distinta per il suo progressive rock e per l'uso innovativo dei sintetizzatori, in particolare il Moog, con Mann riconosciuto come uno dei migliori Moog player al mondo. La band divenne celebre per la rielaborazione di brani di altri artisti, spesso superando in popolarità le versioni originali. Tra i loro successi più duraturi si ricordano "Blinded by the Light", cover di Bruce Springsteen che divenne la loro hit più nota, "Davy's on the Road Again", un'altra cover di Bob Dylan, "Father of Day, Father of Night", e "For You". Manfred Mann ha lasciato un segno indelebile nella musica, non solo come un talentuoso tastierista e bandleader, ma come un artista che ha saputo evolvere costantemente il proprio stile, passando con disinvoltura dal blues al pop, fino a diventare un pioniere del rock progressivo. La sua carriera, che abbraccia oltre sei decenni, continua ad ispirare musicisti di ogni generazione.






domenica 19 ottobre 2025

Il compleanno di Valeria Fabrizi

 


Il 30 ottobre 1936, a Verona, nasceva una delle attrici più amate e riconoscibili del panorama cinematografico e televisivo italiano: Valeria Fabrizi. Con una carriera che spazia per oltre sessant'anni, Fabrizi è un esempio di versatilità e longevità artistica, capace di interpretare ruoli drammatici, comici e brillanti con eguale maestria.

Il suo debutto nel mondo dello spettacolo avviene giovanissima, a soli 17 anni, con la partecipazione a Miss Universo 1957. Ma è il cinema a catturare la sua attenzione, e ben presto inizia a calcare i set, lavorando con alcuni dei più grandi nomi del cinema italiano. Negli anni '60 e '70, la sua bellezza e il suo talento la rendono un volto ricorrente in numerose commedie all'italiana, dove affianca attori del calibro di Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Totò.

Nonostante il successo al cinema, è la televisione a cementare il suo rapporto con il grande pubblico. Valeria Fabrizi diventa una presenza fissa in fiction e serie TV che hanno segnato la storia della televisione italiana. Il suo ruolo più celebre e amato, tuttavia, è quello di Suor Costanza nella serie televisiva Che Dio ci aiuti. Questo personaggio, con la sua bontà, la sua saggezza e la sua irresistibile ironia, l'ha resa un'icona per intere generazioni di spettatori.

Al di là dei ruoli, ciò che ha sempre contraddistinto Valeria Fabrizi è la sua autenticità. Con una carriera costruita su dedizione e passione, ha saputo evolvere e adattarsi ai cambiamenti del mondo dello spettacolo, mantenendo sempre la sua unicità.







Peter Tosh: nasceva ol 19 ottobre la voce ribelle del Reggae

 

Peter Tosh (nato Winston Hubert McIntosh il 19 ottobre 1944) è stato una delle figure più influenti e politicamente impegnate nella storia del reggae. Cantante, musicista e attivista giamaicano, è universalmente ricordato come uno dei membri fondatori del leggendario gruppo The Wailers, insieme a Bob Marley e Bunny Wailer.

Tosh fu essenziale nella creazione del sound e del messaggio iniziale dei The Wailers. Il trio (inizialmente un quintetto) divenne presto un simbolo globale del reggae e del movimento Rastafari. Tosh contribuì al gruppo non solo con la sua voce profonda e inconfondibile e le sue doti da autore, ma anche come un eccellente strumentista, in particolare come chitarrista.

L'album del 1973, Catch a Fire, segnò l'inizio della loro fama internazionale. Tuttavia, le crescenti divergenze creative e personali, in particolare sulla direzione commerciale del gruppo, portarono Tosh e Bunny Wailer a lasciare The Wailers nel 1974 per perseguire carriere soliste.

Dopo l'uscita dal gruppo, Peter Tosh non ha mai abbandonato la sua vena militante, diventando un paladino della giustizia sociale e della legalizzazione della cannabis.

Il suo album di debutto solista del 1976, Legalize It, è diventato un inno globale per la decriminalizzazione della marijuana, che Tosh considerava un sacramento Rasta.

Un altro momento cruciale fu l'album del 1977, Equal Rights, che conteneva il brano simbolo "Get Up, Stand Up" (co-scritto con Bob Marley). Il titolo dell'album e il contenuto delle canzoni riflettevano la sua instancabile lotta contro l'ingiustizia, il colonialismo e l'apartheid.

La sua performance più memorabile come attivista avvenne al concerto del "One Love Peace" a Kingston nel 1978. Di fronte al Primo Ministro giamaicano Michael Manley e al leader dell'opposizione Edward Seaga, Tosh pronunciò un acceso discorso, non cantato, di denuncia pubblica delle ingiustizie sociali nel paese. Il discorso, intitolato "Stepping Razor" (dal nome di una delle sue canzoni più celebri), lo rese un eroe per molti, ma anche un bersaglio per il potere costituito.

Peter Tosh ha avuto una carriera di successo, collaborando anche con artisti di fama mondiale come i Rolling Stones (Mick Jagger lo mise sotto contratto con la sua etichetta, la Rolling Stones Records). Il suo lavoro ha lasciato un segno indelebile, consolidando l'immagine del reggae come musica di protesta e coscienza sociale.

La sua vita fu tragicamente interrotta l'11 settembre 1987, quando fu assassinato nella sua casa in Giamaica, vittima di una rapina violenta.

Nonostante la prematura scomparsa, Peter Tosh rimane una figura leggendaria: il "Stepping Razor" che non ha mai esitato a combattere i "downpressors" con la sua musica tagliente e il suo messaggio intransigente per i diritti umani e la libertà.






venerdì 17 ottobre 2025

18 ottobre 1926: nasce Chuck Berry, mito del Rock and Roll

 


Il 18 ottobre 1926 nasceva a St. Louis, Missouri (USA), Charles Edward Anderson Berry, un nome che sarebbe risuonato nella storia della musica con la potenza di un riff elettrico: Chuck Berry. La sua nascita è stata il preludio all'arrivo di uno degli artisti più influenti del XX secolo, universalmente riconosciuto come l'architetto che ha plasmato il suono e l'atteggiamento del rock and roll.

Chuck Berry non ha inventato la chitarra elettrica, né il blues, ma ha avuto il merito storico di fondere il Rhythm and Blues (R&B) e il Country, dando vita a un genere nuovo, dinamico e irresistibile: il Rock and Roll.

La musica di Chuck Berry si distingueva per elementi profondamente rivoluzionari e la sua impronta sul rock and roll è indelebile, grazie innanzitutto ai suoi riff incisivi, assoli e introduzioni che, come il celebre "duckwalk", erano tecnicamente brillanti e immediatamente riconoscibili; al contempo, i suoi testi narrativi raccontavano storie vivaci e dettagliate della vita adolescenziale, delle automobili veloci e della cultura popolare americana, rendendo il rock and roll accessibile e comprensibile a un pubblico giovane, e infine, la sua travolgente presenza scenica lo rese un maestro nell'unire musica e spettacolo, trasformando ogni concerto in un'esperienza visiva indimenticabile, celebre proprio per la sua caratteristica camminata "a papera" o duckwalk.

Tra le sue composizioni, alcune sono considerate vere e proprie pietre miliari del genere e ne definiscono la grammatica musicale.

  • "Johnny B. Goode" (1958): spesso citata come l'epitome del rock and roll, questa canzone è l'unica opera di rock and roll a essere stata inclusa nel Voyager Golden Record, inviato nello spazio dalla NASA, a simboleggiare l'apice della creatività musicale umana.
  • "Roll Over Beethoven" (1956): un inno generazionale che dichiarava il rock and roll come la nuova forza culturale, superando i generi musicali classici.
  • "Maybellene" (1955): il suo primo grande successo commerciale, un'energica miscela di country e R&B che segnò ufficialmente l'inizio del genere.

L'impatto di Chuck Berry è incommensurabile. Artisti come i Beatles, i Rolling Stones (che ripresero diverse sue canzoni), e innumerevoli altri chitarristi e band, hanno riconosciuto in lui il loro maestro fondamentale. Keith Richards dei Rolling Stones, in particolare, ha sempre venerato Berry come la sua principale ispirazione.

La sua visione musicale e la sua capacità di catturare lo spirito ribelle della gioventù lo hanno reso immortale, confermandolo come la figura che ha fornito al rock and roll non solo le sue canzoni, ma la sua stessa anima.







giovedì 16 ottobre 2025

"Musica per non dimenticare: Terezín 17/10" – L'omaggio italiano agli artisti sterminati ad Auschwitz

 

Il 17 ottobre, nel calendario della memoria, è un promemoria silenzioso di una delle tragedie più dolorose e meno conosciute dell'Olocausto: lo sterminio di un'intera generazione di musicisti, compositori e intellettuali ebrei europei.

Nel 2019, l'Italia ha voluto rendere omaggio a queste vittime con l'iniziativa commemorativa "Musica per non dimenticare: Terezín 17/10", una serie di eventi dedicati a coloro che, dopo essere stati imprigionati nel ghetto di Terezín (Theresienstadt), furono deportati e uccisi ad Auschwitz.

Il progetto ha voluto sottolineare una data specifica: la notte tra il 16 e il 17 ottobre 1944. Fu allora che molti degli artisti reclusi a Terezín, trasformato dai nazisti in un cinico "ghetto modello" per la propaganda, furono caricati su un treno diretto ad Auschwitz-Birkenau e immediatamente sterminati nelle camere a gas.

Terezín, pur essendo un lager di transito, divenne un incredibile centro di vita culturale clandestina. Qui, intellettuali e musicisti di fama internazionale come Pavel Haas e Hans Krása (entrambi uccisi il 17 o il 18 ottobre 1944) continuarono a comporre, esibirsi e insegnare, usando l'arte come forma estrema di resistenza e dignità.

Il concerto commemorativo del 2019 è stato un passo fondamentale per riportare l'opera di questi compositori nel grande repertorio. L'obiettivo dell'iniziativa non era solo commemorare, ma ricollocare il loro contributo nel flusso della storia musicale, al di là dei contesti celebrativi.

Il progetto "Musica per non dimenticare: Terezín 17/10" è stato un atto non solo di tributo, ma di vera e propria riscoperta culturale. L'iniziativa si è concentrata sul riportare sul palco le composizioni che i nazisti avevano tentato di far svanire, illuminando le voci musicali spezzate dal lager. Nelle esecuzioni si sono potute riascoltare le struggenti pagine di Pavel Haas, noto per la sua produzione orchestrale e cameristica, e i brani di Hans Krása, la cui storia è legata indissolubilmente all'opera per bambini Brundibár. Quest'ultima fu rappresentata più di cinquanta volte all'interno del ghetto, trasformandosi in un inno di speranza e resistenza per i bambini reclusi. Infine, l'omaggio ha incluso le opere di Viktor Ullmann, che, con lucidità profetica, completò nel campo la sua opera più famosa, L'imperatore di Atlantide, una satira amara e geniale sul Terzo Reich. Attraverso queste note, l'evento ha compiuto un atto di giustizia storica, assicurando che il coraggio e il talento di questa "generazione perduta" non venissero mai dimenticati."Musica per non dimenticare" ha rappresentato un gesto di profonda civiltà, un ponte tra il passato e il presente per garantire che la musica e il coraggio di questi artisti, "generazione perduta", non svaniscano nel silenzio della storia.





mercoledì 15 ottobre 2025

La Scintilla della Magia: 16 ottobre 1923, nasce la Walt Disney Company

 


 

Il 16 ottobre 1923 è il momento esatto in cui prese il via un'avventura che avrebbe cambiato per sempre il volto dell'intrattenimento mondiale. Quel giorno, a Los Angeles, un giovane e visionario disegnatore di nome Walter Elias "Walt" Disney e suo fratello maggiore, l'abile uomo d'affari Roy Oliver Disney, fondarono lo "Studio dei Fratelli Disney" (Disney Brothers Studio).

Quella piccola impresa, nata dalla combinazione della creatività sconfinata di Walt e della prudenza finanziaria di Roy, era destinata a diventare la Walt Disney Company, un impero globale della fantasia, dei media e dei parchi a tema.

Walt Disney era arrivato in California dopo il fallimento del suo studio precedente a Kansas City, il Laugh-O-Gram Films. Nonostante il rovescio, Walt portò con sé una pellicola incompiuta, Alice’s Wonderland, un cortometraggio che mescolava animazione e live-action.

Il 16 ottobre, Walt firmò un contratto con la distributrice di New York Margaret Winkler per la produzione e la distribuzione della serie "Alice Comedies". Questo accordo, sebbene economicamente non sempre favorevole, rappresentò la prima vera svolta, assicurando allo studio, e in particolare a Roy, la stabilità finanziaria necessaria per assumere i primi animatori e iniziare la produzione in serie.

Il successo iniziale dello Studio non sarebbe stato possibile senza l'armoniosa divisione dei ruoli tra i due fratelli, che rappresentavano due facce complementari della stessa medaglia. Da una parte c'era Walt Disney, il Creativo: l'artista, l'innovatore e l'uomo delle idee. Era lui a spingere costantemente l'animazione oltre i suoi limiti, cercando senza sosta nuove tecniche e sviluppando personaggi rivoluzionari. Dall'altra parte, c'era Roy O. Disney, l'Imprenditore: il pragmatista risoluto, colui che si assicurava che i conti fossero in ordine, gestiva gli aspetti logistici e finanziari dello studio e, non di rado, salvava l'impresa da crisi economiche, garantendo il sostegno necessario alle ambiziose visioni del fratello.

Sebbene la vera fama arrivò solo anni dopo, con la creazione di Oswald il Coniglio Fortunato (1927) e, crucialmente, di Topolino (Mickey Mouse, 1928) in risposta alla perdita dei diritti di Oswald, il 16 ottobre 1923 resta la data ufficiale di nascita di quello che oggi è un colosso.

Iniziata con un semplice contratto di distribuzione e due fratelli che lavoravano in un garage, la Walt Disney Company è cresciuta fino a dominare l'industria, dimostrando che, con un pizzico di magia e molta perseveranza, i sogni possono davvero diventare realtà.







martedì 14 ottobre 2025

Barry McGuire: l'uomo dietro "Eve of Destruction"

 


Nato il 15 ottobre 1935, Barry McGuire è un cantautore statunitense che ha lasciato il segno nella storia del folk rock e della musica di protesta degli anni '60, grazie soprattutto alla sua hit più celebre, "Eve of Destruction" (Vigilia della Distruzione).

La carriera musicale di Barry McGuire ha avuto inizio negli anni '50. Dopo una serie di lavori umili, si unì al gruppo folk The New Christy Minstrels, diventandone uno dei membri di spicco. La sua voce ruvida e potente si distingueva dal tono più pulito e convenzionale tipico della musica folk corale del periodo.

Tuttavia, il vero punto di svolta nella sua carriera avvenne quando decise di intraprendere la carriera solista.

Nel 1965, McGuire registrò un brano scritto dal cantautore P.F. Sloan, intitolato "Eve of Destruction". La canzone era un testo schietto e apertamente critico nei confronti delle politiche mondiali e delle ingiustizie sociali dell'epoca.

Il brano toccava temi estremamente sensibili per la società americana degli anni '60, come la guerra del Vietnam, la corsa agli armamenti e la Guerra Fredda, l'ipocrisia politica e l'ingiustizia razziale (in particolare la situazione a Selma, Alabama).

Il timbro vocale graffiante e l'interpretazione viscerale di McGuire amplificarono la potenza del messaggio, rendendolo un vero e proprio inno generazionale.

Nonostante le censure da parte di alcune stazioni radio americane e inglesi, che lo definivano "anti-americano" o troppo pessimista, "Eve of Destruction" scalò rapidamente le classifiche, raggiungendo il numero 1 della Billboard Hot 100 negli Stati Uniti. Il singolo cementò la reputazione di McGuire come voce della controcultura e del dissenso giovanile.

Dopo l'enorme impatto di "Eve of Destruction", McGuire non riuscì a replicare il successo commerciale con altri singoli. Negli anni successivi, la sua carriera subì un significativo cambiamento.

Nei primi anni '70, Barry McGuire si convertì al cristianesimo e si dedicò alla musica cristiana contemporanea (CCM).

La sua musica si allontanò dai temi di protesta politica per concentrarsi su argomenti spirituali e di fede. L'album del 1973, Seeds, segnò l'inizio di questa nuova fase, che lo ha visto continuare a esibirsi e a registrare per decenni nel circuito della musica gospel e cristiana, trovando una comunità fedele e appassionata.

Barry McGuire rimane una figura iconica per il suo contributo al rock di protesta, un artista la cui voce, seppur brevemente, ha risuonato con forza al centro di uno dei decenni più turbolenti della storia moderna.




lunedì 13 ottobre 2025

14 ottobre 1964: Martin Luther King Jr., il più giovane Nobel per la Pace


Il 14 ottobre 1964 segnò un momento storico nella lotta per i diritti civili in America: il reverendo Martin Luther King Jr. fu insignito del Premio Nobel per la Pace. A soli 35 anni, King divenne la persona più giovane a ricevere questo prestigioso riconoscimento.

Il premio arrivò in un periodo di grande fermento e intensa lotta per l'uguaglianza razziale negli Stati Uniti. King, leader carismatico del movimento per i diritti civili, aveva guidato innumerevoli proteste non violente contro la segregazione e la discriminazione, ispirandosi alla filosofia di Mahatma Gandhi. L'anno precedente, il 1963, era stato cruciale, culminato con la storica Marcia su Washington e il celebre discorso "I Have a Dream".

Il 1964, l'anno del premio, aveva visto l'approvazione del Civil Rights Act, una legislazione fondamentale che metteva fuorilegge la discriminazione basata su razza, colore, religione, sesso o origine nazionale. Il Nobel riconobbe a livello globale l'importanza e l'impatto di questa lotta.

Il Comitato Nobel norvegese motivò la scelta con il riconoscimento della guida di King nella "lotta continua per la realizzazione della fratellanza tra le nazioni" e per il suo costante ricorso alla resistenza non violenta.

King accettò il premio non come un riconoscimento personale, ma come un tributo all'intero movimento per i diritti civili. Nella cerimonia di consegna a Oslo, il 10 dicembre 1964, dichiarò che il premio era destinato a "tutti gli uomini nobili e coraggiosi che hanno lavorato spalla a spalla nel movimento per i diritti civili". King utilizzò l'intera somma di $54.123 del premio per sostenere il movimento, distribuendola tra diverse organizzazioni per i diritti civili.

Il Premio Nobel per la Pace del 1964 non solo diede risonanza internazionale alla causa dei diritti civili, ma rafforzò anche la leadership e la credibilità di King come figura morale di portata mondiale. Fu un trionfo della non violenza e della speranza, e un potente incoraggiamento per tutti coloro che lottavano contro l'ingiustizia e l'oppressione in tutto il mondo.

La sua vittoria è ancora oggi ricordata come un faro della giustizia e dell'uguaglianza.