Otis Redding, il canto sospeso sulla
baia
Il 7 dicembre 1967 Otis
Redding entrò negli studi della
Stax Records a Memphis per quella che sarebbe stata la sua ultima sessione di
registrazione. In quell’occasione incise Sittin’ On The Dock of the Bay,
un brano che segnava una svolta rispetto al suo repertorio più energico e
intriso di soul e gospel. La canzone aveva un tono diverso, sospeso e
malinconico, con un arrangiamento essenziale curato da Steve Cropper dei
Booker T. & the MG’s, che ne fu co-autore e produttore. Redding stesso
parlava di un “nuovo suono”, un passo verso un linguaggio musicale più intimo e
universale, capace di superare i confini del soul tradizionale.
Tre giorni dopo, il 10 dicembre, la sua vita si
interruppe tragicamente in un incidente aereo nei pressi di Madison, Wisconsin,
insieme a gran parte della sua band, i Bar-Kays. Aveva soltanto ventisei anni.
La registrazione rimase incompiuta, con quel celebre fischio finale che oggi appare
come un segno di interruzione e allo stesso tempo di continuità, un gesto
spontaneo che divenne simbolo di un’opera lasciata in sospeso. Pubblicata
postuma nel gennaio 1968, la canzone raggiunse il primo posto della classifica
Billboard Hot 100, vendette milioni di copie e divenne un inno universale di
malinconia e speranza.
Ancora oggi Dock of the Bay è considerata un
capolavoro assoluto, ponte tra la tradizione afroamericana e la sensibilità pop
internazionale, testimonianza di un talento spezzato troppo presto ma capace di
lasciare un segno eterno nella storia della musica.

Nessun commento:
Posta un commento