13 Dicembre 2025 — Oggi, mentre spegne 77 candeline, Ted Nugent resta uno degli enigmi più
irrisolti e fragorosi del rock americano.
Non è solo un chitarrista, ma una vera e propria forza della natura, un personaggio la cui musica viscerale e la cui personalità polarizzante non possono essere separate. Non esiste una via di mezzo quando si parla del "Motor City Madman": o si venera il suo stile di vita radicale e la sua ascia Gibson che vomita riff di cemento armato, oppure lo si relega nell'angolo dei provocatori rumorosi.
Musicalmente, l'impatto di Nugent è indiscutibile. Il suo
album omonimo del 1975, contenente l'epica "Stranglehold",
non è solo un disco, ma una dichiarazione d'intenti. La sua chitarra non assola
semplicemente… ruggisce. È un suono grezzo, blues-rock distorto fino all'osso e
filtrato attraverso l'energia caotica di Detroit. Negli anni '70, quando l'hard
rock stava evolvendo verso il metal, Nugent fornì il ponte, il trait d'union
tra le radici blues di Cream e l'aggressività che sarebbe venuta.
Il paradosso è che, mentre le sue canzoni più famose—come
l'esuberante "Cat Scratch Fever"—esprimono una
sessualità ed un'energia selvaggia tipica del rock'n'roll, Nugent è famoso per
la sua ferrea sobrietà. È sempre stato un "rocker pulito" in un
genere dominato dagli eccessi, un fatto che rende ancora più straniante il suo
ruolo di "fuorilegge" culturale.
È proprio quando scende dal palco che l'enigma Nugent si
complica.
Il chitarrista ha scelto, con fervore quasi missionario, di
diventare un portavoce politico. Le sue opinioni conservatrici, il suo
attivismo pro-armi e le sue dichiarazioni spesso infuocate lo hanno allontanato
da una parte significativa del suo pubblico e dalla critica mainstream. Il suo
coinvolgimento in politica ha inevitabilmente messo in ombra il suo catalogo
musicale; per molti, oggi, Nugent è prima l'attivista e poi l'artista.
Questa scissione è il motivo per cui l'ombra di Ted Nugent è
così lunga. Egli incarna un certo tipo di "americanità" reazionaria,
fiera e testarda, una ribellione contro il politically correct che si manifesta
attraverso il suo riffing pesante e le sue parole senza filtro. La sua musica è
autentica e ruvida, ma questa autenticità si estende anche alle sue posizioni
culturali più estreme.
Mentre festeggiamo i suoi 77 anni, la domanda resta: come si
ricorderà Ted Nugent? Come un guitar hero influente la cui eredità risuona in
ogni chitarrista hard rock, o come l'uomo che ha permesso alla politica di
divorare il suo genio musicale?
Forse la risposta è che non possiamo dividerlo. Nugent è
l'incarnazione di una libertà, sia musicale che ideologica, che egli difende
con la stessa forza con cui sferra un power chord. In un mondo che chiede
coerenza, il "Motor City Madman" continua a ruggire, un promemoria
sonoro che, nel rock and roll, le regole sono fatte per essere infrante, dentro
e fuori dallo studio di registrazione.
Auguri, Nuge. Che tu sia d'accordo con lui o meno, è impossibile ignorarlo.

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