C’è una data nel calendario della musica che suona con una
malinconia particolare: il 16 dicembre. È il riflesso del giorno
precedente, quel fatale 15 dicembre del 1944 in cui il mondo vide
svanire uno dei suoi personaggi più amati: Alton
Glenn Miller.
Ottantuno anni dopo, il suo nome evoca ancora un sorriso, una
voglia irrefrenabile di ballare e, soprattutto, un grande, irrisolto mistero.
Immaginiamo l'America degli anni '30 e l'Europa in guerra nei
primi anni '40. In mezzo al tumulto, c'era un suono che garantiva ottimismo e
ordine, una melodia pulita e immediatamente riconoscibile. Era il “Glenn
Miller Sound”: un clarinetto che guidava la sezione di sassofoni, sostenuto
da ottoni precisi. Era musica che ti prendeva l'anima e ti sollevava i piedi da
terra, regalandoci capolavori come l'ipnotico “In the Mood” e la
dolcissima “Moonlight Serenade”.
Miller, oltre ad essere un direttore d’orchestra, era un
perfezionista, un artigiano del ritmo che aveva trovato la formula per rendere
lo Swing elegante e universale.
Poi arrivò la Seconda Guerra Mondiale. Miller, un vero
patriota, decise che la sua musica poteva fare di più che riempire le sale da
ballo: poteva confortare i soldati. Si arruolò, diventando Maggiore, e mise la
sua musica al servizio della causa alleata con la Army Air Forces Band.
Eravamo nel dicembre del 1944. La neve cominciava a cadere
sull'Europa e Miller si preparava a raggiungere Parigi, liberata da poco, dove
avrebbe dovuto suonare per migliaia di truppe americane. Era la vigilia del suo
trionfo europeo.
Il 15 dicembre, a bordo di un piccolo aereo Noorduyn
Norseman, decollò da Londra diretto in Francia. Il tempo era pessimo, il cielo
era plumbeo e la Manica gelida. L'aereo non arrivò mai a destinazione.
Il mondo musicale rimase in silenzio. Non ci furono detriti,
non ci fu traccia, solo un vuoto agghiacciante. Il 15 dicembre fu il giorno in
cui Glenn Miller divenne una delle più grandi leggende della guerra.
Fu colpito da fuoco amico? È l'ipotesi più straziante, quella
secondo cui il piccolo aereo sia finito per errore sotto le bombe dei
bombardieri alleati che tornavano alla base. Oppure fu un tragico incidente
meteorologico?
Non lo sapremo mai. E forse è proprio questo mistero a
rendere la sua musica immortale.
Oggi, 16 dicembre 2025, mentre ascoltiamo la sua musica, ci
commuoviamo per l'artista geniale che ha scelto il dovere sopra la fama. E
mentre i suoi brani continuano a risuonare, ci ricordano che a volte, le
melodie più belle sono quelle che si interrompono troppo presto, lasciando
dietro di sé non solo un'eredità, ma anche un eterno, malinconico punto
interrogativo.

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