Oltre l'immaginario comune: un viaggio sorprendente nel passato e presente del mandolino, dalle corti barocche ai palchi del rock
Nell'immaginario collettivo, il mandolino evoca immediatamente immagini pittoresche: gondole veneziane, pizzerie affollate e le melodiose note di "O Sole Mio" che risuonano tra i vicoli di Napoli. Certo, il legame con la cultura popolare italiana è innegabile e profondamente radicato, ma ridurre la storia e il potenziale di questo affascinante strumento a soli questi stereotipi sarebbe un'ingiustizia. Il mandolino, infatti, vanta una storia ricca e complessa, che attraversa secoli e continenti, e che ancora oggi si manifesta in modi sorprendentemente diversi, ben oltre le tarantelle.
Le radici del mandolino affondano in tempi antichissimi, ben
prima che la pizza conquistasse il mondo. Discendente diretto del liuto
medievale e rinascimentale, la sua forma e la sua tecnica si sono evolute
attraverso i secoli, dando vita a diverse varianti regionali. Strumento da
camera per eccellenza, fu ampiamente utilizzato nel Barocco, apprezzato da
compositori del calibro di Antonio Vivaldi, che gli dedicò concerti di
rara bellezza (come il celebre Concerto in Do maggiore RV 425 e due
concerti per due mandolini e orchestra). La sua voce delicata ma vibrante
trovava spazio nei salotti nobiliari, nelle corti reali e nelle accademie
musicali.
Il suo prestigio continuò nell'epoca classica: anche Wolfgang
Amadeus Mozart lo inserì nella sua opera Don Giovanni (nella famosa
serenata di Don Ottavio, "Deh, vieni alla finestra"). E persino il
gigante Ludwig van Beethoven non disdegnò il mandolino, dedicandogli ben
quattro piccole sonatine, a testimonianza della sua versatilità e della sua
capacità di esprimere sentimenti intimi e delicati. Altri compositori illustri
come Giovanni Paisiello, Johann Adolf Hasse, Johann Nepomuk Hummel e Johann
Hoffmann scrissero opere significative per questo strumento, contribuendo a
elevarne lo status nel panorama della musica "colta".
Nei secoli successivi, il mandolino ha continuato a prosperare in tutta Europa. In Italia, certo, ma anche in Germania, Francia e Inghilterra, dove le orchestre di mandolini fiorivano e le scuole di musica ne insegnavano la padronanza. Era uno strumento versatile, capace di esprimere sia la dolcezza della musica da camera che la vivacità delle danze popolari.
Se il mandolino è profondamente legato alla cultura italiana,
la sua risonanza è universale. Attraversando l'Atlantico con gli immigrati
europei, trovò nuova linfa vitale negli Stati Uniti, dove si integrò
perfettamente nelle nascenti tradizioni musicali. Nel profondo Sud, il
mandolino divenne un elemento essenziale del blues e del folk americano. La sua
sonorità tagliente e percussiva si sposava perfettamente con le esigenze di
accompagnamento ritmico e melodia solista, spesso in combinazione con la
chitarra e l'armonica. Artisti come Yank Rachell e Howard Armstrong
hanno dimostrato la versatilità del mandolino nel blues, infondendogli un'anima
cruda e malinconica, ben lontana dalle melodie solari napoletane. Nel contesto
del bluegrass, Bill Monroe, considerato il "padre del
bluegrass", ha elevato il mandolino a strumento solista di primissimo
piano, definendone il suono e il ruolo in questo genere.
E non è tutto. Con l'avvento del rock'n'roll, il mandolino ha trovato un inaspettato palcoscenico. Sebbene non sia uno strumento cardine come la chitarra elettrica, la sua presenza in brani di band iconiche ha dimostrato la sua capacità di aggiungere colore, texture e un tocco distintivo al sound rock. Come dimenticare l'indimenticabile intro di "The Battle of Evermore" dei Led Zeppelin, con la chitarra acustica e il mandolino di Jimmy Page che tessono un'atmosfera magica? Anche i R.E.M. hanno utilizzato il mandolino in brani come "Losing My Religion", conferendogli un timbro malinconico e riconoscibile. Altri artisti di rilievo come Rod Stewart, George Harrison e Bruce Springsteen hanno occasionalmente impreziosito le loro composizioni con le note del mandolino, dimostrandone l'adattabilità e la capacità di arricchire il panorama sonoro del rock.
Oggi, il mandolino continua a vivere e a evolvere. Non è solo
uno strumento da concerto o da museo, ma in molte culture, è un compagno
quotidiano. Dalle festività tradizionali in Irlanda, dove è parte integrante
della musica celtica, alle sessioni di bluegrass negli Stati Uniti, fino alle
nuove sperimentazioni di artisti contemporanei, il mandolino è uno strumento
vivo. Mandolinisti jazz come David Grisman hanno esplorato le sue
potenzialità in un contesto più moderno e improvvisativo, dimostrando la sua
versatilità anche in questo genere complesso.
La sua riscoperta può avvenire in modo del tutto inaspettato.
Per me, ad esempio, l'avvicinamento a questo strumento affascinante è avvenuto
nel 2008, proprio a Savona. In quell'anno, la città ospitò una "Settimana
del Mandolino", un'iniziativa del Maestro Carlo Aonzo che culminò
con un concerto finale davvero memorabile. Ascoltare la ricchezza timbrica, la
precisione e la passione di quegli esecutori dal vivo mi ha aperto gli occhi su
un mondo che andava ben oltre le mie preconcezioni. Ha dimostrato che il
mandolino è uno strumento di grande profondità, capace di toccare corde emotive
diverse e di adattarsi a contesti musicali impensabili.
In alcune comunità, lo si trova ancora nelle case, suonato
per il puro piacere di fare musica, per accompagnare canti o semplicemente per
divertimento. La sua dimensione compatta lo rende facilmente trasportabile e
accessibile, e la sua sonorità brillante e melodica lo rende gratificante da
suonare anche per i non professionisti.
Dimentichiamo per un attimo gli stereotipi e apriamoci alla ricchezza del mandolino. È uno strumento che ha attraversato epoche e generazioni, adattandosi, reinventandosi e dimostrando una resilienza straordinaria. Dal Barocco al blues, dalla musica classica al rock, la sua voce ha continuato a vibrare, raccontando storie di popoli, passioni e cambiamenti. La prossima volta che sentirete il suono di un mandolino, andate oltre l'immagine scontata: ascoltate la sua storia antica, la sua anima blues, il suo cuore rock e la sua vibrazione universale che ancora oggi ci affascina.
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