West Virginia

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Buckhannon, West Virginia dicembre 1996

domenica 18 maggio 2025

L'abbraccio silenzioso: quando lo strumento diventa estensione dell'anima

 



Oltre il suono: la magia sensoriale del primo strumento

Dalla carezza del legno all'odore resinoso, un'esplorazione del piacere fisico che precede la melodia e crea un legame indissolubile


C'è qualcosa di profondamente intimo nel primo incontro con uno strumento musicale. Non è solo un oggetto inanimato; possiede una promessa, un potenziale sonoro che vibra ancora prima che le dita lo sfiorino. Prendiamo una chitarra, ad esempio. La curva sinuosa del suo corpo cattura lo sguardo, la liscia setosità del legno accarezza il palmo della mano, il freddo rassicurante delle meccaniche pronte a essere accordate suscita una quieta ammirazione. È un dialogo silenzioso che inizia nel momento in cui la bellezza dello strumento colpisce la vista, generando un senso di stupore.

La luce che danza sulle venature del legno massello racconta storie di foreste lontane, di mani sapienti che lo hanno plasmato. L'odore, a volte leggermente resinoso, altre volte caldo e avvolgente, inebria l'olfatto e parla di vita, di crescita, di un artigianato antico che si perpetua. Prima ancora di pizzicare una corda, il corpo risponde a queste sensazioni con un fremito sottile, un'anticipazione quasi fisica del suono che sta per nascere. Il mogano, l’acero, il palissandro…

Poi arriva il tocco. Le dita che si muovono lungo il manico, sentendo la leggera resistenza delle corde, la morbidezza del tasto sotto i polpastrelli. Ogni curva, ogni spigolo smussato, ogni dettaglio costruttivo trasmette una sensazione unica. È un'esplorazione tattile che risveglia un senso di connessione primordiale. Si percepisce la vibrazione potenziale, l'eco silenzioso di melodie ancora non suonate.

Non è semplice ammirazione estetica; è un coinvolgimento sensoriale completo. La bellezza dello strumento non si limita alla vista, ma pervade anche l'olfatto e il tatto, creando un'esperienza sinestetica di stupore. È come toccare la tela di un pittore prima che il pennello la colori, sentire la consistenza della creta nelle mani dello scultore prima che prenda forma. Lo strumento musicale, nella sua fisicità, è la promessa di un'esperienza emotiva, un portale verso un universo sonoro che aspetta solo di essere schiuso. Basti pensare a come alcune rock star, innamorate del proprio strumento fin dal primo giorno, un tempo arrivavano a comprare un biglietto aereo anche per la loro chitarra, quasi fosse un membro della band a tutti gli effetti. E non è raro che questi artisti continuino a utilizzare o a conservare gelosamente il primo strumento acquistato, testimone silenzioso di un legame indissolubile.

Questo piacere quasi fisico non svanisce con l'uso. Anzi, si intensifica. Ogni graffio, ogni piccola imperfezione diventa un segno del tempo condiviso, una cicatrice che racconta una storia musicale personale. La familiarità con il peso dello strumento tra le braccia, la posizione naturale delle mani, tutto contribuisce a creare un legame che va oltre la semplice funzionalità. Lo strumento diventa un'estensione del corpo, un tramite attraverso il quale l'anima può esprimersi.

E quando finalmente le dita pizzicano le corde, quando l'aria vibra e il suono si propaga, quel piacere fisico si trasforma in un'emozione ancora più profonda. La vibrazione che si propaga attraverso il legno e si sente risuonare contro il corpo è la materializzazione di un'idea, di un sentimento. In quel preciso istante, lo strumento non è più solo un oggetto; è un compagno, un confidente, un veicolo di pura gioia sensoriale ed emotiva.

Questo è solo un piccolo assaggio. Potremmo esplorare come diversi materiali (legno, metallo, plastica) offrano sensazioni tattili differenti, come il design di uno strumento influenzi il nostro rapporto fisico con esso, e come questo piacere sensoriale si traduca in una connessione più profonda con la musica stessa.







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