Dalle dita che tamburellavano sui banchi di scuola a un inatteso "clic-clic" tra i denti: quando il ritmo ci abita così profondamente da farsi sentire in modi sorprendenti
Da giovane, ricordo di aver tamburellato incessantemente su ogni superficie piana che mi capitasse a tiro. Tavoli, banchi, persino le mie ginocchia diventavano strumenti di percussione improvvisati. Qualche adulto, con un sopracciglio alzato e un velo di preoccupazione negli occhi, arrivò persino a insinuare che forse... non fossi del tutto "normale".
C'è chi canticchia sotto la doccia, chi tamburella con le dita sulla scrivania, chi muove impercettibilmente il piede a tempo di musica. Ma esiste un livello più profondo, una simbiosi talmente intima con il ritmo da trascendere la consapevolezza, insinuandosi fin nelle pieghe più inaspettate del nostro corpo. Parlo di quell'avere il ritmo "dentro", così radicato da manifestarsi persino in un ticchettio involontario dei denti, un'eco silenziosa di sinfonie interiori.
Chi non l'ha mai provato? Magari durante un concerto particolarmente coinvolgente, con le vibrazioni che ti scuotono il petto e la melodia che ti si insinua sotto la pelle. O forse mentre si ascolta un brano ossessivamente, tanto da farlo diventare la colonna sonora silente delle proprie giornate. In quei momenti, il ritmo non è solo qualcosa che si ascolta, ma qualcosa che si sente, che pulsa nel sangue, che detta un tempo segreto ai nostri movimenti.
E poi c'è quel fenomeno curioso, quasi bizzarro, di ritrovarsi a serrare o a far vibrare leggermente i denti, senza una ragione apparente. Un piccolo, inconscio "clic-clic" che a volte ci coglie di sorpresa. Potrebbe apparire come un banale nervosismo, una strana abitudine. Ma se ci si presta attenzione, spesso si scopre una sottile, innegabile connessione con un ritmo interiore, magari l'eco lontana di una canzone ascoltata poco prima, o la manifestazione fisica di un battito cardiaco accelerato dall'emozione.
Questo "ritmo dentale" non è un disturbo medico (a meno che non diventi cronico e doloroso, nel qual caso è bene consultare un dentista). È piuttosto una spia, una piccola finestra sul nostro mondo interiore, sulla nostra profonda connessione con la musica e con il ritmo che permea ogni aspetto della nostra esistenza.
È come se il nostro corpo, saturo di melodia, cercasse una via di fuga, un modo inaspettato per esprimere quella pulsazione interna. I denti, ossa dure e apparentemente inerti, diventano in questo scenario delle piccole percussioni involontarie, testimoni silenziosi di un'orchestra invisibile che suona dentro di noi.
Avere il ritmo dentro in questo modo è un'esperienza affascinante. Dimostra quanto la musica possa radicarsi profondamente nel nostro essere, influenzando non solo le nostre emozioni e i nostri pensieri, ma persino i movimenti più inconsci del nostro corpo. È un promemoria costante del potere evocativo e totalizzante del suono, una sinfonia silenziosa che vibra fin dentro le nostre ossa, e a volte, inaspettatamente, si fa sentire anche attraverso un impercettibile ticchettio dei denti.
Di fronte a questo impercettibile "drumming" involontario, non lo si ignori come un semplice tic. Lo si esplori con interesse. Potrebbe indicare che nel profondo, la musica continua a vibrare.
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