West Virginia

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Buckhannon, West Virginia dicembre 1996

venerdì 9 maggio 2025

Quando la scienza incontra Procuste: un racconto di forzature e rivelazioni

  


Un viaggio metaforico nel cuore della ricerca, dove l'antica leggenda di Procuste svela l'insidiosa tentazione di forzare la complessità del reale in schemi teorici troppo rigidi


Nei miei vagabondaggi mentali, attraverso lande di dati brulicanti e foreste di teorie intricate, mi imbatto sovente in un'eco sinistra, un monito sussurrato dalle ombre della metodologia: il letto di Procuste. Non è un giaciglio di comoda accoglienza, bensì uno strumento di tortura concettuale, un arnese che minaccia di mutilare la vivida carne della scoperta per farla aderire a schemi predefiniti.

Immaginiamo un'antica locanda posta su una via polverosa, frequentata da viandanti carichi di storie e peculiarità. Il suo oste, il famigerato Procuste, offriva riposo, ma con una condizione perversa. Ogni letto nella sua locanda possedeva una misura fissa e inviolabile. Se il malcapitato ospite osava eccedere in lunghezza, Procuste, con cinica efficienza, ne troncava gli arti sporgenti. Se, al contrario, la sua statura era inferiore alla lunghezza del letto, lo stirava con brutale forza, dislocandone le giunture, fino a farlo combaciare con l'iniqua misura.

Questo oscuro racconto risuona con inquietante familiarità nel nostro peregrinare scientifico. Quante volte, nella nostra ansia di dare un ordine al caos, di incasellare la fluida realtà in categorie rassicuranti, non rischiamo di emulare Procuste? La nostra innata tendenza a cercare regolarità, il desiderio di una narrazione coerente, possono tramutarsi in una cieca forzatura. I dati recalcitranti, le osservazioni che stonano con la melodia teorica che abbiamo in mente, diventano gli arti superflui o la statura insufficiente da "correggere" per adattarli al nostro letto di convinzioni.

Un piccolo dramma tra le variabili

Poniamo il caso di un'indagine sulle abitudini di lettura in una comunità isolata. Con meticolosa cura, raccogliamo dati sulle ore dedicate alla lettura, i generi preferiti, la frequenza di acquisto di libri. La maggioranza dei nostri intervistati sembra confermare una tendenza verso i romanzi storici e un moderato numero di ore di lettura settimanali, in linea con le nostre vaghe aspettative iniziali. Ma ecco che emergono figure solitarie: un anziano che divora saggi filosofici per ore, un adolescente immerso in cicli di fantasy epica, una madre che legge unicamente manuali di giardinaggio.

L'ombra di Procuste potrebbe insinuare un sussurro tentatore: "Sono questi casi isolati che disturbano la purezza del campione? Forse un errore nella raccolta dati? Forse possiamo 'aggiustarli' leggermente per farli rientrare nel quadro generale?"

Ma l'anima curiosa, quella che pulsa nel petto del vero ricercatore, sobbalza di fronte a questa prospettiva mutilante. Questi "casi anomali" non sono scarti da gettare, bensì finestre dischiuse su realtà inattese. L'anziano filosofo ci fa riflettere sulle motivazioni profonde della lettura, l'adolescente svela mondi di immaginazione che la nostra media non contempla, la madre ci ricorda la miriade di bisogni informativi che la letteratura "alta" spesso ignora.

Il letto di Procuste è un inganno seducente, la promessa di una sintesi facile a prezzo della verità sfaccettata. La vera avventura intellettuale risiede nell'abbandonare la pretesa di un letto unico per ogni ospite della realtà. Sta nell'accogliere la diversità, nell'interrogare le eccezioni, nel costruire, se necessario, nuove locande, più ampie e accoglienti, capaci di ospitare la sorprendente varietà dell'esperienza umana. Solo così potremo sfuggire al giogo di Procuste e abbracciare la ricchezza inesauribile della conoscenza.






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