West Virginia

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Buckhannon, West Virginia dicembre 1996

mercoledì 14 maggio 2025

Oltre il righello: tentativi di misurare l'ineffabile

 


Sentimenti inafferrabili, numeri ingannevoli: un'esplorazione delle trappole nel tentativo di misurare ciò che per sua natura è profondamente umano e sfuggente

 

Per secoli, noi umani siamo stati presi dalla voglia di misurare tutto ciò che ci circonda. Abbiamo inventato strumenti incredibili per dare un numero sia a una minuscola particella di sabbia che a distanze enormi tra galassie lontane. Ma la cosa si fa davvero interessante quando questa nostra passione per la misurazione si scontra con qualcosa di più sfuggente, con quei concetti che sentiamo dentro ma che non si possono toccare o definire in modo univoco. Parlo di sentimenti come la felicità, l'amore, la tristezza, la speranza: un mondo interiore ricchissimo che sembra quasi prenderci in giro quando proviamo a metterlo in cifre.

Personalmente, mi ricordo un periodo, forse quando ho iniziato a guardare le cose con un occhio più adulto, in cui alcune domande hanno iniziato a ronzarmi in testa. Ma cos'è davvero questa felicità di cui tutti parlano? E quella specie di "fiducia in sé stessi", la famosa autostima, cosa significa concretamente? E l'amore, poi, quella forza così potente ma che sembra scivolarci tra le dita, come si fa a capire come si manifesta e, soprattutto, si può misurare in qualche modo? In quei momenti mi sono reso conto di quanto siamo abituati a dare un numero a tutto: il peso di una cosa, l'altezza di un palazzo, la temperatura di una stanza. Ma quando provi a fare lo stesso con queste emozioni profonde, ti scontri con un muro invisibile. Non c'è un "metro" per misurare quanto sei felice, una "bilancia" per pesare la tua autostima o un "termometro" per dire quanto ami qualcuno. E qui si insinua un'altra difficoltà: quanto è facile sbagliarsi! Spesso usiamo parole come "felice" con una leggerezza disarmante, magari scambiandola per una semplice serenità, per un momento di quiete senza veri picchi di gioia.

E la scienza, con la sua idea di voler trovare sempre delle prove concrete e verificabili, non è rimasta a guardare. Questa voglia di capire fino in fondo come siamo fatti noi umani ha spinto i ricercatori a cercare modi nuovi per "misurare" qualcosa che sembra fatto apposta per scappare. Ma come fai a dare un numero a un sorriso sincero? Come fai a dire quanto è forte un legame affettivo usando dei numeri?

Un primo tentativo è stato quello di chiedere direttamente alle persone cosa provano. Questionari e test psicologici abbastanza semplici sono diventati comuni, chiedendo di dare un voto su una scala a quanto si sentono felici, soddisfatti della vita o quanto è intenso il loro amore. Certo, questo ci dice subito cosa pensa la persona, ma è anche vero che le risposte dipendono molto da quanto uno è sincero, da come capisce le domande e anche da come si sente in quel momento. E interpretare queste risposte non è affatto semplice. Due persone che danno lo stesso voto alla "felicità" potrebbero intendere cose completamente diverse.

Poi, si è trovato un altro modo di affrontare la cosa, cercando di vedere se i sentimenti lasciano delle tracce nel nostro corpo. Si è iniziato a guardare l'attività del cervello con l'elettroencefalogramma o la risonanza magnetica, i livelli degli ormoni nel sangue, il battito del cuore e quanto la pelle conduce l'elettricità. L'idea era che questi segnali biologici potessero darci delle indicazioni "oggettive" su cosa proviamo. Però, anche qui, non è così semplice. Un battito del cuore accelerato, per esempio, può significare sia che siamo super felici che siamo molto ansiosi. E quindi, anche se troviamo queste tracce nel corpo, capire cosa significano davvero è tutt'altro che immediato.

Negli ultimi anni, con l'arrivo di internet e dei cellulari, si sono aperte nuove strade. Si prova ad analizzare come scriviamo sui social media, a riconoscere le espressioni del viso con l'intelligenza artificiale, a monitorare quanto ci muoviamo e come dormiamo con gli orologi smart. L'idea è di trovare dei dati sul nostro comportamento che, magari indirettamente, ci dicano qualcosa sul nostro benessere emotivo e sulle nostre relazioni. Però, anche questi metodi fanno nascere delle domande importanti sulla nostra privacy e sul rischio di capire male le cose.

Nonostante tutti questi sforzi, "misurare" cose astratte come la felicità e l'amore rimane una bella sfida, e se ne discute ancora molto. Forse, la vera natura di questi sentimenti sta proprio nel fatto che sono unici per ognuno di noi e che non si lasciano imprigionare facilmente in numeri e grafici. Cercare di dare un numero a qualcosa che non si può toccare non vuol dire sminuirlo, ma forse ci spinge a guardare le cose da un altro punto di vista e a capire quanto è ricca e piena di sfumature l'esperienza umana, che spesso va oltre quello che si può misurare con precisione.

Alla fine, questa ricerca di un modo per misurare l'astratto ci ricorda che non possiamo ridurre tutto a dei numeri. Ci fa capire che, accanto alla precisione, c'è un valore enorme nel cercare di capire le cose con il cuore, nell'essere empatici e nel riconoscere quanto è complesso e meraviglioso ciò che è profondamente umano e che, forse, non potrà mai essere misurato del tutto.





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