C'è chi dice che il destino abbia un senso dell'umorismo crudele, e la storia di Niccolò ne è la prova lampante. A 27 anni, studi finiti e un lavoro nel marketing di una banca d'investimenti, la sua vita sembrava procedere su binari ben definiti, anche se a quell'età, di questi tempi, nulla si può considerare definitivo... fortunatamente!
Ma sotto la superficie di numeri e strategie finanziarie, batte un cuore che da sempre pulsa al ritmo del calcio. Un amore viscerale, nato quasi per colpa mia, quando a soli sei anni lo portai per la prima volta a San Siro. In quello stadio leggendario, tempio delle sue domeniche rossonere, si accese una scintilla, un sogno bambino: un giorno, avrebbe giocato su quel prato. E io, ingenuamente, ci speravo con lui.
La realtà, come spesso accade, ha preso una piega diversa. Il sogno di calcare il campo di San Siro come calciatore professionista si è infranto tempo fa, lasciando il posto a una passione coltivata in altri modi. Il calcio è rimasto il suo faro, la sua bussola. Oltre al lavoro ha trovato sino ad oggi il tempo per scrivere articoli sportivi, per approfondire, per respirare il gioco che tanto ama. E un anno fa, con grande determinazione, ha deciso che la laurea non bastava, provando così ad investire sul suo vero desiderio e iniziando un Master sportivo, con l'obiettivo di trasformare la sua passione in una professione.
Il culmine formativo di questo percorso è arrivato il 29 maggio
scorso, ieri, quando a Roma ha presentato la sua tesi, non una qualunque, ma un lavoro di ricerca dedicato proprio al Milan e all'evoluzione
del suo modello comunicativo, da Berlusconi ai giorni nostri. Un tributo al
club che ama, un'analisi profonda di un mondo di cui vorrebbe fare parte.
E qui entra in gioco la beffa, l'ironia del destino che si
diverte a mescolare le carte. Due giorni prima della discussione della tesi, il
suo capo a Milano, quasi per caso, gli chiede: "Sai giocare a
calcio?". La risposta è ovvia. E così arriva l'invito, inaspettato e
surreale: una partita tra “dilettanti previlegiati”, forse per beneficenza, un
momento di svago in un contesto aziendale. Fin qui, nulla di straordinario. Se
non fosse che la partita, la partita che probabilmente non si presenterà mai
più nella vita, si giocherà proprio lì. A San Siro. Il luogo del sogno
infranto, il campo mai calpestato professionalmente, il tempio che ha
alimentato le sue fantasie di bambino.
Tanto per essere chiari... la partita a San Siro, quella a cui è stato invitato a partecipare, è stata giocata nel momento in cui lui presentava la tesi!
Quando il destino si prende gioco di noi, a volte lo fa con
una sottile, quasi crudele, genialità. Proprio nel momento in cui Niccolò stava
per formalizzare il suo desiderio di entrare nel mondo del calcio attraverso la
conoscenza e la teoria, gli è stata offerta l'opportunità di vivere, seppur in
un contesto differente, quel sogno di bambino. Non come calciatore, ma pur
sempre su quel prato. Una chiusura del cerchio, forse, o semplicemente un
promemoria che ci ricorda che la vita è piena di ironie. E che, a volte, i
sogni trovano modi inaspettati per tornare a bussare alla nostra porta.
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