L'occhio ironico sul mondo: Woody
Allen, il narratore delle nevrosi newyorkesi
Woody Allen, all'anagrafe Allan Stewart Konigsberg, nato il 1°
dicembre 1935, è, per molti versi, l'incarnazione cinematografica della
nevrosi intellettuale. La sua carriera è una cronaca ininterrotta, lunga oltre
sei decenni, che ha saputo fondere l'umorismo yiddish della sua educazione con
le grandi domande esistenziali della filosofia europea, il tutto incorniciato
da una profonda e irrequieta dichiarazione d'amore per la città di New York.
Gli esordi di Allen furono nel mondo della stand-up comedy e
della scrittura di battute. Il suo personaggio era già ben definito:
l'intellettuale timido, ipocondriaco, pessimista sulla vita ma disperatamente
in cerca di amore e senso. Quando passò alla regia, i suoi primi lavori, come Prendi
i soldi e scappa, erano pura farsa surreale, un caos esilarante che
giocava con le convenzioni narrative.
La vera maturità, però, arrivò con l'abbandono progressivo
della comicità pura in favore di un tono più complesso. Il punto di non ritorno
fu Io e Annie (1977). Con questo film, Allen non solo vinse
l'Oscar, ma inventò un genere: la commedia romantica intellettuale. Attraverso
l'uso pionieristico del rompere la quarta parete, dei sottotitoli che
rivelavano i pensieri dei personaggi e delle animazioni, diede forma visiva
all'ansia e alla nevrosi, trasformando la sua insicurezza personale in arte
universale.
Il Canone di New York: Tra Jazz e Psicoanalisi
Se Io e Annie ha dato la forma, Manhattan
(1979) ha dato l'anima al cinema di Allen. Girato in uno splendido bianco e
nero, è una sinfonia visiva che ritrae New York come un luogo di infinita
bellezza e solitudine esistenziale. I suoi film da quel momento in poi sono
stati una continua variazione su temi fissi: l'ossessione per il sesso e la
morte, la futilità dei successi mondani, l'eterna ricerca di un'illuminazione
filosofica che, puntualmente, fallisce.
I suoi dialoghi sono il cuore pulsante delle opere: veloci,
brillanti e carichi di riferimenti a Freud, Nietzsche o Dostoevskij. Il tutto è
sempre accompagnato da una colonna sonora onnipresente e fondamentale: il Jazz,
che scandisce il ritmo frenetico della vita cittadina e, allo stesso tempo,
fornisce un contrappunto nostalgico alla confusione emotiva dei personaggi.
Negli anni 2000, pur mantenendo un ritmo produttivo
implacabile, Allen ha parzialmente abbandonato la sua comfort zone newyorkese
per esplorare l'Europa. Da questa fase sono nati capolavori come il cupo e
shakespeariano Match Point, il solare e sensuale Vicky
Cristina Barcelona e lo straordinario viaggio nel tempo e nella
nostalgia di Midnight in Paris.
Nonostante le controversie personali che hanno spesso diviso
pubblico e critica, il contributo artistico di Woody Allen al cinema del XX e
XXI secolo resta innegabile. La sua capacità di farci ridere delle nostre paure
più profonde, di trasformare l'angoscia in arguzia e di elevare la nevrosi a
forma d'arte, lo consacra come uno dei narratori più acuti e corrosivi della
condizione umana contemporanea.

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