Il 6 novembre 1924 nasceva a Milano Bruno Canfora, una figura centrale e straordinariamente prolifica nel panorama musicale e televisivo italiano del dopoguerra. Compositore, direttore d'orchestra e arrangiatore di genio, Canfora è l'uomo dietro alcune delle melodie più iconiche che hanno accompagnato intere generazioni, dalle sigle televisive ai grandi successi discografici.
Dopo gli studi al Conservatorio di Milano, dove si dedicò al
pianoforte e all'oboe, Canfora sviluppò una precoce e profonda passione per il Jazz
americano, genere che, seppur osteggiato durante il regime, influenzò
profondamente il suo stile innovativo. Dopo la Liberazione, si affermò
rapidamente nell'ambiente radiofonico e musicale, vincendo nel 1948 il
prestigioso concorso radiofonico "Bacchetta d'oro".
Tuttavia, è con l'avvento della Televisione che il talento di Canfora esplose in tutta la sua versatilità. Dagli anni '50 in poi, divenne una colonna portante delle orchestre Rai, dirigendo in trasmissioni storiche come il Festival di Sanremo e componendo le musiche per commedie musicali del celebre duo Garinei e Giovannini.
Il suo nome è indissolubilmente legato alla nascita del
fenomeno della canzone nazional-popolare degli anni '60, grazie alle
collaborazioni con artisti che hanno fatto la storia:
- Mina: Per la "Tigre di
Cremona" firmò capolavori come "Due note", "Vorrei che fosse amore" e la celebre "Brava".
- Rita
Pavone: A lei
sono legati brani che sono diventati veri e propri inni generazionali,
come "Il ballo del mattone", "Fortissimo"
e "Il Geghegé".
- Gemelle Kessler: Per le regine del varietà, Canfora compose "Da-da-un-pa" e "La notte è piccola".
La sua musica era un sapiente mix di eleganza, swing e modernità, capace di passare con disinvoltura dal jazz sinfonico alle melodie orecchiabili, creando evergreen che ancora oggi risuonano, come "Zum Zum Zum" e "Stasera mi butto" (cantata da Rocky Roberts).
Bruno Canfora, scomparso nel 2017 all'età di 92 anni, non è stato solo un direttore d'orchestra, ma un vero architetto sonoro che ha plasmato l'identità musicale di un'epoca d'oro dello spettacolo italiano, lasciando un'eredità di successi che testimoniano la sua straordinaria poliedricità artistica.

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