28 Novembre 1943. Fuori, l'America era immersa nel ruggito della guerra, ma
in un angolo di Los Angeles, tra le note soffuse di un pianoforte appena
accennate, nasceva un uomo destinato a diventare la voce più acuta, satirica e,
inaspettatamente, commovente della nazione: Randall
Stuart Newman.
Il suo destino era scritto tra i pentagrammi. Cresciuto in
una famiglia di compositori di colonne sonore per Hollywood – uno zio che aveva
musicato Via col Vento – Randy non ereditò solo il talento, ma anche uno
sguardo cinico e affilato sul "sogno americano" e sulle sue crepe.
Mentre i suoi coetanei sognavano il rock'n'roll ribelle o
l'ottimismo folk, il giovane Newman si sedette al piano e iniziò a comporre
ballate che erano in realtà piccoli, perfidi racconti in prima persona. Canzoni
dove il narratore era quasi sempre un bugiardo, un bigotto, un illuso o, peggio
ancora, un ignorante felice.
Il suo pianoforte non suonava accordi facili; suonava la
verità scomoda.
“È un po' come essere un attore di character. Il mio lavoro è incarnare persone che potrei non volere invitare a cena,” avrebbe detto anni dopo con il suo tipico tono ironico e burbero.
La sua fama esplose – e contemporaneamente gli si ritorse
contro – nel 1977 con il singolo “Short People”. Cantata con quella sua
voce leggermente nasale e sardonica, la canzone prendeva di mira l'idiozia del
pregiudizio, ma fu immediatamente fraintesa.
“Le persone basse non hanno motivo di vivere,” cantava Newman, immedesimandosi in
un bigotto meridionale.
L'America si divise. Venne boicottato, minacciato e accusato di incitare all'odio contro le persone di bassa statura. Un'accusa assurda per chi aveva scritto un inno alla satira. Ma per Randy, il rumore non era che la prova che aveva colpito nel segno, costringendo gli ascoltatori a confrontarsi con i propri riflessi oscuri.
Poi arrivò la seconda vita, quella che lo rese amato da
milioni di persone che forse non conoscevano il sapore pungente di Sail Away o Baltimore. A partire dalla fine degli anni
'80, Hollywood lo chiamò. Era il compositore perfetto per dare un'anima a
storie che parlavano di amicizia, crescita e nostalgia.
Quando la Pixar lo scelse per musicare un film su giocattoli
viventi, il mondo si accorse che dietro il cinico c'era un cuore enorme.
"You've Got a Friend in Me" (Hai un amico in me) per Toy
Story non era solo una canzoncina per bambini; era un'elegia semplice e
perfetta sulla lealtà e la paura di essere sostituiti. Il pianoforte, prima
usato per sferzare, ora cullava. Newman divenne il nonno musicale di intere
generazioni, vincendo Oscar su Oscar per le sue indimenticabili colonne sonore,
da A Bug's Life a Monsters & Co.
Oggi, 28 novembre 2025, mentre si ricorda il suo compleanno,
possiamo vedere la sua carriera come un ponte audace e improbabile: il ponte
tra la satira più feroce e la tenerezza più pura.
Randy Newman ci ha insegnato che il cinismo e la compassione non sono opposti, ma due facce della stessa, complessa, medaglia umana. E ogni volta che sentiamo il suo pianoforte, sia che ci stia prendendo in giro o che ci stia rassicurando, sappiamo di essere di fronte a un vero, malizioso, genio americano.
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